“Lavoratori!”, avrebbe gridato Alberto Sordi, esibendo l’universale gesto dell’ombrello, se avesse letto la lettera di convocazione di Rosario Faraci inviata, lo scorso 14 ottobre, ai dipendenti del Consorzio Autostrade Siciliane. Lettera che li invita, per l’interposta persona delle organizzazioni sindacali, a prendere parte a un tavolo, il prossimo 23 ottobre, nel corso del quale discutere le tabelle di riclassificazione del personale secondo il Contratto collettivo regionale di lavoro. In altre parole, una pugnalata alla schiena. Per non dire altro.
La comunicazione conferma la volontà del consiglio di amministrazione di disapplicare il Ccnl Autostrade e Trafori, in vigore da sempre, sulla scorta dell’assunto per il quale il Cas non sarebbe un ente pubblico economico. Tesi, quella portata avanti da Faraci, smentita non solo dai lavoratori a più riprese, ma recentemente anche dalla Guardia di Finanza, con l’avallo dell’Agenzia delle Entrate.
A preoccupare i dipendenti è la posizione assunta dal Governo regionale, capitanato da quel Rosario Crocetta di cui Faraci è il prolungamento della volontà. La riclassificazione che il presidente del consorzio vorrebbe attuare, infatti, altro non è che il frutto di una rielaborazione della Giunta siciliana e di una sua delibera, la 237 dello scorso 11 agosto. Eloquente il chilometrico titolo: “Applicazione del Ccrl Regione Siciliana ai dipendenti del Cas – Apprezzamento risultanze del tavolo tecnico come rappresentate nella relazione conclusiva dei lavori di cui alla nota del dipartimento regionale delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti prot. 24856 del 26-5-14, condivise dall’assessore regionale per le Infrastrutture e la Mobilita”.
In altre parole, la prova inconfutabile che i lavoratori, che negli ultimi mesi hanno scioperato a più riprese, e continuano a farlo, per preservare il contratto originario, sono stati presi letteralmente per i fondelli. In prima battuta, proprio dall’assessore alle Infrastrutture, Nico Torrisi. Colui che lo scorso 10 settembre, insieme alla collega Patrizia Valenti, in commissione Lavoro all’Ars, assicurava che nel giro di 15 giorni avrebbe trovato una soluzione alla vertenza in atto, pur conoscendo, almeno da maggio, le reali risultanze del tavolo tecnico e, dal successivo 11 agosto, le autentiche intenzioni dell’esecutivo di palazzo d’Orleans.
Non a caso, non solo non è intervenuta nessuna proposta di mediazione da parte sua, né di Valenti, ma nella successiva seduta di commissione dello scorso 8 ottobre nessun esponente della Giunta si è presentato.
A fornire l’ennesima conferma di un disegno che sta per completarsi è la notiza trapelata da palazzo dei Normanni, per cui la seduta convocata dal presidente della quinta commissione, Marcello Greco, per il prossimo 22 ottobre, destinata ad affrontare la questione, salta.
A fronte di tutto questo, suona beffarda l’esortazione di Faraci ai sindacati, al termine della sua lettera, in vista dell’annunciata riunione del 23 ottobre nella sede di contrada Scoppo, a Messina: “Si evidenzia l’opportunità di contenere il numero dei partecipanti per un proficuo raggiungimento delle finalità della riunione”. La domanda, a questo punto, è chi vorrà mai favorire il proficuo raggiungimento delle finalità della riunione? (@FabioBonasera)