Ha un tono deluso ma non sconfitto, Francesco D’Uva, nel commentare il risultato alle elezioni europee conseguito dal Movimento 5 stelle. I pentastellati si attendevano una vittoria schiacciante e invece hanno dovuto fare i conti con il “ritorno” prepotente del Partito democratico: «Il Pd è andato molto meglio di noi – ammette senza ricami o mezze misure il deputato messinese – a Messina il divario è stato inferiore probabilmente perché avrà influito l’affare Genovese. Non possiamo comunque dirci soddisfatti».
Dietro le parole di D’Uva c’è anche la consapevolezza che il M5s è, in ogni caso, una realtà nel Paese. La seconda per la precisione, dopo il Pd, e prima di Forza Italia. Ovvero i due partiti che hanno dominato la scena nell’ultimo ventennio. Al parlamentare preme di non ripercorrere i soliti cliché in base ai quali, al termine di ogni tornata elettorale, «tutti dicono di vincere». «Non ci sentiamo vincitori – dice di conseguenza – però prendiamo atto di avere un elettorato ormai consolidato».
Partendo da questo dato, occorre decidere cosa fare una volta approdati a Strasburgo con i propri 17 deputati: «Quando abbiamo corso per la prima volta alle amministrative abbiamo detto che volevano almeno una persona in Consiglio comunale. Oggi diciamo che ci bastava avere almeno un eurodeputato per sapere cosa accade lì dentro. Perché non si sa mai nulla di quel che succede nel Parlamento europeo. Chiaramente non possiamo fermarci qui. Ci guarderemo intorno per costituire un gruppo autonomo che ci permetta davvero di incidere sulla politica europea. I requisiti minimi richiesti sono 25 deputati in rappresentanza di almeno sette Stati membri. Se non ci riusciremo dovremo transitare al gruppo misto con minori possibilità di incidenza».