Quella di cui la stampa catanese si sta occupando da qualche giorno, peraltro tardivamente e ce ne scusiamo per primi (anche a denunciare certe inadempienze della PA serve la stampa), è una storia sintomatica di quali siano le reali ragioni per cui un intero paese è ormai ridotto alla miseria: la totale incapacità di una classe burocratica dirigente incredibilmente inadeguata a gestire anche le incombenze più banali.
La vicenda riguarda i lavori per la sistemazione della darsena del porto di Catania.
Lavori appaltati nel 2008 e finanziati con un mutuo quinquennale a tassi particolarmente favorevoli con rinnovo a richiesta da parte del debitore/contraente.
Beneficiario del mutuo l’Autorità Portuale di Catania che con quel denaro doveva pagare i lavori.
Alla scadenza del quinquennio, dicembre 2013, era prevista dal contratto di mutuo la facoltà di accedere alla tranche rimanente dei fondi per poter provvedere alla conclusione dei lavori e liquidare gli ultimi stati di avanzamento.
Incredibilmente, ed è davvero difficile riuscire a non parlare di gravissima irresponsabilità, l’Autorità Portuale, impersonata dall’allora Commissario Straordinario Cosimo Aiello, “dimentica” di avvalersi della facoltà di rinnovo del mutuo e riesce a farla decadere.
Alla banca concedente, la Dexia, non pare vero di potersi liberare di un contratto per lei, cosa molto rara nel mondo della finanza, ormai non più conveniente.
Così, per una dabbenaggine burocratica che lascia senza parole e andrebbe certamente sanzionata per i danni che sta provocando, l’appalto perde le sue fonti finanziarie e l’impresa, la Tecnis di Catania, non viene più pagata a partire dal gennaio 2014.
Sei mesi pieni in cui la Tecnis è riuscita comunque, essendo un grande gruppo imprenditoriale, a fare fronte ai propri impegni con i lavoratori, con i fornitori e persino con il fisco che, come si sa, non attende neanche quando causa dei problemi sono quei “commissari” lautamente pagati proprio con i soldi di quelle stesse tasse.
Nel frattempo, il commissario Aiello, di cui ci siamo più volte occupati (è il baby pensionato della regione andato in quiescenza a soli 51 anni per accudire la madre malata e che subito dopo è riuscito ad ottenere una miriade di incarichi di consulenza e commissario) ha terminato il suo mandato ed è stato sostituito da un altro commissario che si è insediato nel marzo 2014.
Giuseppe Alati.
Cosa abbia fatto in questi tre mesi il commissario Alati, al di là di dare assicurazioni, non ci è ancora chiaro.
Di fatto, l’impresa, che detto per inciso, è perfettamente in regola con gli stati di avanzamento dei lavori, ormai nella fase conclusiva ed anzi prevede di consegnarli persino in anticipo, il prossimo agosto, non ha più potuto utilizzare proprie risorse per continuare a pagare quanto dovrebbe l’Autorità Portuale.
La Tecnis è infatti ormai creditrice di oltre 20 milioni di euro ed i lavoratori, che non hanno percepito lo stipendio di giugno, hanno cominciato a protestare nei confronti delle mancanze dell’Autorità Portuale.
Il risultato che i dipendenti hanno ottenuto da un incontro col commissario Alati, poco meno di un insulto per l’azienda, è che verranno liquidati a giorni 400.000 euro.
400.000 euro a fronte di 20 milioni: sconcertante.
La Tecnis ha comunque dichiarato che qualsiasi cifra liquidata sarà utilizzata prioritariamente per pagare stipendi e fornitori in maggiore difficoltà, ma il problema complessivo resta ed è enorme perché non è chiaro come Commissario Alati e Ministero competente intendano risolverlo nei tempi richiesti dalla situazione: immediati.
Oltre alla Tecnis ed alle centinaia di lavoratori coinvolti, intorno all’appalto della darsena si muove infatti un indotto di decine di aziende fornitrici con migliaia di lavoratori che per l’inadeguatezza di chi è chiamato a gestire realtà complesse stanno subendo gravi ripercussioni.
E tutto questo perché qualcuno ha sbadatamente “dimenticato” di rinnovare un finanziamento?
Ma in che mani è finito quello che una volta era il Sistema Italia?
Possibile che nessuno paghi per questa intollerabile incapacità?
Possibile che il Commissario Straordinario Alati non senta il dovere di andare ad incatenarsi davanti al ministero competente sino a che non si risolva l’enorme problema causato dall’ente che egli stesso oggi rappresenta?
O vuole aspettare che termini la pazienza di imprese e lavoratori e magari si comincino a verificare scioperi ed incidenti, che le aziende falliscano e la gente finisca in mezzo alla strada?
Ormai è chiaro dove sta il problema di questo sistema: burocrati e burocrazia che non si capisce a cosa servano ed a chi rispondono.