NON DICHIARARONO DISSESTO: A MESSINA INDAGATI 73 POLITICI E AMMINISTRATORI – I NOMI

Gli amministratori avrebbero dovuto dichiarare il dissesto poiché i conti di Palazzo Zanca erano in rosso, ma questo non venne fatto. Sono 73 le persone indagate nell’ambito della maxi inchiesta della Procura sulle mancate dichiarazioni di default al Comune di Messina dal 2009 al 2012. Tra i nomi eccellenti quello dell’ex sindaco di centrodestra Giuseppe Buzzanca , ex amministratori, consiglieri comunali, funzionari e revisori dei conti di Palazzo Zanca, accusati di falso e abuso d’ufficio. La procura ritiene che  Secondo la Procura, a partire dal 2009 sino al 2012, sarebbero stati formalizzati dai funzionari, e poi approvati in Giunta e in Consiglio, conti economici “falsificati” che non avrebbero potuto essere esitati e portati a pareggio perché non c’erano i presupposti formali e concreti.”

“Una situazione di default dell’ente territoriale  – scrivono i pm, come riportato dalla Gazzetta del Sud – via via cronicizzatasi ed aggravatasi poiché dissimulata dagli indagati e non tempestivamente palesata nelle forme previste dalla legge (…) bilancio ideologicamente falso, poiché recante previsioni di entrata per l’anno 2009 chiaramente sovrastimate, previsioni di spesa sottostimate ed omissioni nell’iscrizione di debiti fuori bilancio… assunti e palesatisi nel corso dei precedenti esercizi”. Falso in atto pubblico, dunque, per l’approvazione del bilancio 2009 e abuso d’ufficio, questi i reati contestati a vario titolo. È quanto emerge dalla richiesta di proroga delle indagini nonché dall’invito a comparire per alcuni. Tra i politici sfilano soprattutto le sigle del centro-destra: Udc, Mpa e Pdl (sebbene oggi tre consiglieri del Pdl siano passati al partito democratico).

Due i filoni dell’inchiesta  della maxi inchiesta. Per 45 indagati il reato contestato è quello di  falso in atto pubblico in relazione al bilancio del 2009: si tratta di  Giacomo Leotta, Giovanni Bruno, Ferdinando Coglitore, Giuseppe Rao, Giuseppe Isgrò, Giuseppe Corvaja, Pinella Aliberti, Giuseppe Puglisi, Carmelo Capone, Gianfranco Scoglio, Dario Caroniti, Elvira Amata, Carmelo Santalco, Orazio Miloro, Giovanni De Leo, Giuseppe Mauro, Roberto Aricò, Domenico Donato, Domenico Maesano, Filippo Ribaudo, Giuseppe Ansaldo, Angelo Burrascano, Gaetano Caliò, Ivano Cantello, Giuseppe Capurro, Antonino Carreri, Giuseppe Chiarella, Bruno Cilento, Giovanni Cocivera, Carmelo Conti, Giovanna Crifò, Antonio Fazio, Giuseppe Magazù, Giuseppe Melazzo, Vincenzo Messina, Giorgio Muscolino, Giuseppe Previti, Antonio Restuccia, Mario Rizzo, Salvatore Serra, Roberto Sparso, Antonio Spicuzza, Sebastiano Tamà, Salvatore Ticonosco e Giuseppe Trischitta.

Per la seconda ipotesi d’accusa, ovvero l’abuso d’ufficio, la contestazione riguarda oltre ai primi 45 anche altre 28 persone: Francesco Aiello, l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, Salvatore Magazzù, Francesco Mondello, Diane Litrico, Carmelo Famà, Santi Alligo, Calogero Ferlisi, Attilio Camaioni, Carmelo Altomonte, Giovanni Caminiti, Domenico Manna, Romolo Dell’Acqua, Antonella Cutroneo, Antonino Cama, Natale Maurizio Castronovo, Dario Zaccone, Giancarlo Panzera, Giuseppe Terranova, Marcello Greco, Pietro Iannello, Paolo Saglimbeni, Roberto Nicolosi, Paola Bianchi, Vincenzo Schiera, Giuseppe Scalici, Antonio Amato e Placido Bruno.
Per i magistrati si prospetta quindi  una lunga estate di interrogatori al fine di  accertare le responsabilità penali di politici e funzionari.
Una notizia che giunge proprio mentre  la giunta Accorinti approva  il consuntivo 2013, il primo positivo negli ultimi due anni,  elaborato con l’attuale Ragioniere Generale Antonino Cama, anche lui indagato nell’inchiesta.

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