La Dda di Reggio Calabria ha chiesto il giudizio immediato per l’ex ministro Claudio Scajola, Chiara Rizzo e Martino Politi, tutti e tre ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta su presunti aiuti alla latitanza di Amedeo Matacena, l’ex deputato di Fi condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Scajola, in particolare, è accusato di avere cercato di sottrarre Matacena all’espiazione della pena attivandosi per farlo trasferire da Dubai, dove si trova, a Beirut, in Libano, ritenuto un Paese in cui è più difficile ottenere l’estradizione. La stessa accusa è contestata anche a Chiara Rizzo, moglie di Matacena, e a Politi, factotum dell’ex politico, che sono ritenuti responsabili della Dda anche di avere cercato di mascherare il capitale di Matacena per sottrarlo ad eventuali sequestri.
La Dda di Reggio Calabria, nella richiesta al gup di giudizio immediato per Claudio Scajola, Chiara Rizzo (nella foto) e Martino Politi, secondo quanto si è appreso da una fonte qualificata, non ha contestato l’aggravante prevista dall’articolo 7 di avere agevolato la ‘ndrangheta. L’aggravante era stata esclusa dal gip Olga Tarzia che aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita l’8 maggio scorso dalla Dia reggina nei confronti di Scajola e di altre sette persone. Sul punto c’è stato poi il ricorso, in sede di appello, della Dda al Tribunale del riesame di Reggio Calabria. Dopo due rinvii per motivi tecnici, l’udienza è stata aggiornata al primo ottobre. Tra gli altri cinque indagati nell’inchiesta figura anche lo stesso Matacena al quale, nel frattempo, la Corte di Cassazione ha ridotto la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa da 5 a 3 anni. Gli altri indagati sono la madre di Matacena, Raffaella De Carolis, la segretaria dell’ex politico, Maria Grazia Fiordalisi, la segretaria di Scajola, Roberta Sacco, e l’ad della società Amadeus, la holding della famiglia Matacena, Antonio Chillemi. Le loro posizioni, secondo la stessa fonte, sono state stralciate. Il gup di Reggio Calabria, Barbara Bennato, ha cinque giorni di tempo per accogliere o respingere la richiesta della Dda. (Ansa)