Un bagno di folla: entusiasmo ed emozione, abbracci e sorrisi… questi sono gli aspetti salienti della manifestazione di ieri in sostegno dell’Isola Cairoli che uno sventato consiglio comunale (16 dei suoi membri almeno) ha scelto di ridurre sensibilmente, escludendo-tra l’altro- dal perimetro pedonalizzabile, quella parte fondamentale di via dei Mille da cui tutto è cominciato e che ieri ha visto sfilare migliaia di messinesi.
C’era ogni forma di cittadino: un’eterogenia straordinaria. Dal bambino all’adulto all’anziano passando per il giovane; single, coppie e genitori, nonni con nipoti al seguito, appiedati o in bici, carrozzine e carrozzelle, tutti con un unico scopo: urlare in faccia a quei signori del consesso che hanno proprio toppato! Già perché, tanto per cominciare, dire “io ho salvato l’isola” è una scemenza bella e buona e i messinesi lo hanno compreso benissimo: la storia dell’emendamento votato dagli stessi 16 che hanno espresso parere favorevole rispetto all’atto è arrivato a tutti in modo chiaro.
Per questa ragione, se ieri in duemila e cocci sono scesi in piazza, è stato non solo per rivendicare il proprio desiderio di avere una “stanza del silenzio” della quale godere in centro città ma anche per dire a chi si autotaccia di essere un eroe (o leone, fate voi) che le chiacchiere stanno a zero e i fatti sono noti a tutti -anche se, spesso, si ha difficoltà a cogliere la ratio che ci sta dietro-. Qualunque forma di narrazione operassimo, mentiremmo spudoratamente se non ammettessimo che un bagno di folla ha acclamato il sindaco applaudendolo e urlando il suo nome per gran parte del tempo.
Non potremmo non dire che ieri si è celebrato Accorinti, oltre che l’Isola, dopo poco più di un anno da quella festa che inaugurò il suo mandato da sindaco, a Piazza Unione Europea. Non saremmo completi se tacessimo che baci, abbracci, sorrisi menzionati su erano prima di tutti per lui. La cronaca di quanto avvenuto avrete avuto già modo di leggere nell’articolo pubblicato ieri e, le immagini della nostra gallery, certamente, completano il quadro ma, da vipera qual è chi scrive, non posso esimermi dal fare delle considerazioni a bocce ferme.
I famosi sedici (i cui nomi e volti rimbalzano da una bacheca all’altra come fossero dei ricercati nel far west) quale parametro hanno usato per operare la propria considerazione? Quale longa manus li ha unti, il 29 luglio scorso, infondendogli la sacra conoscenza della volontà occulta dei cittadini? Eh sì perché se maggioranza è quella del popolo dei “no”, trattasi comunque di una maggioranza occulta visto che di contrari ad un’area pedonalizzabile nella zona commerciale se ne sono visti e sentiti davvero pochini, fino ad ora. Per lo più (diciamoci la verità anche a costo di essere tacciati di faziosità) antiaccorintiani della prima e della seconda e terza ora che con il proprio antagonismo ex ante difendono la barricata del “lui è il male assoluto”: rispettabilissimo ma poco produttivo, ci si consenta.
In un momento di evidente calo di consensi del primo cittadino e dei suoi, inoltre, mi sembra inverosimile che un gruppo di navigati politici, neofiti politicanti e signorinelli/e prestati alla politica, abbiano servito su un piatto d’argento a Renato Accorinti la salvezza: gli hanno regalato una boa alla quale appigliarsi in un momento che, non neghiamolo, non era proprio dei più rosei dopo un anno di amministrazione e di piccoli o grandi scivoloni. E va bene che i voti che si prendono non sono sempre e solo quelli d’opinione, ma bisogna riconoscere anche che i tempi della prima Repubblica sono passati da un pezzo e usare il metro del capobranco come unico amo al quale far attaccare i pesci dell’elettorato è un po’ demodè.
Anacronismo a parte, certi eletti, siamo convinti abbiano agito secondo coscienza (responsabilità politica è personale e soggettiva, si sa) e per la stessa ragione non abbiamo dubbi che si ravvederanno se la massa di ieri dimostrerà (con passaparola e raccolta firme) di rappresentare la maggioranza della città. Ma, in fondo in fondo, anche gli altri siamo convinti che a breve si faranno avanti e non più solo per giustificarsi (chi pensa d’aver fatto bene non si difende così tanto) ma anche e soprattutto per addrizzare il tiro rispetto a quanto fatto scelleratamente qualche giorno fa.
Ieri i messinesi hanno dato numerose importanti dimostrazioni: la prima è che quando vogliamo, se ci crediamo, possiamo essere uniti e far sentire la nostra voce anche quando qualcuno pensa di poterla soffocare e anzi più ci sentiamo “censurati” o non rispettati, più urliamo e urliamo insieme; in secundis è chiaro che, a dispetto di chi ritiene che i social non siano un parametro, in realtà, essi lo sono eccome: un’agorà virtuale che forma, informa, confronta, smaschera, dibatte, incontra, decide. Mai sottovalutare la potenza di facebook. E se poi c’è chi ne comprende il potenziale e segnala una pagina evento per farlo chiudere (e alludiamo al caso di ieri) chiedendo un ban per la founder della page, è evidente che di catene e passaparola o di come incrementare la visibilità di una circostanza non hanno proprio idea.
Occhio signori perché come disse un vostro collega in giacca, qualche tempo fa, i voti non si prendono sulla luna… ma sulla terra ferma, sia anche circondata dall’acqua, sia anche un’isola!(@Eleonora Urzì – si ringraziano per le foto Simone Bertuccio e Germano Cucinotta)