SERIE A: LE DUE FACCE DI TORINO, DALLA JUVE DEI RECORD ALLE LACRIME DI CERCI. PARMA IN EUROPA

“Alessio non aver paura a sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”, in tanti gliel’avranno già riadattata – sostituendolo al classico Nino – per consolarlo, ma il rischio che Cerci d’ora in poi abbassi il volume nel sentire questa strofa de “La leva calcistica della classe ’68” è veramente alto. Poi magari aumenterà subitaneamente così da ricordare che “un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”, e che quindi le note seguenti del capolavoro del conterraneo Francesco De Gregori si attagliano ancora meglio al suo caso e profilo tecnico. Fantasia e altruismo mai stati in discussione, il coraggio del riccioluto granata lo abbiamo misurato ieri sera al 93′ di Fiorentina-Torino. Quel pallone collocato sul dischetto pesava una tonnellata, l’occasione più ghiotta malamente sprecata. Le sue lacrime dopo quelle di Baggio e Baresi a Pasadena, 20 anni fa ci si giocava una finale mondiale col Brasile, ieri sera un “misero” posto nei preliminari di Europa League. Scenari assolutamente diversi, per carità, ma la parata di Rosati per il Toro ha realmente rappresentato la frantumazione sul più bello di un sogno, concretizzatosi invece alle latitudini del Tardini grazie alla notizia rimbalzata dalla radiolina, che ha suggellato la doppietta stendiLivorno di Amauri. Questa la cartolina dall’ultima giornata di campionato, che ha quindi sentenziato la qualificazione del Parma ai preliminari della seconda competizione continentale. L’unico verdetto che ancora mancava è arrivato all’esito di un finale thrilling, degno del miglior Hitchcock.

Ininfluente si è rivelato il successo sul Sassuolo del Milan, altra compagine che per alcuni frangenti della serata si era ritrovata al sesto posto. Clarence Seedorf, a meno di improvvisi dietrofront presidenziali, lascerà a testa alta: fare meglio di così, in questi quattro mesi e con tale organico a disposizione, non sarebbe stato possibile.

Per chiudere l’ampia parentesi relativa alla volata europea, infine, va menzionato il tracollo del Verona a Napoli. Gli scaligeri a differenza dei rossoneri, cui erano appaiati in classifica fino alle 20.45 di ieri sera, mai han potuto credere nel miracolo: il parziale di 3-0 al 25′ della prima frazione non lasciava adito a dubbi, la manita successivamente incassata non scalfisce l’ottima stagione della matricola veneta, trascinata da un immenso Luca Toni che però non è riuscito a scippare in extremis lo scettro di capocannoniere a Ciro Immobile.

L’altro motivo di interesse del trentottesimo turno era rappresentato dalla fatidica tripla cifra a portata di mano della Juventus: missione compiuta, con il comodo 3-0 rifilato al Cagliari i Campioni d’Italia hanno sfondato il muro dei 100 punti, arrivando a quota 102. Mai nessuno come loro nella storia dei maggiori campionati europei, chi chiama in causa i 103 totalizzati dal Celtic Glasgow nel 2002 sconosce probabilmente il fatto che quello scozzese è un torneo che consta di appena 12 partecipanti, con formula assolutamente singolare. Barcellona e Real Madrid nella loro miglior annata si erano fermati a 100, il Benfica a 101 nel 1990-91, la Vecchia Signora entra a gamba tesa su qualsiasi almanacco nel giorno in cui l’altra metà della città ha vissuto un autentico dramma sportivo. Sorvoliamo sugli altri primati frantumati in serie A, ma verosimilmente la terza Juve di Conte verrà ricordata come quella “dei record” per un arco di tempo piuttosto lungo.

Semplice accademia sugli altri campi, dove squadre già in vacanza hanno sgambettato soltanto per onor di firma. Lazio, Catania, Genoa e Chievo hanno chiuso con una vittoria davanti al pubblico amico, superando rispettivamente Bologna, Atalanta, Roma e Inter (che ha salutato gli ultimi reduci – tutti argentini – del Triplete mourinhano), mentre Antonio Di Natale ha impresso il suo marchio sull’anticipo del sabato con una tripletta che, salvo sorprese, dovrebbe aver fugato qualsiasi dubbio sul suo futuro. A dispetto dei propositi di ritiro manifestati a gennaio, ai nastri di partenza del prossimo campionato con ogni probabilità ci sarà anche l’eterno Totò.

L’attenzione si sposta adesso sul calciomercato – maggio è il mese delle panchine – e, soprattutto, sulla spedizione azzurra nella terra del fútbol bailado : il countdown pre Mondiale brasiliano è già scattato.

@jodycolletti

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it