La faccenda tir divide e non poco il consiglio comunale messinese. La Presidente del civico consesso, Emilia Barrile, ci ha concesso un’intervista per spiegare quanto avvenuto ieri in Aula: “Ho chiamato la proponente della mozione d’ordine invitandola a ritirare la proposta e chiarendole che domani ci sarebbe stato un consiglio esclusivo per parlare di tir, con ampio dibattito e confronto politico. La collega- Donatella Sindoni– si è rifiutata di fare un passo indietro: evidentemente i colleghi avranno visto una sorta di forzatura da voler mettere in atto e quello è stato l’esito. Ognuno è libero di votare in coscienza”.
Avanzare la proposta di un consiglio aperto da convocare nei prossimi giorni non è stata un’idea accolta positivamente da tutta Aula. Non si sarà trattato di un autogol?
“Si è levato un grido dei consiglieri che vogliono, giustamente, avere molta oculatezza e responsabilità. Si tratta di una sessione di bilancio e non possiamo rischiare di far cadere la sessione in un momento così delicato per la città. Ci tengo a ricordare che non è ancora scongiurato il rischio del dissesto e siccome l’amministrazione, ad oggi, non ci dà alcuna garanzia sulla presentazione di riequilibrio e previsionale, nell’incertezza del domani, dobbiamo stare responsabilmente attenti alle funzionalità del consiglio. E’ essenziale non venga messo in discussione il numero legale in Aula. Chiudere una sessione adesso significa dichiarare che la nostra è una città al dissesto, significa che Messina non ha speranze di miglioramento o di ripresa relativamente alla situazione finanziaria su cui la Corte dei Conti ci mette in guardia non di rado.
Consiglio aperto significa anche che, se c’è una votazione, questa non è vincolante alla sessione. Quello proposto oggi è semplicemente un atto d’indirizzo che si vuol dare all’Amministrazione: quando si svolge un consiglio aperto non si può deliberare ma solo discutere e dare un orientamento quindi tutto torna. Poiché quello che è stato presentato dai colleghi è un documento, io da Presidente super partes, avendo colto da ogni parte politica presente in aula una condivisione sulla volontà di non avere tir in città, ho accolto il comune sentire di voler stilare insieme un indirizzo da votare all’unanimità da sottoporre al sindaco”.
Insomma si sarebbe trattato di una sorta di trappola perché il consiglio non tenga un atteggiamento pilatesco?
“Niente affatto. Al contrario, sarà l’occasione per confrontarci. Ribadisco che quello presentato è un ordine del giorno. Non cambierà l’idea del sindaco se lo presentiamo oggi o venerdì. E dopo tutto, mi si consenta di chiedermi come mai, giacchè non è un problema sorto in questi giorni, perché se qualcuno aveva tanto interesse, non l’ha sollevato prima. Il problema dei tir non nasce con l’ordinanza della scorsa settimana, è una faccenda che ci portiamo dietro da decenni. Si poteva pensare anche prima di dare un orientamento politico al sindaco e all’Amministrazione”.
In merito al botta e risposta tra Palazzo Zanca e la Prefettura, la Presidente ammette: ” ci ha messo in crisi la lettera che il primo cittadino destina al Dott. Trotta, in chiusura alla quale Accorinti fa riferimento ad un’apertura di discussione per addivenire ad eventuali provvedimenti condivisi. Guardando alla posizione di entrambi, oggi c’è da riflettere su cosa si vuol fare”.
Ma chi, tra gli attori chiamati in causa, ha sbagliato, a Suo avviso?
“Non si tratta di un chi, ma di un cosa. Il reale problema è la mancanza di comunicazione. Io dico sempre che politica è rapporto e dialogo. Se si vive di prese di posizione non si arriva a soluzioni per il bene della città. Diciamoci la verità: nessuno vuole i tir ma è vero anche che nessuno vuole danneggiare qualcuno o qualcosa o fare fughe in avanti rispetto ad altri”.
L’ Autorità Portuale in realtà i tir li vuole eccome.
“Noi interpretiamo il no ai tir come un veto per i soli Franza. Io ho avuto un confronto con esercenti che vedono nell’ordinanza un rischio per la propria attività perchè nella zona di Maregrosso, ad esempio, abbiamo attività che vengono rifornite dai mezzi che sbarcano”.
Ma si tratta di modificare gli orari di arrivo e di partenza, non di porre barriere definitive che non consentono il passaggio a Messina.
“Ok. Chiediamo in un momento di crisi di aprire di notte, pagando il personale straordinario notturno per rifornirsi. Ma si è pensato agli squilibri sociali e lavorativi che subirebbero le aziende che operano sul territorio? Noi stiamo andando a fare una guerra a Franza. Qualcuno dice “il Pd non vota perché è vicino a Franza!” ma non è questo. Il fatto è che la soluzione va trovata ma deve essere condivisa e ragionata in modo da non ledere nessuno e quando dico nessuno alludo a chi lavora. Oltretutto corriamo il rischio di attacchi legali con conseguente spesa del Comune per eventuali danni che possono subire i privati. Stiamo parlando di 10 giorni e, siamo franchi, non cambiano la vivibilità di una città. Ad agosto c’è molto meno traffico perché le grosse aziende chiudono -il volume non è lo stesso degli altri mesi-. Infine, l’emergenza se è tale, va fronteggiata da subito. Se il sindaco prepara un atto valido dal 21 del mese dov’è l’emergenza?”.
In realtà l’Amministrazione, dopo l’aut aut, ha lasciato -per sua ammissione, seppur impopolare- la possibilità agli armatori di non dover risarcire quanti avessero già acquistato i ticket.
“Così abbiamo dato motivo di ricorrere su una determina. Il sindaco può fare l’ordinanza solo se c’è rischio di emergenza. Se concedi la deroga l’emergenza non c’è più”.
Non è dello stesso avviso una parte dei consiglieri, la gran parte dei quali, ritiene che il consiglio aperto non sarebbe una soluzione valida: perché non ci sarebbero i tempi per realizzarlo o perché suonerebbe come un “tranello” piuttosto che perché non verrebbe davvero rappresentata una fetta significativa della cittadinanza. Ivana Risitano, ad esempio, dichiara che “il consiglio ha avuto modo di avere contezza di tutte le posizioni già espresse. Una seduta aperta ci permette di ascoltare solo una parte delle ragioni. I cittadini restano esclusi -come nel caso del Palagiustizia-“, ritiene la consigliera di Cambiamo Messina dal Basso. “Non abbiamo bisogno di sentire ragioni che già conosciamo ascoltando in modo sbilanciato solo una delle parti in causa. L’ago della bilancia penderebbe dalla parte degli armatori, compreso nel momento in cui ad intervenire fossero quei lavoratori che rischiano di essere sobillati sotto la minaccia dei licenziamenti che sono già state avanzate nelle scorse settimane”. (@Eleonora.Urzì)