Mentre proseguono le iniziative per evitare la chiusura o il ridimensionamento dell’Ospedale Piemonte (ricordiamo lunedì la manifestazione indetta dai sindacati) sul fronte politico cittadino si registra l’intervento dell’area civati del Pd che in una nota chiede “che si faccia definitivamente chiarezza sulle prospettive dell’Ospedale Piemonte, escludendone la chiusura”.
“Le esternazioni del nuovo Direttore generale dell’azienda Papardo-Piemonte Dr. Michele Vullo, riguardanti la funzionalità del Pronto Soccorso e, in generale, del ruolo dell’intera struttura – si legge nel documento firmato per il Coordinamento cittadino da Rafael De Francesco e Fabrizio Calorenni – hanno creato un certo disorientamento tra operatori e cittadini, la paventata chiusura del Nosocomio ha visto l’attuale Assessore regionale Borsellino, smentire pubblicamente l’Azienda, quando è stata chiamata in causa, nello scorso mese di Luglio.
L’atteggiamento del Direttore generale sembra confliggere con quanto rappresentato dal Decreto assessoriale del 25 maggio 2010 che riconosce al Piemonte un ruolo importante nella complessa organizzazione sanitaria della città di Messina.
Ruolo, rafforzato anche dalla stessa Protezione Civile che ha dichiarato giustamente strategica, in caso di calamità, la Struttura Ospedaliera, unica presidio sanitario ubicato nel centro cittadino di Messina. Ricordiamo in proposito, l’assistenza fornita alle vittime delle sfortunata vicenda del Segesta Jet o del disastroso nubifragio di Giampilieri. La stessa Protezione Civile, ha concretamente ad oggi investito nella ristrutturazione di alcuni Padiglioni, in fase di ultimazione, circa 6 Mln. di Euro che forse non avranno mai alcuna destinazione. Il citato Decreto, infatti, assegna al nosocomio messinese 121 posti letto e, non essendoci successivo decreto di rettifica o di revoca, è da intendersi che questi debbano essere necessariamente mantenuti.
In secondo luogo, l’attività dell’Ospedale Piemonte non presenta numeri negativi o diversi dagli Standard nazionali, ma, al contrario, ha un’attività ospedaliera importante che senz’altro potrebbe essere implementata, se vi fosse una seria politica d’investimento e miglioramento di tutta la rete sanitaria messinese.
Queste alcune cifre: nel 2013 il Pronto Soccorso Ostetrico ha visto circa 5000 ingressi accompagnati da circa 1000 parti, il Pronto Soccorso Pediatrico 4700 ingressi.
A questi dati vanno aggiunti la copertura totale dei posti in Cardiologia e il totale impiego dei 7 posti di Ortopedia; su questi ultimi pesa, inoltre, l’attività del reparto di Medicina, che, pur non avendo un reparto proprio (completato da anni e finora mai consegnato) riesce a svolgere ugualmente le sue funzioni, appoggiandosi ad altri Reparti.
Di fronte a questi numeri importanti, sembra assurdo chiedere un ulteriore ridimensionamento o addirittura la chiusura del nosocomio di Viale Europa. Bisognerebbe quindi parlare di potenziamento e di miglioramento, così da poter continuare a fornire prestazioni e servizi ad una larga fetta della popolazione messinese potenzialmente interessata.
A tal proposito è bene precisare che la popolazione che risiede in prossimità dell’Ospedale è di oltre 150.000 abitanti quindi oltre il 60% dei Residenti a Messina, cui si aggiungono, come certificato dai Registri dell’Ospedale, centinaia di residenti nella zona Nord e Sud, che preferiscono utilizzare la Struttura del Piemonte anziché l’Ospedale Papardo e/o il Policlinico Universitario.
Fatte salve queste premesse, ci domandiamo perché questa ostinata determinazione, al chiudere la Struttura dimostrata del neo Direttore Generale Vullo?
A chi giova in realtà la chiusura del nosocomio? Senza dubbio non giova alla cittadinanza. Non è la città a guadagnarci e non crediamo sia una scelta dettata dalla necessità di contenere i costi, dato che piuttosto che chiudere Presidi strategici sarebbe più logico pensare invece ad efficientare i servizi e razionalizzare la Spesa dell’Azienda Ospedaliera, Papardo-Piemonte.
Per questi motivi, l’Area Civati del PD di Messina, chiede che si mettano in campo energie e competenze per avviare una serie politica di razionalizzazione dei costi sanitari complessivi privilegiando gli interessi dell’utenza, tenendo conto che il diritto alla salute non è un bene negoziabile ma un valore assoluto”.