Ho visto cose che voi persone civili non potreste immaginare.
Ho visto un comandante di Capitaneria di porto prendere le difese degli armatori, a discapito di una città deturpata da decenni dai tir che sbarcano in pieno centro dalle loro navi.
Ho visto un presidente di Autorità portuale costituirsi parte civile in un ricorso contro l’ordinanza che intende porre fine a questa deturpazione, arrivando ad auspicare il proliferare dei mezzi pesanti in città.
Ho visto un prefetto, colui che rappresenta lo Stato nel territorio, mandare messaggi circa l’opportunità di non alterare gli interessi di chi, da decenni, quel territorio lo sfrutta, senza fare niente per esso.
Ho visto un evento commemorativo di un magistrato e la sua scorta che hanno sacrificato la vita per gli italiani, anche per il comandante, il presidente e il prefetto di cui sopra, nel corso del quale, al cospetto di un ministro della Repubblica, il sindaco della città è stato relegato agli ultimi posti.
Ho visto consiglieri comunali preferire non affrontare i veri problemi della città per dedicarsi a Tar e affini, proponendo addirittura di ritirare provvedimenti mirati a risolverli quei problemi.
Ho visto sindacati interi schierarsi contro gli interessi del popolo, che raramente ormai è composto anche da lavoratori, chiedendo a loro volta il ritiro di atti fondamentali per allontanare i tir dalla città, cercando di scaricare su istituzioni altre la responsabilità di cambiare le cose, sapendo che non lo faranno mai.
Ho visto quel sindaco emarginato alla commemorazione del magistrato e della sua scorta affrontare il potere paralizzante di comandanti, presidenti, prefetti, armatori, consiglieri e partiti politici, sindacati e servi di vario ordine e grado e combattere come un leone per mettere fine a un cancro che sopravvive solo a queste latitudini e che per decenni nessuno, prima di lui, ha voluto debellare.
L’ho visto combattere contro certi suoi stessi pessimi consiglieri, l’ho visto, armato della sola fascia tricolore e del proprio coraggio, salire su un cavalcavia fatiscente quanto maledetto per dire basta ai camionisti, guardandoli dritti negli occhi.
Ho visto quegli stessi camionisti sfidare la legge, tentare di rompere il blocco e venire fermati, non dalle forze dell’ordine, ma da un drappello di cittadini altrettanto coraggiosi.
E ho visto altri cittadini, che non saliranno mai sul quel cavalcavia se non per salpare alla volta del continente, meravigliarsi. E sapete di cosa? Del sindaco che, fascia tricolore al collo, combatte per loro. Lo definiscono “esibizionista”. E lo sforzo per aver trovato nel loro scarso vocabolario un simile termine deve essere stato immane perché non hanno usato aggettivo alcuno per il comandante, il presidente, il prefetto, gli armatori, i sindacati, i consiglieri comunali, i partiti e i loro servi di ogni ordine e grado. Né per i segnali fin troppo inquietanti che riportano con la memoria ai tempi di quel magistrato e la sua scorta.
Chi sono questi cittadini? È facile riconoscerli: sono quelli che sentite sempre lamentarsi, dando fiato ai tromboni, mentre tengono la barchetta e le nobili terga all’asciutto. Sono i peggiori nemici vostri e dei vostri figli. Peggiori del comandante, del presidente, del prefetto, degli armatori, dei sindacati, dei consiglieri comunali, dei partiti e dei loro servi di ogni ordine e grado.
Messina ne è piena. Perché questa è la città della controrivoluzione culturale. Quella in cui illustri esponenti del Pd, unico caso in Italia, sono contro un’isola pedonale. E a favore dei tir che deturpano la città.
Quale aggettivo per definire tutto questo?
Se son rose… lo troveranno. (@FabioBonasera)