Quattro in carcere, uno ai domiciliari: si chiude così il cerchio su un giro di usura ed estorsione, che ha portato all’operazione Locusta, eseguita dagli agenti della Squdra Mobile di Messina, a conclusione di una complessa attività investigativa scaturita dal tentato suicidio di un artigiano, rinvenuto privo di sensi a bordo della sua autovettura. Disperato, l’uomo confidò ai poliziotti di essere finito nella morsa degli usurai.
Nelle prime ore di stamani, gli agenti della Squadra Mobile, a seguito di intensa attività d’indagine, hanno arrestato Francesco MINNITI , messinese di anni 56, con precedenti di Polizia; Giuseppe TRIOLO , messinese di anni 33, con precedenti di polizia; Salvatore ANASTASI , messinese di anni 61, pregiudicato in atto sorvegliato speciale di P.S., Giacomo IRRERA , messinese di anni 50 con precedenti di polizia; Angelo ROBERTI , pregiudicato messinese di anni 40; tutti ritenuti responsabili a vario titolo responsabili dei reati di usura e tentata estorsione.
Gli arrestati sono stati tutti tradotti presso il carcere di Messina Gazzi ad eccezione di Angelo Roberti, sottoposto agli arresti domiciliari, a seguito di ordinanza di misura cautelare emessa dal G.I.P presso il Tribunale di Messina, dott. Antonino Francesco Genovese, su richiesta del Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, d.ssa Alessia Giorgianni.
L’inchiesta è partita grazie alla denuncia di un artigiano, sopravvissuto ad un tentativo di suicidio, salvato proprio da quegli agenti a cui ha confidato lo stato debitorio che lo aveva portato a voler compiere quel gesto estremo. L’uomo, infatti, era stato trovato nella usa auto privo di sensi, dopo aver ingerito un quantitativo spropositato di farmaci. A seguito di quella circostanza, gli agenti della Squadra Mobile erano riusciti a conquistare la fiducia dell’uomo, che spiegò di essere finito nella morsa degli usurai, i quali non avevano esitato a ricorrere alla violenza ed a gravi minacce per conseguire il loro profitto illecito.
Le indagini svolte hanno consentito di accertare che gli arrestati, avevano preteso il versamento dei ratei con interessi che oscillavano dal 304,48% al 608.33 %, evocando con fare minaccioso il coinvolgimento di terze persone ed affermando che i soldi erano stati prestati dalle mogli dei carcerati. Infatti, a fronte di un prestito totale di circa € 58.000,00 l’artigiano aveva versato solo a titolo di interessi circa € 55.000,00.
Due degli arrestati avevano, inoltre, preteso che la vittima consegnasse loro il certificato di proprietà di una autovettura a garanzia del ristoro del debito. Le azioni usurarie e vessatorie si sono attuate anche attraverso la pretesa di sottoscrizione di moduli Cid relativi a incidenti stradali, con inevitabile pregiudizio per la stessa vittima che ha visto lievitare il premio assicurativo.
Inoltre, nel corso dell’attività, TRIOLO Giuseppe, dopo un incontro con la vittima, a seguito di un controllo, è stato trovato in possesso di una mazza di legno e, pertanto, denunciato per porto abusivo di arma.
Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati assegni, documentazione varia nonché la somma in contanti di €16.000,00.