L’atipica ottava giornata di serie A, caratterizzata dalla improponibile scomposizione in terzine di sfide domenicali, verrà ricordata per il ritorno al gol di protagonisti molto attesi che, sin qui, avevano avuto le polveri bagnatissime. Llorente, Hamsik, Higuain: si sono sbloccati tutti in un crescendo rossiniano, dal singolo acuto dell’ariete navarro al tris de El Pipita, prodezze inframezzate dalla doppietta di Marekiaro. All’elenco può essere aggiunto solo marginalmente Miro Klose: oltre ad avere già timbrato una volta il cartellino, l’astinenza da gol del recordman di reti iridate era giustificata dall’esiguo minutaggio riservatogli da Stefano Pioli in favore di Filip Djordjevic.
Avviando la nostra analisi in onor di classifica, la Juventus si mette alle spalle l’ennesima amarezza europea liquidando, con il più classico dei risultati, la pratica Palermo. Del Re Leone abbiamo già parlato, ma va sottolineata anche la segnatura di Arturo Vidal, più croce che delizia degli ultimi mesi bianconeri tra mercato, ginocchio malandato e notti brave. Successo che consente alla capolista di riportare a 3 i punti di vantaggio sulla più immediata inseguitrice, quella Roma fermata sabato sera sullo 0-0 dalla Doria a Marassi, un brodino dopo i 7 ceffoni presi dal Bayern Monaco in Champions per il più amaro dei corsi e ricorsi storici. A proposito di blucerchiati, qualcuno fermi Massimo Ferrero. O per lo meno spieghi al massimo dirigente che non può dare del “filippino” al collega nerazzurro Erick Thohir. Uscite come quelle di ieri, degne del compianto concittadino Gianfranco Funari, non sono giustificabili neppure considerando il nobile fine rappresentato dalla difesa d’ufficio del “conoscente telefonico” Massimo Moratti, trattato a pesci in faccia dal nuovo azionista di maggioranza con un silenzio eloquente che ne ha indotto le dimissioni dalla carica di presidente onorario.
La corsa per il terzo posto si presenta avvincente come non mai. L’ultima piazza che vale l’Europa che conta è attualmente appannaggio di Samp e Udinese, attuali sorprese stagionali ben consce del fatto che arrivare in fondo sarà difficilissimo. Dietro infatti scalpitano squadre del calibro di Lazio, Milan, Napoli e Inter, volendo tenere momentaneamente fuori dal novero la più distaccata Fiorentina.
I friulani di Stramaccioni continuano a volare sulle ali di Totò Di Natale e Cyril Thereau, carnefici di un’Atalanta priva di seri riferimenti offensivi, della serie cercasi Denis disperatamente. I biancocelesti contro il Torino hanno inanellato il quarto successo consecutivo in un Olimpico che finalmente ha offerto una cornice di pubblico presentabile, per la gioia di Lotito. Gli uomini di Pippo Inzaghi sono stati raggiunti nel posticipo dal viola Josip Ilicic, la cui rasoiata mancina ha regalato un sorriso a Vincenzo Montella nel segno della continuità nell’emergenza. Al Napoli abbiamo già fatto accenno: Rafa Benitez accenderà un cero a San Gennaro per avergli riconsegnato la doppia H e archivia i fattacci di Berna chiudendo il set contro il Verona. Vittoria salutare anche per il Mazzarri ingrato (nei confronti di Moratti), anche se la sua Inter ha sofferto molto più del dovuto – tenendo il risultato in bilico fino alla fine – per avere ragione di un Cesena in inferiorità numerica. Non il massimo della vita.
Sfortunato l’esordio di Rolando Maran sulla panchina del Chievo: il Genoa ha infatti espugnato il “Bentegodi” col mortifero uno-due griffato Matri-Pinilla nella seconda metà della ripresa, eppure Gasp aveva detto che i centravanti insieme non potevano giocare.
La chiosa va infine dedicata ai primi anticipi del sabato, che hanno visto altrettante roboanti vittorie esterne. Gli exploit del Cagliari sono tutti forza 4: dopo l’Inter è toccato all’Empoli, travolto dal ciclone Zeman abbattutosi sullo stadio “Castellani”. Passivo inferiore, ma peso specifico della sconfitta maggiore, per il Parma fanalino di coda, capitolato al “Tardini” contro il Sassuolo nel derby emiliano. Donadoni è in crisi nera, la tormentata estate iniziata con lo scippo dell’Europa League rischia di lasciare in eredità la beffa più atroce.
Jody Colletti