Juve + Roma, Roma + Juve, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. E verosimilmente non cambierà più da qui a maggio: per il tricolore la corsa sarà tra le attuali capolista. Le milanesi avevano iniziato bene, eppure adesso accusano un ritardo di 7 lunghezze dalla vetta, sinceramente già difficile da colmare in prospettiva.
L’andatura delle due lepri non accusa flessioni, al momento sembra inarrestabile, in campo scendono con l’autorevolezza tipica di chi sa già che – anche quest’anno – farà un campionato a parte. Se invece (Milan) rimedi pareggi in serie contro le neopromosse Empoli e Cesena o (Inter) prendi 4 pappine in casa dal Cagliari fanalino di coda, significa che sei destinato a un torneo diverso, normale, più umano se vogliamo. Ma che se tutto va bene potrai competere per il terzo posto, sperando che il Napoli resti affidato al balbettante Benitez. Salvo che Rafa non ritrovi, come d’incanto, il bandolo della matassa.
Questo è l’ipotizzabile trailer della serie A 2014-15 dopo la quinta giornata.
Riannodando le fila, il lungo weekend si è appena concluso con il monday night del “Renzo Barbera” che ha visto il trionfo di Filip Djordjevic, il colpaccio a parametro zero di Tare e Lotito che ha steso il Palermo con una tripletta, prima che Parolo chiudesse i conti. Pioli aveva già fatto intendere che il centravanti titolare della Lazio sarebbe stato l’ex Nantes, l’eterno Miroslav Klose dopo stasera se ne farà definitivamente una ragione. Nel pomeriggio il patron rosanero Zamparini, equilibrato come di consueto, aveva parlato di “obiettivo sesto-settimo posto” e di “massima fiducia in Beppe Iachini”. Non resta che attendere le sue esternazioni dopo questo roboante 0-4…
Poco prima, l’Udinese tra le mura amiche aveva superato l’incerottatissimo Parma con un rocambolesco 4-2. Stramaccioni sta continuando a rispondere a suon di risultati agli scettici: il terzo posto a quota 12 punti vale più di tante parole. L’elisir di Totò Di Natale fa ancora effetto e i nuovi, Thereau e Karnezis in primis, si stanno inserendo bene in un telaio già collaudato a dispetto dell’avvicendamento in panchina.
I friulani si candidano a rivelazione stagionale, ma in nomination troviamo anche la Sampdoria, imbattuta quarta forza, che ieri ha fatto suo il derby della Lanterna grazie al più classico degli episodi, firmato Manolo Gabbiadini. Mihajlovic da allenatore si sta togliendo tutte le soddisfazioni che gli erano sfuggite in passato. A fronte di ben 19 stracittadine senza lo straccio di un successo da calciatore, Sinisa ha fatto l’en plein dal suo ritorno in blucerchiato nei panni di mister.
Venendo adesso alle altissime sfere, le uniche due partecipanti italiane alla Champions League hanno giocato sabato d’anticipo, in vista delle ardue trasferte contro Manchester City e Atletico Madrid. Nel giorno in cui l’Olimpico ha festeggiato il 38esimo compleanno dell’ottavo Re di Roma, Francesco Totti, i giallorossi hanno regolato il Verona per effetto delle reti di Florenzi – sempre più decisivo e autentico valore aggiunto – e Mattia Destro, autore di una magia da videogames anni 80, quelli in cui c’era sempre il trucco per segnare da una determinata zolla del centrocampo.
Qualche ora dopo la Vecchia Signora ha risposto da par suo, sbancando Bergamo con un 3-0 che ammette una sola replica, ipotetica: se Denis avesse pareggiato su rigore al 59′, Tevez non avrebbe certo potuto realizzare il 2-0 qualche secondo dopo. Invece Buffon ha neutralizzato il rigore dell’irriconoscibile Tanque e lo stratosferico Carlitos ha capitalizzato seduta stante la prodezza del portierone senza tempo. Occhio a Morata che, nei 25 minuti concessigli da Allegri contro l’Atalanta, ha mostrato – primo gol in bianconero a parte – un eloquente spaccato del suo repertorio da fenomeno in pectore.
Milano depressa. L’Inter, al cospetto di un imbufalito Thohir, ha fatto risorgere Zdenek Zeman, che finalmente ha presentato un Cagliari in linea con la sua consolidata idea di calcio. La sciocca espulsione di Nagatomo sull’1-1 ha indubbiamente inciso, ma anche precedentemente i sardi erano apparsi più in palla. Da rimarcare la nuova giornata storta in cui è incappato Nemanja Vidic, che dopo un inizio incoraggiante al momento sta dando ragione al Manchester United, accusato di aver scaricato il proprio capitano senza pochi riguardi. Mazzarri ha fatto mea culpa relativamente al poco turnover effettuato durante il primo tour de force della stagione, ma vedere già a fine settembre diversi elementi sulle gambe fa riflettere.
Non se la passano molto meglio i rossoneri, incapaci al “Dino Manuzzi” di Cesena di andare oltre l’1-1 valso comunque l’aggancio ai cugini al quinto posto. Silvio Berlusconi aveva già punzecchiato il proprio rampante allenatore, ma presto il presidenziale “vinciamo, se Inzaghi mi ascolta” potrebbe trasformarsi in un pizzino con la formazione o come minimo in dei precisi diktat tecnici…non sarebbe certo la prima volta.
Distanziato di un punto dalle meneghine troviamo un Napoli sempre palliduccio, malgrado il blitz del “Mapei Stadium” piazzato a spese del Sassuolo. Il pesantissimo tap-in di Callejon regalerà una settimana di tregua a Benitez, ma della squadra spumeggiante che avevamo ammirato per larghi tratti della scorsa stagione – ancora – neanche l’ombra.
Le rimanenti due partite, Chievo-Empoli e Torino-Fiorentina, si sono concluse in parità con il medesimo risultato di 1-1. Chiedere a Vincenzo Montella più dei 6 punti sin qui raggranellati sarebbe ingiusto, l’Aeroplanino con i campioni in infermeria sta quasi facendo miracoli.
Jody Colletti Twitter: @jodycolletti