“La notizia che aspettavo da 10 anni! Il boss Setola parla del medico messinese che curò Provenzano!” queste le prime dichiarazioni di Angela Manca, la madre di Attilio, mentre cominciava a ricevere attestazioni di speranza attraverso i social network, dei moltissimi che in questi lunghi anni hanno accompagnato la famiglia nella battaglia per chiedere giustizia sulla morte del giovane e brillante urologo, non riconosciuto ufficialmente come una vittima di mafia, nonostante le tante evidenze emerse nel corso degli anni (fino alla terribile pubblicazione delle foto del cadavere che dimostrano come nulla fa pensare alla tesi “processuale” dell’overdose).
Le dichiarazioni del killer dei Casalesi Giuseppe Setola potrebbero infatti portare alla riapertura delle indagini sulla morte dell’urologo Attilio Manca, medico di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) trovato morto in circostanze misteriose, nella sua casa di Viterbo nel 2004, con una siringa di eroina nel braccio. Ad agosto 2013 il gip di Viterbo aveva disposto l’archiviazione dell’indagine aperta a carico di cinque persone di Barcellona Pozzo di Gotto, dando credito alla tesi del suicidio che è sempre stata respinta dai familiari. La famiglia Manca sostiene infatti che la mafia barcellonese, nel 2003, avrebbe costretto Manca ad operare alla prostata il boss Bernardo Provenzano in una clinica di Marsiglia, ma a seguito dell’intervento l’avrebbe ucciso per eliminare un testimone scomodo. “Se Attilio muore per droga non si comprende come abbia potuto utilizzare le due siringhe che sono state recuperate nella sua abitazione, dove non sono state trovate impronte né di Attilio né di terzi. – scoperte entrambe con il tappo salva aghi inserito – È una grave incongruenza”: aveva dichiarato Gianluca Manca, fratello di Attilio.