Prende spunto da un post pubblicato sul blog ripuliamolitalia.wordpress.com, dal titolo “Disastro Mare Nostrum: primo sbarco in Liguria”, per deridere i meridionali costretti a lasciare gli affetti, le famiglie, pur di trovare lavoro al Nord. Lo fa, lo scorso 14 agosto, condividendo il post sulla propria pagina Facebook, con tanto di fotografia di un barcone di disperati in fuga da qualche Paese del Terzo Mondo, e aggiungendo un brevissimo quanto efficace commento: “Pare abbiano punteggi altissimi”. I suoi bersagli, infatti, sono gli insegnanti. Ancora più sorprendentemente, è insegnante egli stesso. Oltreché scrittore e giornalista. Si chiama Vincenzo Brancatisano e, stando al suo sito online, pare sia originario di Caraffa del Bianco, in provincia di Reggio Calabria. In pratica, è lui per primo un meridionale. Uno di quelli che – considerato che sostiene, sul proprio profilo, di aver frequentato l’Università di Modena e Reggio Emilia – deve avere necessariamente compiuto un tragitto identico a quello di coloro che oggi paragona, convinto di avere sfoderato una grandiosa battuta, alle migliaia di poveri diavoli che si mettono in mare, andando incontro a una morte possibile pur di sfuggire alla morte certa.
Vincenzo Brancatisano afferma nella biografia del proprio sito web di essere giornalista e docente di diritto ed economia politica. Afferma ancora di avere collaborato con Il Resto del Carlino e di essere stato redattore di Modena Amica. Aggiungendo di collaborare ora con la Nuova Gazzetta di Modena, Master Viaggi di Roma, L’Obiettivo, il Quotidiano di Sicilia e altre testate. Dichiara pure di avere collaborato con Gente, con la Rai e la Televisione Svizzera Italiana per la redazione di inchieste sul caso Di Bella, di cui si proclama studioso. Proprio su Luigi Di Bella e il suo celebre metodo alternativo di trattare i tumori sostiene di aver realizzato più di una pubblicazione, mietendo un premio letterario dopo l’altro.
La sua ultima fatica si intitola, tuttavia, “Una vita da supplente”. Il tema centrale – per il quale su Facebook si abbandona a un sarcasmo di discutibile gusto – riguarda chi è obbligato a difficili scelte di vita per sbarcare il lunario e, talvolta, mantenere anche un’intera famiglia, oltre a se stesso.
Dalla propria autobiografia, emerge pure che è stato “impegnato in inchieste sui temi legati alla difesa dei cittadini e degli utenti”, che “ha ricevuto la Tessera d’onore del Movimento Consumatori e nel 1996 ha ottenuto il secondo posto al premio giornalistico nazionale Luca Torrealta per un’inchiesta sui nomadi”.
Di certo, il suo post del 14 agosto scorso sul celeberrimo social network ha fatto storcere il naso a più di qualche “amico”, scatenando anche una rissa virtuale. Basta andare a leggere i commenti. Al punto che Brancatisano, alle 11,19, sente l’esigenza di definire la “categoria docenti tra le meno ironiche. Quanto a autoironia 3 meno meno”. Alle 13,50 ricorda, per chi non lo sapesse, di avere scritto un libro sul calvario dei supplenti italiani e si vanta di non essersi “mai spostato, in 25 anni, di una mezza provincia per fottere i colleghi”. “Lo avrei fatto – aggiunge – solo decidendo di cambiare residenza vera. Chi ha più punti scalza non il miur ma fotte legalmente il collega”.
Sarà, ma è anche vero che alla fine dello scorso maggio, nel Vecchio Continente, si è votato per il rinnovo del Parlamento dell’Ue. Da decenni, ormai, anche il concetto di Italia è superato. Si parla in termini di mobilità europea. Sia per i lavoratori che per le merci. Ciononostante, ci sono docenti/scrittori/giornalisti pluridecorati per il loro impegno, perfino per un’inchiesta sui nomadi – ma forse saranno stati i componenti della band musicale? – che si vantano di non essersi mai spostati, in 25 anni, “di una mezza provincia”. Per loro questo significa “fottere i colleghi”. Tralasciando che chiunque trovi un lavoro, anche sotto casa, automaticamente lo toglie a qualcun altro, a meno che non aspiri a fare il kamikaze, c’è da chiedersi come, dalla provincia di Reggio Calabria, questo docente/scrittore/giornalista sia arrivato in Nord Italia senza spostarsi di “mezza provincia”. E come abbia potuto e possa tuttora scrivere per testate disseminate in tutto il territorio nazionale senza avere “fottuto” nemmeno un collega giornalista che magari vive nei centri che ospitano le medesime.
C’è da chiedersi anche come possano esserci altri insegnanti, sorvolando su giornalisti e scrittori, che possano condividere quel che pensa. O il suo post. Come nel caso di altri docenti sulla cui identità si preferisce tacere per mera pietà cristiana.
Se son rose… insegneranno. (@FabioBonasera)