Prendete un imprenditore incavolato, una denuncia alla Procura, una Via caratterizzata dalla presenza di ritrovi, studi e abitazioni di avvocati e magistrati, un locale in voga, un’associazione di categoria “sul pezzo”, oltre 12 anni di richieste inoltrate agli uffici competenti, verbali rilevati regolarmente, un’amministrazione consenziente, tanti pareri positivi e un dirigente che intende la norma a propria libera interpretazione.
A questi elementi aggiungete lo strapotere dei social network e, più o meno, possiederete tutti i fattori riguardanti la vicenda che stiamo per raccontare.
Appena ieri pomeriggio, su Facebook, venivano condivise da Elio D’Antoni, titolare di un cocktail bar in Via Tommaso Cannizzaro, scatti testimonianti il sequestro dell’arredamento esterno del suo locale, avvenuto dietro autorizzazione della magistratura. Caso vuole che il tutto accada sotto gli occhi dell’assessore al commercio, Patrizia Panarello, del coordinatore cittadino di Confesercenti, Benni Bonaffini, e del coordinatore della Fiepet-Confesercenti provinciale, Andrea Ipsaro Passione.
In men che non si dica, a mezzo social, amici, frequentatori di suddetto locale e altri imprenditori caduti sotto la scure di una burocrazia niente affatto snella e lineare, hanno manifestato solidarietà all’esercente sopra menzionato rendendo il caso -e i post relativi- letteralmente virale.
Facciamo un passo indietro per comprendere le ragioni della levata di scudi.
Il punto essenziale dal quale partire è che l’autorizzazione all’ occupazione di suolo per l’attività in oggetto, in realtà, non c’è. Dunque il cocktail bar godeva di un perimetro, evidentemente, impegnato in modo illegittimo. Perchè tanto scalpore allora?
“La prima richiesta inoltrata per ottenere la concessione -mai arrivata- è stata presentata tre anni fa, ossia quando l’attività ha visto la luce”, racconta D’Antoni, la cui storia ha radici ancora più profonde giacché un paio di botteghe di fianco al suo esercizio sorge un altro ritrovo- oggi di proprietà della madre, ma in passato di sua proprietà – che, da oltre una dozzina di anni attende di acquisire il medesimo nulla osta. “Non è un problema che riguarda solo il singolo caso. Di questa situazione di stallo risentono moltissime delle attività della zona, quasi tutte rappresentate dalla nostra sigla, per tanto abbiamo cognizione di causa su ogni passaggio avvenuto sin qui”, dichiara Ipsaro Passione.
A ben guardare lo sviluppo della faccenda, risulta chiaro che si sta verificando il più classico dei “braccio di ferro” tra la Giunta e certi uffici pubblici anzi, più nello specifico, di un ufficio: il Patrimonio e Demanio. La ratio? “A causa di un’interpretazione restrittiva di un articolo del codice della strada e dell’esistenza di parcheggi sul marciapiede”, spiega con una nota l’assessore al ramo. “A tal proposito sono stati convocati numerosi tavoli tecnici a cui hanno partecipato, oltre i dipartimenti interessati, anche la Confesercenti e gli stessi operatori commerciali, i quali hanno potuto constatare l’impegno da parte dell’Amministrazione nel voler risolvere la suddetta problematica”, continua la Panarello, secondo cui la concessione delle autorizzazioni è una “questione di buon senso”.
A proposito di tavoli tecnici, uno su tutti risulta essere cruciale: quello del 16 aprile scorso, convocato dal vicesindaco Guido Signorino e svoltosi alla presenza dell’ospite, dell’ assessore Panarello, dell’Ing. Pizzino -dirigente del Dipartimento Mobilità Urbana e Viabilità- e due rappresentanti della Polizia Annonaria (Ispettore Antonino Micalizzi e Ispettore Gaetano La Barbera). In tale occasione, è il dirigente del Dipartimento Mobilità Urbana e Viabilità a sottolineare come il Dipartimento Patrimonio dia un’interpretazione restrittiva al Codice della Strada; Pizzino mette in luce, inoltre, come ciò, esuli assolutamente dalle competenze del Patrimonio.
