Non è un giorno come gli altri: la città festeggia o maledice il 24 giugno dello scorso anno, data in cui il “professor No Ponte” abbandonava le vesti, indossate per tutta la vita, del disturbatore delle Istituzioni -pungolate e, se è il caso, contestate- per diventare lui stesso istituzione.
Non è una sera come le altre: l’Italia prandelliana che, per passare il turno, aveva bisogno soltanto di un misero pareggio contro l’Uruguay, è riuscita a perdere una partita imperdibile. E dire che il Paese intero, pur tremando, ci aveva creduto.
Le lacrime agli occhi di molti, oggi, non sono quelle di 365 giorni fa, ciò nonostante qualche duro e puro non ha voluto rinunciare alla celebrazione di questi dodici mesi di amministrazione Accorinti.
La “festa”, annunciata a mezzo social, ha avuto inizio a poco prima delle 22, quando l’Isola pedonale Cairoli, simbolica cornice scelta per l’incontro con i cittadini, ha accolto il sindaco ed alcuni membri della sua giunta.
In pieno stile comizio, Renato, Filippo, Daniele e Guido, chiamati rigorosamente per nome da quanti li incontravano, incitavano e ascoltavano parlare al megafono, in piedi su una panchina della Piazza, hanno presentato il loro bilancio di quest’annata decisamente sui generis.
“Siamo troppo felici perché fare un anno di questa vita non era così semplice ma ce l’abbiamo fatta. Non è un miracolo… è qualcosa di più!”, esordisce il sindaco.
Accorinti parla di forza, quella del cambiamento tanto bramato e che, a suo dire, dalla città arriva energica, perché “il cambiamento non è di poche persone e basta: si cambia Messina dal basso e la cambiamo tutti insieme. Ciascuno si sente parte di qualcosa e contamineremo tutti ma non ad un pensiero unico: ognuno dà il proprio contributo a suo modo. E’ la partecipazione, la strada che cambierà la nostra esistenza”. Il primo cittadino ci crede: “tutto può cambiare? Sì!” e sottolinea l’esigenza di avere pazienza, una pazienza che però in molti hanno perso da tempo. “Se domattina tutto fosse diverso non sarebbe reale, non si cambia in un attimo. Pensate a quanto sforzo serve per correggere un nostro difetto, una nostra debolezza, una miseria. Lo dico a me per primo”. L’esempio è chiaro.
Chiede a chi lo sostiene di non temere attacchi e offese che giungono dall’esterno: la parola d’ordine è non rispondere alla violenza (sia anche verbale) con la stessa arma, monito che alcuni “fanatici a tutti i costi” dovrebbero cogliere. Una pianificazione breve per il futuro che, oltre al resto, prevede una visita del sindaco di Assisi (il prossimo 11 luglio). Un richiamo allo Stretto come patrimonio dell’umanità e trait d’union tra due popoli cugini, che fa scattare la claque. E presto arriva il turno degli assessori presenti, da Ialacqua a Signorino e infine Cucinotta.
Proprio il primo allude alla sconfitta sul campo, quello da gioco, inflitta agli azzurri, esordendo: “pensate a chi non può festeggiare niente oggi, almeno noi un buon motivo lo abbiamo”. All’amministratore non manca il piglio dell’intrattenitore e con un dinamismo e un’ilarità da palcoscenico alterna serio a faceto, battute a steccate pungenti.
“Ho visto i frustrati che a scuola prendevano brutte pagelle che oggi le hanno preparate agli altri -continua Ialacqua – Ecco signori, se De Cola non ha risolto il problema del risanamento -un problema che c è da un’eternità- non può che essere bocciato! Insomma un anno non gli è bastato?”, scherza.
E sulla stessa falsa riga affronta i temi dei rifiuti, del costo dei servizi, anzi, dei disservizi: “Ok, fanno schifo”, ammette secco, ma continua provocatoriamente: “prima la macchina funzionava benissimo. Si assumeva un’infinità di gente, si compravano una moltitudine di cassoni per la differenziata che poi non si faceva e non c’era neanche il problema di come smaltire i rifiuti: bastava portarli agli amici degli amici spendendo milioni l’anno. Invece abbiamo pensato di realizzare un impianto”. E sul porta a porta: “i finanziamenti pare siano stati accordati, ci dicono che mancano solo le firme. Allora abbiamo pensato siano a corto di penne alla Regione e così gliene abbiamo spedita una fornitura”.
