PARLA MICHELE BONASERA, IL MENTORE DI NIBALI. “GIA’ A 5 ANNI MOSTRAVA TALENTO. LA MOGLIE E LA FIGLIA GLI HANNO CAMBIATO LA VITA”

Vincenzo Nibali con Michele Bonasera

 

Michele Bonasera in bici
Michele Bonasera in bici

Per parlare del Vincenzo Nibali uomo, oltre che del ciclista, ci siamo recati presso l’officina di Michele Bonasera, fondatore e coordinatore del Fan Club Nibali Messina Centro, ma soprattutto, mentore dello Squalo dello Stretto. Al nostro arrivo, Bonasera stava prendendo in consegna, da parte del vice-presidente Alberto Lanza, alcune buste con le magliette celebrative, rigorosamente gialle, che i rappresentanti del Fan Club indosseranno a Parigi, per la passerella finale di domenica. Dietro la scrivania di Michele Bonasera, sono tante le foto che lo ritraggono insieme allo Squalo dello Stretto, insieme al cappellino dell’Astana ed altri ricordi. Su una parete, è messa in mostra la bicicletta della Liquigas con cui Nibali vinse la sua prima grande corsa: la Vuelta de Espana nel 2010.

 

“Ho conosciuto Vincenzo – spiega Bonasera – quando aveva 5 anni. Io correvo in bici insieme a suo padre, Salvatore, mentre lui si dilettava con la sua. Lui già dalle prime battute, a soli 5 anni, saliva dalla via del Pozzo tranquillamente, senza dover scendere dalla bici. Si vedeva già da quando era piccolo che aveva le doti. Infatti, Antonino Gangemi, un vecchio ciclista messinese, disse per primo: questo bimbo diventerà un campione. Aveva ragione. Io correvo a livello amatoriale e lui ci seguiva nelle corse. Il papà salvatore poi l’ha inserito in federazione e anno dopo anno ha fatto la sua gavetta”. Nibali ha avuto anche la fortuna di aver trovato alcune società che hanno creduto in lui, come la Marchetta che lo ha lanciato nelle categorie allievi-juniores. “Poi è passato alla Mastromarco, guidata da Carlo Franceschi, che dopo aver visto l’ottimo anno di Vincenzo negli Juniores, con un 3° posto ai mondiali di Zolder del 2002, ha fatto sacrifici economici per fare una squadra adatta a lui per l’anno successivo nei dilettanti. Dopo, sappiamo tutti cosa ha fatto…”.

 

Vincenzo Nibali e Michele Bonasera
Vincenzo Nibali e Michele Bonasera

Nonostante il successo, Vincenzo, è sempre rimasto con i piedi per terra: “Vincenzo era umile ed è rimasto umile – spiega Bonasera – anche se ha un carattere particolare. Se le cose gli vanno male, si chiude in se stesso e diventa impossibile parlarci. Quando le cose vanno bene, manifesta con tutti le sue emozioni positive. Non si è montato la testa ed è rimasto legato alla sua terra, ai suoi vecchi amici e compagni di squadra e a chi lo ha ben voluto sin da bambino”. Ma una vittoria così schiacciante, chi se la immaginava? “Dopo la vittoria del Giro lui non si aspettava un successo così netto. Voleva fare bella figura – spiega Bonasera – migliorando l’ultima prestazione al Tour. Una vittoria così, a dire la verità, non se lo aspettava nemmeno lui. Noi del Fan Club dopo i primi mesi del 2014, con i problemi interni avuti all’Astana, abbiamo pensato fosse un anno negativo.E’ venuto a trovarci a maggio e non era felicissimo, ma ci ha manifestato l’intenzione di volere e potere far bene al Tour”.
Ad inizio giugno, infatti, Nibali era stato apertamente criticato dalla sua squadra per “scarso rendimento”, non avendo ancora vinto alcuna competizione dopo il Giro. “Vincenzo era dispiaciuto – continua Bonasera – perché aveva preparato la stagione per puntare al Tour e dopo aver vinto il Giro non pensava di dover affrontare queste critiche ingiuste. Alla fine, però, ne è uscito bene”. Ne è uscito molto bene, visto che, pochi giorni prima dell’inizio del Tour, Vincenzo è anche diventato campione italiano, vincendo il Trofeo Melinda: “E’ diventato campione d’Italia per la rabbia che aveva dentro, perché per le sue caratteristiche, lui non avrebbe mai potuto vincere in quel tracciato. Non era una corsa adatta a lui. Ma era molto arrabbiato perché i successi non arrivavano ormai da tempo. Era come un calciatore che non riesce a trovare il gol da tanto tempo. La voglia di vincere l’ha portato al trionfo. Questo successo ha rappresentato una molla in più verso la vittoria del Tour”.

