“Arrivare dopo un anno alla medesima conclusione di un anno fa, considerato che il mondo dentro e fuori dal Pd di Messina è profondamente mutato, rappresenta un grave sintomo di un partito che non riesce ad entrare in sintonia con il proprio elettorato e i propri territori”. Così esordiscono in conferenza stampa i cosiddetti “non allineati” – che si auto definiscono tali – Giuseppe Grioli, Mariaflavia Timbro, Francesco Palano Quero, Alessandro Russo, Santi Interdonato e Domenico Siracusano. Per essere chiamati la “minoranza” del partito dovrebbero essere stati prima riconosciuti tali da un congresso ma fino ad oggi niente all’orizzonte, e dopo lo scongelamento delle dimissioni di Basilio Ridolfo, portate sotto zero esattamente nell’aprile scorso, tutto si appiattisce ad un anno fa quando il segretario provinciale fu eletto a seguito di un accordo tra le “anime” del Pd. E proprio questo è il cruccio dei democrat duri e puri che, seduti l’uno di fianco all’altro, si chiamano “compagni” e attaccano la deputazione sorda e forse spaventata di un confronto col territorio. Se Fausto Raciti non vuol saperne di dare l’ok a queste dimissioni, i “non allineati”, tanto per cambiare, non ci pensano a tenere la bocca chiusa e il capo chino davanti a certe imposizioni.
“Ad un anno dall’ insediamento di Ridolfo non crediamo ci siano più le condizioni perché quell’accordo continui”, sostiene Russo. “Vogliamo un congresso sui temi della città durante il quale si detti una linea politica”.
Il Partito Democratico, tanto a Messina quanto in Provincia, ha di continuo mostrato la fragilità tipica di un calderone che contiene un’accozzaglia di diverse posizioni troppo spesso antitetiche tra loro, senza che vi siano paletti comuni e posizioni univoche su un tema che Dio disse uno. Dunque quello che si chiede oggi non sono le dimissioni del segretario provinciale (“quelle le abbiamo già chieste illo tempore”, continua l’ex presidente del V Quartiere) che in fondo sono state sollecitate in abbondanza, ma di avere un sussulto di dignità politica: dica con fermezza che assumerà la segreteria pro tempore e porterà il partito al congresso, dando un tempo preciso e costituendo una commissione che garantisca la trasparenza”.
Trasparenza che passa prima di tutto dai tesseramenti, ferita sempre aperta in un partito locale che ha goduto di sold out da primato nazionale e che, probabilmente, trema per i risultati che potrebbe ottenere nel dopo Genovese.
E se Grioli ammette che questo gruppo non teme il confronto con i numeri, chiaramente inferiori rispetto a quelli che un tempo il partito avrebbe potuto vantare, ed è pronto ad essere pesato anche in base a quelli accettando eventualmente di essere considerato “la minoranza” ( vedi sopra), c’è chi a tale smacco pubblico vorrebbe sottrarsi: l’onorevole Filippo Panarello, ad esempio, sempre secondo l’ex consigliere comunale.
“Noi possiamo serenamente autodeterminanarci: loro pensino alle questioni regionali”, continua Palano Quero. “In quest’anno cosa è avvenuto per cui sabato avremmo dovuto cambiare idea? Perché dopo un anno ci si propina la stessa minestra? Forse in un anno le condizioni politiche – e forse non solo politiche – sono peggiorate?”, chiede retoricamente il presidente della IV circoscrizione. A sostenere una segreteria senza linee guida, senza programmi e che non tiene conto di ciò che accade nel territorio locale, solo per occupare degli spazi, “noi diciamo il nostro pacato ma netto no!” , conclude il renziano.
I non allineati vogliono andare in #indirezioneostinataecontraria, per dirla alla Fabrizio De Andrè (senza perdere di vista l’importanza del cancelletto tanto caro a Renzi, il re dell’hashtag) e, al silenzio della politica asseriscono di voler rispondere facendo politica. “Basilio pensaci, non accettare a queste condizioni”, prosegue Russo che, rispondendo ad una domanda della stampa, conclude secco e senza mandarle a dire: ” Raciti è una brava persona, Ridolfo è un amico e Bruto un uomo d’onore”. Shakespeare permettendo! (@eleonoraurzi)