ALLUVIONE 2009. GIAMPILIERI RICORDA I MORTI, LA POLITICA LI DIMENTICA, LA SERIT SI OCCUPA DI CHI E’ RIMASTO – FOTOGALLERY

In una notte, quello che, con un freddo tecnicismo, viene chiamato dissesto idrogeologico ha rubato, a Nino Lonia, la moglie, Maria Letizia Scionti, e i due figlioletti, Francesco e Lorenzo. Avevano 43, 6 e 2 anni, il primo ottobre 2009, quando a Giampilieri e dintorni la pioggia battente, oltre alle case, alle strade, si è portata via 37 anime. Questo pomeriggio, nel villaggio – come anche ad Altolia e a Scaletta Zanclea – un rintocco di campana ha scandito tutti i nomi di quelle 37 persone.

Nell’elenco ci sono Francesco e Lorenzo Lonia, Maria Letizia Scionti, il padre di lei, Salvatore. Tutti travolti inesorabilmente e crudelmente dal fango venuto giù come lava dalla montagna. Ma c’è anche Simone Neri, sottocapo di prima classe della Marina Militare italiana, rubato alla vita nel tentativo di salvare un bambino dopo aver già strappato a morte certa otto persone. E ancora, Monica Balascuta, Carmela Maria Barbera, Santi Bellomo, Carmela Cacciola, Giuseppa Calogero, Concetta Cannistraci, Roberto Carullo, Luigi Costa, Ketty De Francesco, Elena De Luca, Francesco De Luca, Ilaria De Luca, Agnese Falgetano, Letterio Laganà, Maria Li Causi, Teresa Macina, Leo Maugeri, Christian Maugeri, Letterio Maugeri, Francesca Micali, Carmela Olivieri, Katia Panarello, Santina Porcino, Maria Restuccia, Carmelo Ricciardello, Martino Scibilia, Bartolo Sciliberto, Alessandro Sturiale, Onofrio Sturiale, Giuseppe Tonante, Salvatore Zagami. Insieme a un’ultima persona, la 37esima, la cui salma non è mai stata riconosciuta.

Nino Lonia
Nino Lonia

A Giampilieri, alle 17,30 di oggi, in piazza Pozzo, ricavata sul torrente, accanto alla scuola intitolata a Simone Neri, c’è il sindaco, Renato Accorinti, insieme all’assessore Filippo Cucinotta. Sono davanti alla stele che commemora chi il primo ottobre di cinque anni fa se ne è andato via senza preavviso.

Ci sono anche Bruno Manfrè, responsabile della Protezione civile regionale a Messina, e Calogero Foti, dirigente generale della Protezione civile regionale; Filippo Panarello, deputato regionale del Pd; Enzo Messina, presidente del primo Quartiere; Giusi Luvarà Furnari, assessore regionale; Corrado Manganaro, presidente del comitato per le vittime dell’alluvione; Biagio Bonfiglio, all’ora consigliere provinciale che tanto si prodigò nei soccorsi.

Al loro cospetto, e a quello di quanti non hanno perso l’occasione di rendere omaggio alle vittime, don Alex De Gregorio ricorda – perdonate il gioco di parole – quanto importante sia non dimenticare.

Perché la memoria è labile. Come le istituzioni insegnano. E come testimonia proprio Nino Lonia. Dire che sia amareggiato non renderebbe l’idea. Ha perso la moglie e i figli. Cosa altro potevano portargli via? Eppure c’è chi ci prova, a peggiorare le cose, attentando al precario equilibrio che lo sorregge. Si è trasferito a Villafranca Tirrena per allontanare gli atroci fantasmi che lo perseguitano. A Giampilieri ci torna solo in occasione di questi eventi. Per un anno e mezzo la depressione lo ha ridotto quasi a un vegetale. Non ha lavorato, non è uscito di casa. E la Serit, tanto per non fargli mancare niente, bussa alla sua porta: “Mi hanno mandato cartelle per 1.500 euro, chiedendomi pure gli interessi. Interessi dovuti per quel periodo in cui non lavoravo, non uscivo”.

“Gli amici mi hanno aiutato – aggiunge – ho ripreso a fare il camionista, sebbene a fronte di tante difficoltà, soprattutto sotto il profilo psicologico. Ma non posso pensare a come la politica si sia dimenticata di noi, degli abitanti di Giampilieri. All’epoca si parlava di equiparare le vittime a quelle di mafia, promettendo posti di lavoro e la risoluzione dei problemi economici. Poi, non se n’è fatto nulla”.

Dopo il saluto davanti alla stele, il corteo si reca in chiesa. Al suo passaggio attraversa via Vallone, sventrata ora come allora. Sventrata come l’anima di chi è condannato a ricordare.

Servizio a cura di Lillo Lo Cascio

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