PIEMONTE, VULLO: “OK A POLO MATERNO – INFANTILE, INVITO SINDACO A PUBBLICO DIBATTITO”

Michele Vullo

“A quali bisogni di salute risponde l’Ospedale Piemonte? Occorre chiederselo se vogliamo una risposta onesta sulle condizioni della struttura e in funzione di parametri nazionali e internazionali. Così com’è il nosocomio non è in grado di fornire le prestazioni adeguate agli interventi in codice rosso di pronto soccorso. Mi riferisco per esempio agli infarti e agli ictus. Sono disponibile a un dibattitto pubblico, una tavola rotonda ortodossa per discutere dell’utilizzo del presidio a cui invito Sindaco e istituzioni”. Questo è il pensiero forte e chiaro del manager dell’Azienda Ospedali Riuniti Papardo-Piemonte, Michele Vullo che ha preso possesso della struttura appena 16 giorni fa ed è stato investito dal peso di questo interrogativo: Cosa fare dell’Ospedale Piemonte?

“Trasformarlo in Polo Materno-Infantile sarebbe un salto di qualità – spiega il direttore generale -. La scelta spetta alla Regione Siciliana da cui seguirò le direttive e gli obiettivi che verranno assunti il prossimo 31 luglio a Palermo”.

La domanda che vale sicuramente tanti milioni di euro è: “Ripristinare il ‘Piemonte’ a centro sanitario con le sue specialistiche che gli sono state strappate quasi 5 anni fa “a vantaggio del Papardo” oppure convertirlo ad Ospedale della Mamma e del bambino?” Quello che è indiscutibile è che il suo futuro è legato non ad una scelta personale del manager ma a quella del Governo Crocetta. Ciò non toglie che, a suffragio delle Società scientifiche, che impongono l’accorpamento di doppioni ospedalieri, Vullo sia pronto ad unificare le Unità complesse afferenti all’Ostetricia e all’infanzia dei due presidi per gestire meglio e più razionalmente tutto il Percorso Nascita. “Se i medici del Papardo appartenenti a queste branche fossero d’accordo –sostiene Vullo -, li trasferirei anche domani. Questo perché il plesso del Viale Europa si avvicina agli standard dettati dal Ministero ovvero 1000 parti l’anno. Porterò tutto ciò che è materno-infantile al Piemonte e, viceversa, tutto ciò che non è materno-infantile dal Piemonte andrà al Papardo”.

Ospedale Piemonte_ Pad. 4_spogliatoio_quimessina
Ospedale Piemonte, Pad. 4 usato come spogliatoio

Tra gli obiettivi dei manager indicati dalla Regione, oltre a quelli prettamente finanziari di un’amministrazione sanitaria come pareggiare il bilancio, sono annoverati l’abbattimento dei tagli cesarei per cui non si dovrebbe superare il 18% (media europea) e l’incremento degli interventi di fratture del femore sugli anziani over 65 entro 48 ore. Per dare solo un’idea di quanto Messina sfori le disposizioni, nel primo caso, il presidio Piemonte registra, nel 2013, 893 parti l’anno con il 53,4% di tagli cesarei mentre il Papardo si attesta al 41,3% con 414 parti l’anno. Una media aziendale del 49,4% che dovrebbe fare rabbrividire. Nel caso delle operazioni al femore sulla terza età, si aumenterebbe la qualità della vita del paziente riducendone i costi di riabilitazione.
L’ospedale Piemonte non è “defunto” quando il neo manager ha riferito l’orientamento della Regione ai rappresentanti del personale quindi la trasformazione a Polo Materno-Infantile. In realtà, sta agonizzando attraverso tre colpi mortali in questi anni. Noi possiamo raccontare la cronaca dei fatti. Una volta più recente quando l’ex commissario Armando Caruso ha firmato a giugno del 2012, a Palermo, per la conversione a Polo Materno-Infantile, su istanza dell’ex assessore Massimo Russo.

Ospedale Piemonte_Pad. 6 lavori in corso_quimessina
Ospedale Piemonte, Pad. 6 lavori in corso

Un’altra volta quando sono stati avviati i lavori di adeguamento sismico (2011) nei padiglioni 4 e 6 mai finiti con la chiusura di entrambi ancora in atto. In particolare il numero 4 risulta terminato ma viene utilizzato come spogliatoio. Infine, quando l’Ospedale è stato sottoposto ad uno smantellamento “non troppo subdolo” da parte della Regione, intrapreso alle fine del 2009, toccando l’apice nel luglio del 2010. Il depotenziamento del nosocomio è iniziato con la politica della razionalizzazione della spesa pubblica che ha visto l’accorpamento in Azienda dei due Punti sanitari. Il paziente, da questo momento, viene definito “cliente”.

Ad essere sottratta per prima e traslocata al Papardo perché non rispondeva a requisiti strutturali è stata l’Emodinamica, per intenderci, il Servizio che fa la differenza tra la vita e la morte in caso di infarto. Poi, ad andare via è stato il Centro Sangue, seguito da Servizi essenziali a supporto di un Pronto Soccorso efficiente quali Neurologia, Malattie Respiratorie, Angiologia ed Endocrinologia. Poco dopo, il destino “funesto” ha trafitto i reparti di Oculistica, Otorinolaringoiatria e Dermatologia. Allo stato attuale, tutte queste specialistiche funzionano in modo dignitoso all’Ospedale Papardo ma con numeri non sempre all’altezza di quando si trovavano al nosocomio del centro città. Mentre al Presidio Piemonte è necessario realizzare la conta di ciò che funziona a pieno regime. I reparti attivi sono Cardiologia e Utic con 8+6 posti letto, Ostetricia con 14+2 posti letto, Pediatria e Utin rispettivamente con 6 e 2, Chirurgia generale, Ortopedia e Rianimazione, tutte e tre con 8 posti. Non si comprende come la Rianimazione possa sopravvivere senza una Neurochirurgia e l’Utic senza Emodinamica. Incongruenze tutte messinesi.

Ad eccezione dell’Ostetricia e Ginecologia che lavorano con turni massacranti sia tra il personale medico che infermieristico e dell’Ortopedia, la struttura di viale Europa è relegata ad un’assistenza ambulatoriale, operativa nei locali di Salita Contino (parallela del Viale Europa alle spalle dell’ospedale). Qui, gli utenti appiedati sono costretti ad aspettare per tanto tempo un pulmino di pochissimi posti per raggiungere il sito adibito alle visite mediche. (@MARCELLA RUGGERI)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it