“La fuoriuscita dal precariato non può e non deve condurre i lavoratori dalla precarietà alla povertà”. E’ questa la sintesi del pensiero della Fp Cgil provinciale di Messina, espresso nel corso del convegno organizzato con la Camera del lavoro di Capo D’Orlando , al quale hanno preso parte numerosi sindaci e deputati regionali. Nel corso dell’incontro, non è mancato l’approfondimento sugli articolisti del Comune capoluogo. Ed è partito l’input affinché proprio i parlamentari regionali, nella fattispecie Bernadette Grasso, Giuseppe Laccoto e Filippo Panarello, si facciano carico della vertenza, facendola conoscere nei dettagli anche a palazzo dei Normanni e, conseguentemente, a palazzo d’Orleans.
L’Amministrazione di palazzo Zanca, in applicazione delle misure di stabilizzazione – fa presente il sindacato – non potrà garantire ai 300 precari, il mantenimento dei contratti a 18 e 24 ore: “Nella stessa situazione, anche gli altri Comuni siciliani che addirittura per stabilizzare i precari si vedranno costretti a ridurre l’orario di lavoro a 12 ore settimanali. Tutto ciò anche a causa di una diversa interpretazione della legge regionale 5 da parte dei dirigenti degli assessorati al Lavoro e alle Autonomie locali. Infatti, l’assessorato agli Enti locali, diversamente da quello al Lavoro, sostiene che in caso di immissione in ruolo dei lavoratori precari i Comuni perderanno i contributi regionali”.
La diversa interpretazione della norma – hanno dichiarato Clara Crocè, segretaria generale della Fp Cgil, e Michele Palazzatto, segretario regionale – costringerà molti sindaci a “ridurre drasticamente le ore ai precari nei processi di stabilizzazione. La Fp Cgil Sicilia chiede da tempo al governo Crocetta la storicizzazione delle risorse, come è stato fatto con i lavoratori della legge 285”.
I deputati regionali Grasso e Laccoto, rispettivamente di Forza Italia e Pd, hanno convenuto con Panarello (anch’egli del Pd) in merito alla necessità di convocare in sede di commissione Lavoro all’Ars l’assessore Giuseppe Bruno e l’assessore Patrizia Valenti, per ottenere un indirizzo univoco.
“La Fp Cgil ha chiesto all’Amministrazione comunale di mantenere lo stesso orario di lavoro – ha concluso Crocè – ma l’attuale capacità di assumere costringerà l’ente a ridurre i contratti dei precari da 24 ore a 21. Attendiamo con fiducia la convocazione degli assessori in commissione lavoro per risolvere il dilemma che rischia di peggiorare le condizioni di vita dei precari”. Sebbene appaia tutt’altro che incoraggiante che due assessorati della stessa Regione forniscano interpretazioni diametralmente opposte della stessa legge.
E’ possibile che a Palermo siano così sprovveduti? O, confidando nell’intelligenza e preparazione di chi governa la Sicilia, bisogna ancora una volta pensar male e ritenere che si faccia di tutto per non risolvere il problema della precarietà dei lavoratori?