No Ponte? No collegamenti. Ovvero, la Sicilia si appresta ad assumere con sempre maggiore serietà il proprio ruolo di isola. Il primo passo, o uno dei primi, della nuova Alitalia, duramente segnata dal connubio con la compagnia araba Eithad, è non a caso il taglio dei voli da e per gli aeroporti siciliani, come conferma un pezzo dello scorso 5 settembre su ctzen.it, a firma del bravissimo Salvo Catalano. Parallelamente, la Bluferries, come riporta il Giornale di Sicilia online in un articolo di ieri, 6 settembre, scritto dal come sempre ottimo Emilio Pintaldi, è intenzionata a sopprimere l’unica nave in servizio alla stazione Marittima di Messina, a causa dell’ordinanza sindacale anti tir che impedisce ai mezzi pesanti di imbarcarsi o sbarcare dal porto vecchio. A rischio, 20 posti di lavoro.
In merito ad Alitalia, nei giorni scorsi era stata annunciata la chiusura di Air One, la low cost del gruppo. Adesso, emerge che, dal primo ottobre, da Catania – e con ogni probabilità anche da Palermo – con Alitalia si potrà volare solo per Milano Linate, Roma e Napoli. Verranno tagliati dunque gli attuali collegamenti con Torino, Milano Malpensa, Venezia e Bologna. Rimarranno solo per qualche mese le rotte per Verona e Pisa. Tagli anche nel resto del Mezzogiorno, ai danni di Alghero, Bari, Lamezia e Reggio Calabria.
Sulla vicenda degli scali aeroportuali interviene Giosuè Malaponti, presidente del Comitato Pendolari Siciliani: “Un anno fa circa, leggevamo sui quotidiani le dichiarazioni di guerra all’Alitalia, da parte del governatore, Rosario Crocetta. Il governatore prendeva di mira la ormai ex compagnia di bandiera, responsabile di penalizzare la Sicilia e il turismo con una politica tariffaria molto salata. Accennava ad una rivoluzionaria delibera regionale nei confronti del sistema monopolistico dell’Alitalia dando mandato all’Azienda Siciliana Trasporti di sottoscrivere accordi, puntando sull’aeroporto di Comiso aperto da qualche mese, con eventuali vettori low cost. Il governatore dichiarò, anche, che la Regione avrebbe avuto una sua compagnia aerea low cost puntando tutto sull’Ast, azienda di trasporti controllata dalla Regione con a capo il professor Dario Lo Bosco nonché presidente di Rete Ferroviaria Italiana”.
Tuttavia, dopo un mese di botte e risposte, di attacchi e di contromisure tra il governatore della Sicilia e l’Alitalia – ricordano i pendolari – tornò la quiete nei cieli e nelle stanze della regione siciliana: “A distanza di un anno arriva nuovamente sulla nostra regione la doccia fredda dell’Alitalia che abbandona definitivamente le tratte siciliane da e per il nord. Scarse sono state le prese di posizioni da parte delle istituzioni isolane, in relazione a quest’improvviso e inspiegabile abbandono delle rotte siciliane, nei confronti di Alitalia e del ministero dei Trasporti. Le uniche voci a difesa dei siciliani sono quelle del sindaco di Catania, Enzo Bianco, e dell’assessore regionale ai Trasporti, Nico Torrisi“.
I pendolari confidano nel loro operato affinché rappresentino al ministro Maurizio Lupi ed al Governo nazionale “l’importanza e la necessità di attuare oggi più che mai quella continuità territoriale che la Sicilia non ha mai avuto, alla luce della totale cancellazione dei treni da e per il nord e per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto. Crediamo – concludono – che i presupposti ci siano tutti e che la strada della continuità territoriale sia l’unica da percorrere per colmare questo squilibrio infrastrutturale”.
In merito alla Bluferries, va detto che non sono solo tir a transitare dalla Sicilia al continente, e viceversa. Va detto che non si può continuare a spacciare per una strategia economica uno scandalo come il passaggio dei mezzi pesanti nel cuore di un centro urbano. Ma è questa ormai una moda, a queste latitudini, al pari del pedaggio al casello di Villafranca Tirrena. E’ come se un rapinatore si giustificasse, dicendo che i suoi colpi sono essenziali per i bilanci familiari.
In merito ai collegamenti e alla tanto decantata continuità territoriale, una menzione la meritano proprio gli esponenti del famoso comitato No Ponte. Alla testa del quale c’è sempre stato quel Renato Accorinti che oggi emette le sacrosante ordinanze anti tir, su cui le compagnie di navigazione speculano per i loro bracci di ferro occupazionali, e che va a Roma a rivendicare quelle infrastrutture che in realtà erano già state concesse ma che la città ha cordialmente rifiutato.
Che valga per il futuro: la prossima volta, prima di declinare, ci si accerti di avere già in tasca una valida alternativa. Nel frattempo, sarebbe il caso di iscriversi in piscina. Per raggiungere il mondo civilizzato, d’ora in avanti, non rimarrà che il caro, vecchio stile libero.
Se son rose… nuoteranno. (@FabioBonasera)