COMUNE IN PROCURA: DAL 2003 ACQUISTATI DERIVATI AD ALTO TASSO DI RISCHIO, 25 MILIONI DI DANNI. BANCHE NEL MIRINO

Un danno per le casse del Comune di Messina di circa 25 milioni di euro. Per questa ragione, i contratti per l’acquisto di prodotti derivati sottoscritti da palazzo Zanca sin dal 2003, oggi, finiscono in Procura. Nel mirino, le banche, che avrebbero consigliato rischiosissime attività speculative spacciandole per normali attività di copertura.

Questa mattina, nella sala Falcone Borsellino del municipio, sono stati il sindaco, Renato Accorinti, il vicesindaco e assessore al Bilancio, Guido Signorino, l’esperto comunale a titolo gratuito in materia di prodotti, strumenti e servizi finanziari, Giuseppe Cannizzaro, il legale del Comune, Nino Parisi, ed il consulente di fiducia di Parisi, Elio Conti Nibali, nel corso di una conferenza stampa, a chiarire gli aspetti maggiormente rilevanti della perizia tecnica redatta dallo stesso Cannizzaro sui contratti derivati sottoscritti dal Comune di Messina e che sono stati allegati al piano di riequilibrio.

“Ringraziamo il dottor Cannizzaro per la disponibilità e il senso di responsabilità mostrata – hanno dichiarato Accorinti e Signorino – nel compito affidatogli relativamente alla valutazione della rischiosità sui contratti derivati sottoscritti dal Comune fin dal 28 maggio 2003. Gli effetti di tali contratti, in controtendenza ad un iniziale introito per le casse comunali, rappresentano invece un danno economico rilevante, di circa 25 milioni di euro, e sono stati inseriti nel piano di riequilibrio, in attesa dell’esito del ricorso presentato dalla controparte a seguito del nostro annullamento dei contratti in autotutela. Come Amministrazione rischiamo di dover pagare una somma così ingente senza avere alcuna responsabilità. E’ per questo motivo e ancora di più per tutelare la cittadinanza, che abbiamo consegnato le carte in nostro possesso in Procura, affinché si faccia luce su precedenti responsabilità, qualora dovessero emergere. Nessuna vendetta, ma chiediamo giustizia”.signorino accorinti

“Il Comune, fin dalla data di sottoscrizione del primo contratto, nel 2003, non aveva alcun rischio relativo ad innalzamento del tasso euribor – ha evidenziato Cannizzaro – perché tutto il suo debito era a tasso fisso. Il cosiddetto rischio tassi è stato invece importato all’interno della sfera giuridica del Comune da questi contratti, che avevano natura essenzialmente speculativa. Le banche, che insieme svolgevano il ruolo di consulente e controparte, hanno consigliato vere e proprie scommesse, con finalità diametralmente opposte alle funzioni di copertura, uniche ammissibili per un ente pubblico”.

Nonostante il mercato sia stato favorevole per lunghi periodi, il Comune si ritrova con un passivo esorbitante: “Questo – ha aggiunto l’esperto – è stato determinato dallo squilibrio strutturale dell’alea dei contratti, dagli effetti degli up front, dagli enormi aggravi dei costi dovuti alle continue ristrutturazioni intervenute. Ma la cosa ancor più grave – ha concluso Cannizzaro – è che le ultime due maggiori operazioni, sottoscritte nel giugno 2007, presentate dagli istituti di credito come interest rate swap, in realtà non possono essere definite tali, in quanto strutturate per produrre flussi negativi per il Comune in qualsiasi scenario ipotizzabile”.

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