Dalla Corte dei conti ancora amarezze per la Giunta comunale di Messina. Sono i capigruppo di Pd e Felice per Messina, Paolo David e Giuseppe Santalco, a rendere noti i contenuti della delibera 186 del 9 ottobre 2014 della Sezione di Controllo della Corte dei Conti Siciliana che, loro parole testuali, “irrompe e squarcia il silenzio sull’iter di approvazione del Piano di Riequilibrio ai sensi dell’articolo 243 bis del Tuel”.
Mentre dalla commissione ministeriale non giungono notizie, la Corte richiama l’Amministrazione comunale dichiarando che “i tempi di avvio del risanamento dell’Ente sono stati ripetutamente procrastinati, avvalendosi di disposizioni normative non sempre conducenti rispetto alle esigenze di tempestività insite in siffatta procedura”. E’ opinione della Corte che “le decisioni dell’Ente di avvalersi del Pdr hanno dilatato oltremisura i tempi di presentazione del piano e, conseguentemente, differito quelli della necessaria istruttoria, frustando il fondamentale interesse pubblico a che si acceda tempestivamente alle procedure di risanamento”.
La Corte “a fronte di una palese ed incontrovertibile condizione di crisi strutturale dell’Ente, con pericolo di pregiudizi irreparabili ed irreversibili,… non può non sollecitare la più pronta definizione dell’istruttoria relativa al piano di riequilibrio e l’immediata adozione da parte dell’Ente di misure correttive minime di salvaguardia del bilancio e di garanzia dei servizi essenziali per la collettività … onde evitare ulteriore deriva della situazione di precarietà e di crisi in atto, invitando l’Ente ad astenersi da ogni comportamento difforme dalla sana gestione finanziaria e ad osservare una rigorosa ed imprescindibile politica di controllo degli equilibri fondamentali di bilancio, che tengano conto necessariamente degli organismi partecipati, e di contenimento delle spese”.
Infine, la Corte nel deliberato prende atto che l’Amministrazione comunale in riferimento alle misure correttive richieste con la delibera 58/2014 “ha fatto ricorso al Piano di Riequilibrio, e che le misure correttive più volte sollecitate dalla Sezione sono rimesse al buon esito delle azioni di risanamento inserite nel piano medesimo, rinviando ad una fase successiva le valutazioni in ordine alla congruità del Piano di Riequilibrio ai fini del risanamento.”
“Resta, pure, ben inteso – rimarca a caratteri cubitali la magistratura contabile – che, in difetto di possibilità di successo della procedura di riequilibrio ovvero qualora già vi siano le condizioni deteriori dell’insolvenza intesa quale incapacità di fronteggiare validamente, con i mezzi di cui all’art. 193 e 194 Tuel, le obbligazioni assunte o, alternativamente, dell’impossibilità di assolvere ai servizi indispensabili, si determina la necessità di tempestiva attivazione della procedura di cui all’art.244 Tuel attraverso la deliberazione consiliare dichiarativa del dissesto, la quale, lungi dal costituire ex se occasione o concausa di differimento per l’Ente, dischiude per converso uno scenario normativo ed operativo funzionale ad assecondare un itinerario gestionale virtuoso, di ripristino degli equilibri di bilancio e di cassa, e per essi, della piena funzionalità dell’Amministrazione a beneficio della collettività”.
Stando all’interpretazione che David e Santalco danno al documento, “sembra che la Corte propenda più per la dichiarazione del dissesto”. “Ma che credibilità può avere un’Amministrazione – domandano i due – che a novembre non consente al Consiglio comunale di approvare né il bilancio consuntivo 2013 né il preventivo 2014? Che immagine di vera volontà di risanamento può dare una Amministrazione che sulle società partecipate non riesce a riallineare i conti, eliminare consulenze e cocopro e presentare al Consiglio i piani industriali delle stesse così come dichiarato nel Pdr?”.
“Come possono avere credibilità gli impegni di risanamento finanziari del sindaco e del vice sindaco – incalzano – allorché ancora una volta la Corte al punto 13 della delibera li richiama ad astenersi da ogni comportamento difforme dalla sana gestione finanziaria e ad osservare una rigorosa ed imprescindibile politica di controllo degli equilibri fondamentali di bilancio e degli organismi partecipati?”.
I richiami della Corte dei conti e lo stato di precarietà dei servizi cittadini, secondo i due esponenti dell’opposizione, “dimostrano il fallimento dell’Amministrazione Accorinti e della gestione dell’Ente targata Signorino-Le Donne-Cama”.
“Non abbiamo votato il piano di riequilibrio – ricordano, infine – ritenendolo non idoneo ad affrontare lo stato di crisi del Comune ed il risanamento finanziario, siamo oltremodo preoccupati del contenuto della delibera in oggetto che richiama alle responsabilità sia il Consiglio che la Giunta comunale, esprimiamo vivo rammarico per come si sta evolvendo la procedura amministrativa relativa al conto consuntivo 2013 i cui tempi sono ormai regolati e controllati dal commissario Garofalo, così come manifestiamo grande preoccupazione per la mancata adozione del bilancio preventivo 2014 da parte della Giunta, fatto questo di estrema gravità per il rischio di non poter impegnare in tempo le risorse provenienti dalla Tasi e non poter avviare le gare per i servizi sociali e le mense scolastiche”.