Proprio nei giorni scorsi aveva reso noto che la Sicilia, e in particolare le aree come Messina, soggette agli sbarchi dei migranti provenienti dall’Africa, è la regione italiana maggiormente a rischio di propagazione del virus ebola. Oggi, la Simit assicura che, malgrado siano “momenti di grande preoccupazione”, il ministero della Salute “ha messo in atto tutte le misure necessarie a scongiurare l’arrivo dell’infezione nel nostro Pese”. E’ il professor Massimo Andreoni, in qualità di presidente, a parlare per la Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali: “La rete di Malattie Infettive presente nel territorio è pronta a fronteggiare l’eventuale arrivo, possibile seppur poco probabile, di pazienti affetti dall’infezione da virus ebola”, aggiunge.
La rete rappresentata dagli infettivologi della Simit, presente in tutta Italia, continua ad esercitare la sua funzione di sorveglianza. Le procedure per porre in sicurezza gli eventuali casi sospetti sono attive e funzionanti, così come i due centri identificati per l’assistenza e la diagnosi. Quello dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani a Roma e quello dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Sacco di Milano.
La Simit, in ogni caso, intende fare chiarezza sui seguenti punti: “Come più volte sottolineato, l’incubazione della malattia è al massimo di 21 giorni, anche se la maggioranza dei contagiati risulta già sintomatico entro una settimana dal contatto con un paziente infettato. Ciò evidentemente non consente che persone che giungono in Italia via mare clandestinamente, dopo un lungo viaggio via terra, di regola della durata di varie settimane, possano ritrovarsi in fase asintomatica di infezione. Va inoltre ribadito che i flussi migratori verso l’Italia a partire dai Paesi attualmente colpiti dall’epidemia di ebola non prevedono di regola l’utilizzo di mezzi di fortuna per l’attraversamento del Mediterraneo né di trasporti marittimi regolari. È invece teoricamente possibile che il Paese sia raggiunto da soggetti ancora asintomatici o in fasi precoci di malattia per via aerea, tramite voli a partenza dalle città europee congiunte ai paesi colpiti da tratte di linea dirette. Non sono infatti attivi voli diretti tra questi paesi e l’Italia”.
Quanto detto è rassicurante, sebbene in leggera contraddizione con quanto dichiarato nei giorni scorsi. A quale delle due versioni dare credito è un rompicapo di vitale importanza.