La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha dato il via libera all’arresto di Francantonio Genovese. L’organismo ha accordato il suo placet alla richiesta formulata dai magistrati messinesi, impegnati nel caso relativo alla formazione professionale che, oltre al parlamentare, interessa numerosi amici, parenti e parenti dei parenti del deputato.
Una maggioranza formata da Pd, M5S e Sel ha bocciato con 12 voti a favore la relazione di Antonino Leone (Ncd) che si opponeva alla misura cautelare ribadendo la teoria del fumus persecutionis contro il deputato democrat, come sostenuto dallo stesso accusato. Appena ieri sera, durante un comizio tenutosi a Palermo, il leader dei pentastellati aveva accusato Laura Boldrini di voler fare slittare il voto della Camera in merito alla questione a dopo il 25 maggio, per ovvie ragioni elettorali. In fondo, una plateale bocciatura dell’autorizzazione da parte del Parlamento, non risulterebbe propriamente un’azione popolare per chi dovesse pronunciarsi in tal senso.
“Questi non vogliono perdere le 20.000 preferenze che ha in Sicilia”, aveva tuonato Beppe Grillo, dal capoluogo dell’Isola. E’ inverosimile pensare che non ci saranno ripercussioni sulle imminenti europee e, oggi più che mai, proprio i messinesi, si aspettano delle dichiarazioni dai loro rappresentanti istituzionali, primi tra tutti, quelli il cui partito non fa loro buona pubblicità.
Già il mese scorso il deputato Ncd Vincenzo Garofalo era stato travolto dalle polemiche per via di dichiarazioni fin troppo garantiste in merito alla questione. Oggi, il collega e deputato regionale, On. Nino Germanà, in piena campagna elettorale, rischia di perdere una fetta dei voti su cui avrebbe potuto contare.
Tranne che -e non stupirebbe- raddrizzi il tiro (mancino) in corso d’opera, dissociandosi da certa difesa estrema che, c’è da giurare, non sarà troppo apprezzata dai messinesi, ultimamente anche oltremodo giustizialisti.
Restano fuori dalla penalty -per ora- Francesco Rizzo (FdI) e Antonio Mazzeo (Tsipras), il primo perché il presidente della giunta La Russa non ha espresso il proprio voto, il secondo in quanto appartenente ad un movimento che non gode di rappresentanza in Parlamento. E adesso la patata bollente arriva proprio all’Aula, dove -senza sorpresa- il voto sarà espresso tramite scrutinio segreto.