#iostoconclelia. Nell’era della comunicazione digitale, in cui il dio hashtag ha il predominio sulla grammatica, ci scusiamo con il professor Francesco Sabatini, a Messina in queste ore per divulgare il sacro verbo della lingua italiana: iniziare così, questo articolo, senza il minimo rispetto delle regole lessicali, è apparso inevitabile. Poiché #iostoconclelia è il tormentone che nelle ultime ore campeggia in rete. Almeno tra i messinesi impegnati in certi ambiti. Quello del movimentismo, della solidarietà, di certa politica. Perfino del giornalismo, attento a cogliere la sfida in campo aperto tra l’esperta gratuita del Comune, Clelia Marano, in prima linea da sempre nell’accoglienza dei migranti, soprattutto minori, e Nino Mantineo, assessore ai Servizi sociali.
A innescare la miccia è stata proprio Marano, minacciando le dimissioni sugli organi di stampa locali e imputando a Mantineo, su Messina Ora, di non aver mai fatto nulla per l’accoglienza.
Quasi immediata la replica, attraverso l’ufficio stampa del Comune, dell’assessore che rivendica la bontà del proprio operato e chiosa con una frase al fulmicotone: “Non ci si può permettere di strumentalizzare i minori e i migranti per ragioni politiche o per ambizioni personali”. Quanto basta per scatenare l’inferno su Facebook. Significative, tra le altre, le prese di posizione di Luigi Sturniolo e Nicola Bonanno.
“Quello che stupisce della risposta dell’assessore Mantineo – rileva il consigliere comunale, fuoriuscito da Cambiamo Messina dal Basso e approdato al gruppo misto – è che non cita mai Clelia Marano. Una risposta in perfetto politichese, con tutte le parole messe al posto giusto per mettersi dalla propria parte tutte le strutture burocratiche del Comune di Messina necessarie”. “Sto con Clelia”, aggiunge, dopo aver ammesso di essersi schierato dalla parte dell’assessore, in passato, a proposito della querelle con il prefetto. Quel che Marano ha fatto finora per i migranti, soprattutto minori – prosegue – “lo sanno anche le pietre. Le stesse pietre sanno che lo ha fatto gratis”.
Bonanno, esponente di spicco di Cmdb, ricorda a “compagni ed ex compagni di movimento” di essere stato facile profeta già un anno fa, come nel recente passato. “E ve ne siete fottuti tutti perché tutto diventa fazione, gruppo, appartenenza, schieramento”. “Gli assessori inadeguati e politicamente appartenenti a dinamiche che non hanno nulla a che fare con Cmdb – incalza – vanno allontanati perché saranno coloro che mineranno un percorso virtuoso e rivoluzionario di una amministrazione illuminata e ad esclusivo servizio della città. I fatti erano chiari da tempo ma molti di voi, pur vantando purezza e coerenza, non hanno voluto battersi. Adesso vi lamentate miseramente”.
Il conflitto Marano – Mantineo è quindi il paradigma di una frattura interna, i cui sintomi erano emersi vistosamente proprio con la fuoriuscita, in Consiglio comunale, di Sturniolo e Nina Lo Presti. Un conflitto nel quale il leader che tutti hanno investito della causa di bonificare la cosa pubblica, Renato Accorinti, si guarda bene dal mettere bocca. Un po’ come Tonino Perna, assessore alla Cultura che, di fronte agli obbrobri della gestione del Teatro Vittorio Emanuele, assiste da spettatore, lamentando, dispiaciuto, di avere trovato la tavola cunsata.
Sembra di assistere al ripetersi della sindrome dell’altro, tipica dei messinesi: demandare, demandare sempre, a qualcun altro, la soluzione di problemi che sono di propria competenza. Così, piuttosto di un sindaco attento a dirimere le controversie interne alla propria amministrazione, la città se ne ritrova un altro impegnato a combattere per la libertà del Tibet e la pace del mondo. Obiettivi nobili che, tuttavia, appaiono improbabili quando non sai nemmeno ripristinare le regole della buona creanza in casa tua.
Un ultimo pensiero su Mantineo, l’assessore che in Consiglio mette tutti d’accordo: infatti, non lo apprezza nessuno. Quello che, bersaglio di richieste di chiarimenti da parte delle commissioni – chiedere a Donatella Sindoni – latita per settimane, mesi. Quello che spogliato di due milioni di euro per i servizi sociali, prima indice una conferenza stampa e poi se ne pente. Non si sa mai che qualche giornalista ponga perfino delle domande.
Quello che, secondo tutti gli addetti ai lavori, ha fatto tornare indietro nel tempo proprio i servizi sociali. Quello che, quando lo cerchi, è sempre da un’altra parte. Salvo rispondere con grande tempestività quando gli si mette il pepe al sederino.
Quello che, durante un corso di aggiornamento professionale, a palazzo Zanca, la scorsa estate, invitò i giornalisti a violare la deontologia per raccontare “non la realtà, bensì la proiezione di essa, ovvero come si vorrebbe che essa fosse”. Ecco, se ciò fosse possibile, oggi si starebbe tutti a parlare di ben altro e, soprattutto, di ben altri.
Se son rose… (ac)coglieranno. (@FabioBonasera)