Eseguita stamani un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di 11 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di innumerevoli furti aggravati di carburante ai danni dell’Azienda di trasporto municipalizzata di Messina – l’Atm – nonché di ricettazione.
A seguire, quanto disposto dal gip, Monica Marino, che ha accolto le richieste presentate dal sostituto procuratore Alessia Giorgianni che ha coordinato le indagini. Custodia cautelare in carcere nei confronti di Placido Fumia, 55enne nato a Messina, dipendente dell’Atm; Giovanni Batessa, 49enne nato a Messina. Arresti domiciliari per Giuseppa Urbino, 46enne nata a Messina, moglie di Giovanni Batessa; Vennero Rizzo, detto Nando, 40enne nato a Messina. Tutti sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati. Obbligo di dimora nel Comune di residenza per Rosario Allegra (furto aggravato), 53enne nato e residente a Messina. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Antonino Siracusano, 40 anni, nato a Messina; Antonino Pandolfino, 48enne nato a Messina; Letterio Lucà, detto Lillo, 33enne nato a Messina; Mohamed Jarib, 36enne nato a Sattat (Marocco), residente a Messina. Sono tutti ritenuti responsabili di ricettazione continuata.
L’indagine prende avvio nell’ottobre 2013 a San Lucia Sopra contesse e nella sede dell’Atm. Qui, gli inquirenti hanno modo di constatare che più persone, tra cui alcuni dipendenti dell’azienda, sottraggono gasolio dai mezzi destinati al pubblico trasporto per poi venderlo al dettaglio. L’Atm, interamente di proprietà del Comune di Messina, impiega circa 600 dipendenti. Un ruolo importante viene assegnato dagli inquirenti a Giovanni Batessa, il quale, servendosi di un furgone e con la complicità di Placido Fumia, dipendente della municipalizzata, procede con regolare cadenza settimanale a effettuare prelievi di consistenti quantitativi di gasolio. Sembra che, mediatamente due-tre volte la settimana, dopo la mezzanotte, quando tutto il personale termina l’attività lavorativa ed i mezzi vengono presi in custodia dagli addetti al rimessaggio, Fumia, coadiuvato da Batessa, prelevi illecitamente il gasolio dagli autobus. Batessa, a sua volta, sembra sia aiutato dalla propria moglie, Giuseppa Urbino, che parte dalla propria abitazione per seguire, a bordo dell’Alfa Romeo di famiglia, il marito il quale parcheggia il proprio furgone nei pressi della sede dell’Atm per poi rientrare in casa insieme alla consorte.
Nel corso della serata, a mezzanotte circa, Batessa esce di casa per recarsi con l’Alfa nella sede Atm, attendendo un segnale del complice per entrare all’interno del piazzale con il proprio furgone e parcheggiarlo tra gli autobus. Quindi preleva numerosi bidoni dal proprio mezzo e li riempie con il gasolio che sottrae. Fumia sovrintende alle operazioni controllando che nessuno li sorprenda. Finita l’operazione, Batessa carica i bidoni sul furgone che subito dopo parcheggia nei pressi della sede dell’Atm per fare poi ritorno a casa. Recupera quindi il furgone contenete il gasolio nelle prime ore del mattino.
L’attività di polizia giudiziaria consente di scoprire la presenza nel piazzale adiacente l’abitazione di Batessa, a Santa Lucia Sopra Contesse, di un vero e proprio impianto di distribuzione deputato alla vendita del carburante a prezzi concorrenziali, dove si recano quotidianamente autovetture e addirittura pulmini i cui serbatoi vengono riempiti tramite una pompa che attinge direttamente dai bidoni collocati su una scala posta fuori dal box. Tali operazioni avvengono alla presenza della moglie, spesso, e sono solitamente precedute da telefonate fatte da Batessa ai successivi acquirenti, e viceversa.
Tra i componenti dell’associazione a delinquere, col passare del tempo, sono sufficienti pochissimi cenni d’intesa per procedere nell’attività ormai collaudata. Infatti, Fumia attende Batessa all’entrata dell’Atm dopo essersi dato il cambio con il collega del turno precedente. Poi sposta un autobus per occultare la presenza del furgone.
L’attività di indagine ha consentito di constatare che durante le notti in cui vengono commessi i “prelievi” è solo Fumia a svolgere il servizio di portineria. Anche quando spetterebbe ad altri. Emerge anche che gli indagati si sono organizzati nei modi sopra descritti nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2013 nonché nei mesi aprile, giugno, ed ottobre 2014 per sottrarre ingenti quantitativi di gasolio in danno dell’Atm. Fumia aiuta costantemente Batessa, presentandosi sul posto pure quando sarebbe di riposo, ottenendo il cambio con i colleghi.
Fumia, i coniugi Batessa e Nando Rizzo danno dato vita – secondo la magistratura – a un’organizzazione destinata a durare nel tempo nell’ambito della quale ciascuno fornisce il proprio apporto. La ripetitività delle condotte illecite attuate secondo procedure consolidate dimostrerebbe come l’operato degli indagati, tutt’altro che episodico, si traduca in un’attività imprenditoriale di estrema redditività. Rizzo agevola la fiorente attività della famiglia Batessa provvedendo a rifornire di gasolio i clienti che di volta in volta si presentano e accompagna lo stesso Giovanni Batessa all’Atm quando la moglie non può. Dalle indagini, a detta degli inquirenti, emergerebbero anche i rischi cui sarebbe stata sottoposta la pubblica incolumità, in forza dell trasporto senza alcuna cautela di liquidi infiammabili, analogamente al versamento e riempimento di recipienti a mezzo di strumenti rudimentali.
Un conteggio sulla quantità di gasolio asportato dall’ottobre 2013 a tutt’oggi fa rilevare una perdita da parte dell’Atm di oltre 80mila euro. Poiché sulla base dei riscontri si suppone che l’attività possa aver avuto avvio nel dicembre 2011, ben prima dell’avvio dell’indagine, se ne deduce che a spanne la perdita per la municipalizzata possa superare i 250mila euro e il contestuale guadagno da parte degli indagati possa superare i 180mila euro.
Nell’ambito del procedimento penale risultano indagati altri 16 soggetti, tra cui diversi dipendenti dell’Atm., in quanto ritenuti responsabili a vario titolo dei reati sopra indicati.