BARCELLONA PG: AI DOMICILIARI USAVA SIM DI UNA DEFUNTA PER COMUNICARE, ARRESTATO

Era ai domiciliari, ma continuava a mantenere rapporti con l’esterno attraverso un cellulare che usava la sim di una persona defunta. Lo hanno scoperto gli agenti della polizia di Barcellona Pg che nella serata dello scorso 31 luglio,  in collaborazione con la Squadra Mobile di Reggio Calabria, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla dr.ssa M.T. Celi del Tribunale di Barcellona P.G, su richiesta del  Dr. F. Monaco Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, hanno tratto in arresto Francesco GENOVESE, quarantaquattrenne nativo di Milazzo, ritenuto responsabile di aver violato le prescrizioni imposte dagli arresti domiciliari a cui era sottoposto.

In particolare le indagini hanno rivelato che Genovese avrebbe violato numerose volte “l’obbligo di non comunicare con persone diverse da quelle coabitanti e di non utilizzare telefoni cellulari e fissi o dispositivi elettronici che consentono chiamate e comunicazioni”. Infatti l’arrestato manteneva contatti con diverse persone, utilizzando una SIM intestata ad una donna deceduta.

Francesco GENOVESE si trovava agli arresti domiciliari a seguito dell’arresto avvenuto il 10.05.2013 poichè si era reso responsabile di favoreggiamento personale con l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa barcellonese; lo stesso, nell’ambito delle indagini avviate a seguito di un danneggiamento mediante incendio di un automezzo della ditta DUSTY S.r.l., per la quale lavorava, e di una successiva richiesta estorsiva avanzata da un intermediario della criminalità organizzata alla stessa ditta, aveva tenuto una condotta reticente, rifiutandosi di fornire gli elementi di cui era a conoscenza, allo scopo di impedire l’identificazione degli autori della richiesta estorsiva, facenti parte di “Cosa Nostra” barcellonese.

Il prosieguo delle indagini hanno permesso di individuare, inoltre, che Genovese era il soggetto attraverso il quale la criminalità organizzata locale, pochi giorni dopo dall’incendio, aveva fatto pervenire ai dirigenti dell’azienda una esplicita richiesta estorsiva tendente ad ottenere il pagamento di una tangente consistente nella somma di 15.000,00 Euro.

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