Ialacqua recita anche un po’ della parte che spetterebbe al vicesindaco e ribadisce che la situazione trovata all’atto dell’insediamento a Palazzo Zanca era disastrosa. “Veniva nascosto tutto sotto il tappeto e sotto quel tappeto abbiamo trovato una gobba di 400 milioni di debiti. Alcuni di coloro i quali siedono in consiglio e ci accusano anche di questo c’erano quando si contribuiva a far aumentare le voragini che oggi cerchiamo di tappare. E ci dicono anche che parliamo sempre del passato. Volete sapere che stiamo facendo? Mettiamo toppe ai buchi che sono stati creati”.
Signorino viene ribattezzato il “capoclasse”, un numero uno evidentemente emozionato. Anche lui parla di buchi e di sistema a groviera: “niente polpa e troppi vuoti. Abbiamo cercato di capire il perché la città fosse a questo punto e quali fossero gli snodi essenziali in cui si fosse impantanata”, un intoppo su tutti si chiama gestione delle partecipate. “La sfida che abbiamo davanti è capire perché non hanno funzionato e, forse, qualche elemento l’abbiamo trovato, infatti abbiamo cambiato i vertici. A quel punto ci hanno accusati di non aver valorizzato le professionalità locali”. Quel che l’assessore al bilancio sottolinea è il progetto -già in atto- di rendere Messina “da centro della gestione locale del potere a realtà in cui far convergere le eccellenze nazionali. Inserire nel governo della città un metodo nuovo. Solo cercando le competenze e servendo la città si fa bene”.
C’è spazio anche per i propositi: “chiedo in più a me stesso e a noi tutti di costruire strade di partecipazione”; la notizia è che “per quello del 2014, vorremmo avviare una sperimentazione di bilancio partecipato -affinché risponda ad esigenze rappresentare direttamente dai cittadini-”, e qui scatta l’applauso.
All’assessore più giovane del gruppo, Filippo Cucinotta, spetta non solo il compito di riepilogare una parte del lavoro svolto sin qui ma anche di ringraziare tecnici, amministrativi e soprattutto quel movimento da cui, talvolta, si sono levati cori di fastidio per essere meno in primo piano di quanto sarebbe auspicato dai suoi membri.
“Abbiamo pulito 20 torrenti che da almeno 10 anni non ricevevano alcuna manutenzione; abbiamo portato avanti un progetto sulle coste che, grazie alla convenzione con il Genio Civile Opere Marittime, per il Comune è a costo zero”, illustra l’ingegnere “accorintiano”.
Vicino ai membri della squadra spunta l’uomo del momento, Alessio Ciacci. Il commissario liquidatore di Messinambiente prende la parola da “ultimo arrivato”, con idee chiare e numerosi argomenti da snocciolare. Tecnicismi a parte, l’ex assessore all’ambiente di Capannori (LU) dichiara: “ad ora tutta l’ Italia guarda a Messina e io sono solo un piccolo strumento tecnico di questo ingranaggio”.
Chi inaspettatamente non si è visto ne sentito sono stati i membri del popolo degli “anti”: i commercianti che hanno depositato l’esposto in procura per la vicenda dell’area pedonale, piuttosto che gli aminemici di Reset che avevano annunciato la loro presenza alla “festa” per chiedere al sindaco ragguagli circa domande che, evidentemente, non hanno ancora trovato una risposta e che, a quanto pare, saranno nuovamente chieste in via meno plateale.
E mentre i megafoni usati per l’occasione tacciono e tutto attorno si consuma il silenzio di una società ancora intenta a leccarsi le ferite post mondiale, una voce si leva dal fondo “ci vediamo l’anno prossimo”. Ma giacché l’intonazione fa molto, noi trasformiamo la frase in un’interrogativa: “ci vediamo l’anno prossimo?”(@Eleonora Urzì – foto @Francesco Algeri)