REGISTRO PER LE UNIONI CIVILI: PER IL CONSIGLIO COMUNALE ARGOMENTO DA EVITARE

Incredibile ma vero anche per far niente può volerci molto tempo. Una seduta interminabile quella odierna che ha animato (non poco) Palazzo Zanca. All’ordine del giorno uno degli argomenti più spinosi sotto il profilo etico: registro per le unioni civili. A chi si dovesse chiedere cosa c’entri l’etica -giacchè si parla di un semplice registro- potremmo e dovremmo rispondere che la questione è più morale che altro per molti dei quaranta, specie per quanti prima di pronunciarsi mettono mano ai testi sacri o con innocenza ammettono “io prima ero contrario, poi ascoltando le parole del Papa e quelle del Presidente del Consiglio ho capito che anche loro hanno diritto a farsi una famiglia!”. Famiglia nel senso ristretto del termine di due soggetti che coesistono, ovviamente. Guai a menzionare i figli: anche se a bocce ferme non c’entra nulla con un semplice (e pressocchè inutile tanto è semplice) registro per le unioni civili!

Ma cosa si intende per “loro”? Loro sono gli omosessuali, persone a cui il legislatore non ha, ad oggi, ancora ritenuto di aprire istituti giuridici esistenti ne tantomeno di adeguare il codice con dei nuovi che possano calzare. In realtà però unioni civili non significa soltanto coppie gay, eppure su questo aspetto si batte più di ogni altro e ciò fa merito a chi dialoga rendendosi conto della grave colpa di chi è chiamato a creare norme al passo con i tempi e non lo fa. E’ evidente che il gap lasciato dal legislatore penalizza in primis e profondamente proprio le unioni tra persone dello stesso sesso. In realtà però quello che il consiglio comunale doveva approvare oggi era l’istituzione di un semplice registro: del resto il sindaco non ha potere di fare alcuna legge e la norma in questo senso è carente, come detto. Proprio per sollecitare gli organi deputati, già da vent’anni in alcuni comuni, i movimenti LGBT in testa, hanno chiesto l’istituzione di questi registri anagrafici i quali, in effetti-eccetto che il Comune non gli attribuisca dei diritti reali- ha un valore strettamente simbolico.

C’è chi fa discorsi che ricordano il Leviatano, chi invoca i parametri “di selezione” che Dio dettò a Noè per riempire la sua arca tra un’interruzione e l’altra dei lavori.

Ma torniamo al fulcro della questione perché la proposta avanzata da Accorinti, dopo mesi di discussioni dentro e fuori dalle stanze del Municipio, è approdata non senza difficoltà in un’Aula nella quale è stata protagonista pur senza mai essere affrontata, in una seduta durata ore.

Particolarmente indisciplinati i consiglieri quest’oggi, più volte ripresi da una irascibilissima Emilia Barrile la quale, in meno di due ore ha sospeso i lavori per ben sei volte. E’ Lucy Fenech a chiedere di trattare per primo, il punto che viene rimandato ormai da settimane. Non ci sono particolari obiezioni e, tali e tanti sono stati i rimpalli di questa delibera tabù che, evidentemente, tutti saranno già pronti e avranno avuto sufficiente tempo per maturare la posizione personale o del gruppo di appartenenza da esprimere. Certissimi sul da farsi sono gli scudocrociati. E’ il capogruppo dell’Udc Mario Rizzo che presenta una mozione d’ordine chiedendo che la proposta non venga discussa giacché non è ancora in vigore una legge “votata a regolare le unioni civili”; in sostanza senza norma non ci sarebbe senso alcuno a portare avanti questa iniziativa il cui valore è solo formale. “Sociale ed educativo” pensa anche qualcuno, (basta guardare chi ha votato contro la sospensione richiesta dalla Presidenza), giacché è da più parti chiesto venga approvato il tanto temuto registro.

esito della votazione sulla sospensione proposta da Emilia Barrile
esito della votazione sulla sospensione proposta da Emilia Barrile

L’annuncio del Capo del Governo Matteo Renzi che, in campagna elettorale (europee 2014) aveva preannunciato che dopo l’estate avrebbe presentato un disegno sulla questione, diventa un pretesto per chiedere un aggiornamento a tempi migliori. “Una scelta politica” quella dei centristi per Giuseppe Santalco che non offre il proprio appoggio al collega Rizzo. Di fatto, se fino ad oggi da Roma non è giunto niente in proposito nonostante la questione sia al vaglio delle istituzioni competenti da un’eternità, perché mai un proclama elettorale dovrebbe risultare credibile come data di scadenza sul retro di una confezione ormai lacerata? La proposta del capogruppo Udc non viene accolta dall’Aula e si va avanti: in assenza del proponente, sarà l’assessore Panarello ad illustrare la delibera (e sarà così nonostante il tardivo arrivo del primo cittadino, impegnato precedentemente in un incontro relativo all’apertura del porto di Tremestieri). Mariella Perrone, presidente della commissione regolamenti riassume l’iter che in questi mesi ha seguito la proposta “nessun accanimento contro il sindaco, semplicemente non è mai venuto a riferire in commissione e siamo rimasti con i dubbi dell’inizio”. Quali dubbi? Uno su tutti era stata proprio la Perrone a spiegarcelo chiaramente in un’intervista rilasciata al nostro giornale nel giugno scorso.

Vi risparmiamo il dettaglio di ore e ore di interventi, evidenti tentativi di boicottare una discussione che palesemente non si voleva sostenere, di tafferugli e scenette anche poco edificanti (come lo scontro tra consiglieri che ha sfiorato la rissa quando Trischitta si è fiondato su Zuccarello), di dichiarazioni rese del calibro di “ io una delibera del sindaco non la voterò mai indipendentemente dalla natura della delibera stessa finché non farà quello che deve” -che avrebbe potuto anche avere un senso ma che è suonata infelice-. Vi risparmiamo anche le dichiarazioni lunghissime di chi si è detto basito perché la città ha altre priorità (verissimo): ma se le urgenze sono altre non si coglie il perché invece di votare una delibera che nulla toglie a nessuno (comprese le casse del comune) in tempi celeri per poi passare ad altro si sia persa una giornata a chiacchierare. Quando finalmente si è arrivati al nocciolo della questione, una quarantina di emendamenti privi di parere hanno fatto la loro comparsa. Ma c’è un vizio che, nel pomeriggio salta all’attenzione dell’Aula: nell’atto dell’amministratore c’è scritto “approvazione delle unioni civili” e non “del registro”. Il segretario generale esprime un parere a voce sminuendo la cosa a cui non ritiene si debba o possa dare un valore che non ha.

Mario Rizzo (UDC)
Mario Rizzo (UDC)

Morale della favola, ancora Rizzo chiede di sospendere i giochi proprio per questa sbavatura e, la Presidente accoglie la proposta precisando il bisogno di ottenere dal Dott. Le Donne un parere per iscritto che venga allegato alla delibera. Così il consiglio cala il sipario e si riaggiorna a data da destinarsi. Dopo sei ore piene di seduta. Quando sarebbe bastato evitare questa scenetta francamente poco carina e non perdere tanto tempo: del resto Mariella Perrone aveva già denunciato a giungo (come sopra detto e come riportato nel nostro articolo relativo pubblicato il 18-06) questo errore.

@eleonoraurzi

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