Potrebbe essere questo comunicato il de profundis per l’aeroporto dello Stretto. E’ Carlo Alberto Porcino, presidente della Sogas, a certificare il quadro a dir poco critico in cui versa lo scalo: “Da qui a 12 giorni al massimo – afferma in una nota – l’assemblea dei soci, dovrà pronunciarsi sulla prosecuzione delle attività o sulla obbligatoria attuazione delle gravi disposizioni sancite dal codice civile e previste in questi casi, se non arriveranno nuove risorse per assicurarne il funzionamento”.
“Se la società dovesse malauguratamente finire nelle maglie civilistiche che impongono la sua messa in liquidazione – prosegue – allora il Tito Minniti chiuderà nel più breve tempo possibile, in meno di un mese cesseranno tutte le attività”.
Direttamente e indirettamente, l’aeroporto coinvolge circa 300 lavoratori. La chiusura sarebbe pressoché irreversibile, con la perdita anche dei presidi delle forze dell’ordine. “Riaprire – spiega Porcino – sarebbe un processo lungo e costoso. Si butterebbe via l’iter ormai al traguardo per il rilascio della concessione trentennale, che ha richiesto 3 anni di tempo per giungere ormai quasi in dirittura d’arrivo”.
Perché si eviti il peggio, secondo il presidente della società che gestisce lo scalo, “servirebbe una presa di coscienza e soprattutto una maggiore dose di senso di responsabilità da parte di tutti”.
Il riferimento è soprattutto alle istituzioni, agli industriali. Ma anche ai sindacati che pare siano inclini a rimandare continuamente mentre sarebbe “necessario ridurre sensibilmente il costo del personale”. Occorrerebbe redigere “una piattaforma di azioni” che comprenda l’individuazione “delle misure idonee e dei migliori ammortizzatori sociali per accompagnare in esodo il personale che ha già maturato tutti i requisiti pensionistici”. E ancora: “La condivisione di un progetto di formazione e riqualificazione di quelle unità, altrimenti, oggi individuabili come personale in esubero e la definizione in tempi brevi di un contratto integrativo di secondo livello che introduca meccanismi premiali correlati al merito ed alla produttività”.
“E’ tempo di decisioni importanti”, insiste Porcino il quale ricorda la strada “già intrapresa di cedere la gestione del ramo di azienda relativo all’Handling”. “Serve un bagno di umiltà – dice – soprattutto da parte di chi ha avuto di più in questi anni”. “Un segnale di maturità e rottura col passato”: questo chiede il presidente a “dirigenti e soggetti responsabili”.
Definendo ancora il processo di internalizzazione dei servizi di Security, da effettuare nell’immediato, “arriveremmo in tempi brevi anche alla concessione totale. Solo allora sarà possibile pensare ad una seria privatizzazione di almeno il 51% della proprietà quale soluzione duratura e definitiva per la salvezza di Sogas”.
“C’è bisogno di qualcuno che paghi il servizio – continua Porcino – oggi gli equilibri di mercato non lo consentono. Se non si trova, l’aeroporto non può continuare così. Lo scalo per funzionare richiede circa 300mila euro al mese”. L’appello va al territorio, inteso come industriali e istituzioni: “E’ l’unica cartuccia da sparare da qui a 20 giorni. Per un investitore strategico occorre tempo. Ora può solo intervenire il territorio, mettendo risorse almeno per sei mesi, per garantire il funzionamento dello scalo”.
“La crescita passeggeri per il Tito Miniti è certa ed ancora possibile. Catania e Lamezia vanno verso la saturazione. L’aeroporto di Reggio Calabria tra cinque anni è destinato a essere necessario. Buttare via lo scalo oggi, dal punto di vista del territorio, è uno sbaglio gigantesco”. Lo scalo – conclude Porcino – “costa intorno ai 3 – 3,5 milioni di euro l’anno. Confidiamo nel supporto pieno e incondizionato da parte del socio Provincia, nella persona del suo presidente, Giuseppe Raffa, l’unico fino ad oggi che ci siamo ritrovati accanto. Desidereremmo il sostegno reale e non solo fatto di annunci, ad esempio, da parte della Regione, che recentemente si è rivolta ad altri aeroporti indebitati ma non a Reggio Calabria: forse non si sta facendo sistema nel modo corretto. Stiamo cercando di arrivare al traguardo e siamo ormai ad un passo, ma serve che l’aeroporto rimanga aperto. Rischiamo di perdere una potenzialità: abbiamo già perso l’Alta Velocità, i collegamenti veloci con la Sicilia. Se succede con l’aeroporto è una fondamentale perdita prospettica”.
I tempi, fino all’assemblea dei soci del prossimo 14 ottobre, sono strettissimi. Servono risorse allo scalo per garantirne la sopravvivenza.