 

Alberto Lanza con la bicicletta con cui Nibali ha vinto la Vuelta del 2010
Alberto Lanza con la bicicletta con cui Nibali ha vinto la Vuelta del 2010

Michele Bonasera è rimasto costantemente in contatto con il ciclista messinese: “L’ho sentito giovedì sera dopo la tappa del Tourmalet. E’ tranquillo, sereno, ci ringrazia tutti e ringrazia la stampa locale che lo segue. Io gli invio tutti i giorni gli articoli dove si parla di lui. Ha saputo del maxi-schermo allestito a palazzo Zanca sabato e domenica. Dopo la passerella di Parigi, dal Comune proverò a contattare al telefono il compagno di squadra Valerio Agnoli, il procuratore Max Carrera ed il fratello Antonio Nibali. Tutti e tre sono d’accordo. Con Vincenzo ci proveremo, ma sarà molto difficile. Ho parlato con lui ed ha detto che proverà a dedicarci due minuti tramite il telefono dei genitori, che lo raggiungeranno a Parigi con il nostro sostegno”.
Il fondatore del Fan Club ci ha anche raccontato qualche aneddoto che riguarda l’infanzia del piccolo Nibali: “Vincenzo da bambino amava tanto la bici, ma non aveva voglia di allenarsi. E’ così anche adesso. Lui va in bici perché ha un motore impressionante dentro di sè, ma non è il classico ciclista che vuole fare allenamenti specifici. Ricordo che il papà lo rincorreva per casa perché lui non voleva mai uscire in bicicletta per allenarsi, poi la domenica si presentava alle gare e vinceva nettamente. Usciva in bici con me e suo padre la mattina alle 5.30, poi alle 8 rientrava per andare a scuola e poi usciva nuovamente in bici nel pomeriggio”.
Gli insegnamenti del padre, lo hanno anche aiutato nella vittoria della quinta tappa di questo Tour, la Ypres – Arenberg Porte du Hainaut, corsa in molti settori di pavé: “Il padre lo ha abituato anche ad uscire in mountain bike e questo lo ha aiutato nella tappa corsa con tante insidie sul pavé, perché quando Vincenzo aveva 15 anni, Salvatore Nibali l’ha mandato in gara a scontrarsi con gente del calibro di Giovanni Basso, campione d’Italia in carica della disciplina, ed è arrivato al traguardo insieme con lui che aveva provato a staccarlo, ma senza successo. A 15 anni già faceva i suoi numeri in mountain bike”.

 

Michele Bonasera e Vincenzo Nibali, con in mezzo il piccolo Antonio
Michele Bonasera e Vincenzo Nibali, con in mezzo il piccolo Antonio

Il momento più difficile per la carriera di Nibali, secondo Bonasera, è stato il post-Vuelta: “Nel 2011, dopo la vittoria della corsa spagnola nell’anno precedente, per Vincenzo c’è stato un anno transitorio. Le vittorie non arrivavano e lui non sapeva se la Vuelta gli aveva fatto bene o no, ma anche qui è uscito alla grande dal suo momento negativo”. Ed il momento più bello? Non è stato quello relativo alla vittoria del Giro e forse neanche quello imminente della vittoria del Tour. Secondo l’uomo che l’ha seguito sin dall’infanzia, la svolta è arrivata con la nascita della figlia Emma, a cui ha dedicato la prima tappa vinta al Tour. Dopo il matrimonio, la moglie Rachele lo ha trasformato: lo reso più sereno e sicuro. Lei filtra i problemi che girano intorno a Vincenzo. Con la nascita della figlia si è completato. Vorrebbe altri due figli, anche se Rachele non è molto d’accordo…”.

 

A cura della redazione sportiva.

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