Di fatti, secondo il dirigente, unici competenti ad interpretare la norma del C.d.S. sarebbero il Dipartimento Viabilità e il Corpo di Polizia Municipale. I presenti concordano con l’ingegnere e, a bocce ferme, sarebbe stato difficile il contrario poiché la disposizione in oggetto (art.20 comma 3 del C.d.S. – oltretutto identico all’art. 15 comma 2 del vigente Regolamento Cosap che è stato modificato dalla delibera n. 8/C del 30.01.2013) prevede che “ nelle zone di rilevanza storico-ambientale, ovvero quando sussistano particolari caratteristiche della strada, è ammessa l’occupazione dei marciapiedi a condizione che sia garantita una zona adeguata per la circolazione dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria”.
Dunque per gli addetti ai lavori presenti in quell’occasione non ci sarebbero stati ostacoli all’occupazione di suolo pubblico nella Via Tommaso Cannizzaro alta, laddove insistono i parcheggi. Non appare dello stesso avviso il Dr. Caizzone. Questi, intervenuto alla riunione di aprile, quasi al termine dei lavori -in rappresentanza del Dipartimento Patrimonio e quindi del Dirigente, Ing. Castronovo– intende differentemente la norma ritenendo il suo contenuto, al contrario, un chiaro impedimento all’occupazione di suolo. Ma, ammettendo di non essere competente ad interpretarla, l’interlocutore del Patrimonio e Demanio, si limita al ruolo di portavoce dei dati emersi che, dichiara, comunicherà al suo dirigente (sempre il Castronovo: lo stesso dirigente che tra l’altro, pare sia stato protagonista della vicenda relativa la chiusura degli esercizi in Galleria Vittorio Emanuele, qualche anno fa).
La parola “fine” al confronto viene scritta da Signorino che comunica l’intenzione di inviare il verbale di seduta a tutti i soggetti interessati all’argomento, precisando che suddetta copia costituirà – “a tutti gli effetti”- un’autorizzazione a procedere al rilascio delle concessioni, così come, del resto, concordato anche nei precedenti briefing (ad esempio quello del 28 gennaio al quale presero parte anche Confesercenti e una rappresentanza degli esercenti della zona interessata).
Se dunque stanno così le cose, se chi è competente manifesta i propri pareri -positivi-, se chi ha autorità a pronunciarsi e ad interpretare le norme vigenti si esprime in un senso, qual è precisamente la ragione alla base di una serie di azioni che, evidentemente, muovono contro l’interesse degli esercenti e della città tutta? Al di là dell’interesse dei singoli imprenditori, è Messina che otterrebbe un doppio beneficio dall’occupazione di suolo: quello più ludico della fruizione di un servizio aggregativo erogato da privati e quello più concreto di un cospicuo aumento di introiti nelle casse comunali.
Al contrario, se si dimostrasse una qualsivoglia forma di ostruzionismo ex ante, risulterebbe gravissima la responsabilità di chi, in tal modo, determina un vero e proprio danno erariale.
Ebbene, come avevamo premesso, la faccenda specifica verificatasi ieri è solo uno dei casi e costituisce in questo contesto un casus belli ma la problematica è ben più profonda e complessa oltre che diffusa.
“Da più di anno inoltriamo richieste di occupazione e si tratta della seconda volta che il patrimonio la rigetta”, ribadisce Ipsaro Passione; “ieri si è avuto l’arresto dell’ennesima attività”. Appare evidente l’intenzione di di Confesercenti di non abbassare la guardia ed è immaginabile l’intenzione dell’associazione imprenditoriale di procedere nei confronti del dirigente (al secolo Ing. Castronovo) per le responsabilità imputabili al suo agire, se accertate inequivocabilmente. (@Eleonora Urzì)