“Vogliamo portare più Messina in Europa”, così l’On. Vincenzo Garofalo commenta la candidatura alle Europee del collega di partito On. Nino Germanà. “Abbiamo puntato su un cavallo di razza”, continua il Sen. Bruno Mancuso. Ancora una volta schierati l’uno di fianco all’altro, i tre moschettieri del Nuovo Centro Destra messinese si propongono alla stampa come un gruppo che si muove unito e, unitamente snocciolano temi e argomenti da campagna elettorale: dall’autorità portuale al Casinò di Taormina, dai trasporti all’agricoltura, dall’accoglienza immigrati alle politiche produttive, gli interventi dei parlamentari si legano in una treccia di “abbiamo fatto/vogliamo ottenere”.
Il deputato regionale che, già il ministro dell’Interno Angelino Alfano, in occasione della visita a Messina di qualche settimana fa, aveva annunciato sarebbe stato tra i papabili all’incarico di europarlamentare,oggi ha dunque ufficializzato la propria posizione alla presenza dei giornalisti, non limitandosi alle ragioni a supporto della sua scelta ma fornendo anzitempo le risposte a speziate domande che, verosimilmente, non si sarebbero fatte attendere. “Un’alleanza” quella con l’UDC che, stando a quanto commentato dall’On. Germanà: “possiamo pensare come un primo passo verso un polo di moderati”. Insomma una sorta di ricorso storico o la naturale evoluzione che già il Berlusconi della prima (e della seconda) ora aveva paventato.
La notizia vera e propria sta nella dichiarazione del deputato regionale che premette di non aver intenzione di lasciare il posto all’ARS, ricordando -laddove fosse stato necessario regalare un memorandum ai messinesi, molto attenti al tema- che qualora dovesse preferire Bruxelles a Palermo, verrebbe “sostituito” dal primo dei non eletti, ovvero sia il sempreverde Peppino Buzzanca. E la cosa, c’è da crederci, farebbe storcere il naso a non pochi, compresi quelli che alle scorse regionali votarono un non meglio identificato brolese pur di cancellare il nome del “sindaco inviso” (il gradimento del medico non era ai massimi storici in quel periodo) dalla lista dei rappresentanti della città dello Stretto. Dunque qual è il senso di votare per chi rinuncerà eventualmente al seggio? E’ lo stesso Germanà a sciogliere il nodo: “sto bene al mio posto e cerco di condurre la mia azione politica al meglio delle mie capacità ma so, da deputato e da vicepresidente di una commissione molto colpita dalle disposizioni comunitarie”-agricoltura- “che significato abbia per i nostri produttori la parola Europa”.
Il riferimento è a quei diktat spesso al limite dell’assurdo -ci si consentirà- che impongono la distruzione del surplus produttivo in vantaggio di importazioni dall’estero, di standard di forme e misure degli ortaggi alle quali a volte si stenta davvero a credere, e simili imperativi ai quali i nostri agricoltori e allevatori devono adeguarsi. L’obiettivo dunque è quello di fare eco al maggior numero di cittadini possibile, del resto, si sa, sono i voti quelli che consentono di pesare di più al tavolo delle trattative. E laddove Messina non è rappresentata a Bruxelles da troppo tempo, il deputato NCD chiarisce che, proprio partendo dal lavoro sinergico portato sin qui avanti con il collega eurodeputato Giovanni La Via “il mio scopo è quello di rafforzare il ponte Palermo Bruxelles facendo sì che abbia a Messina un pilastro fondamentale”. In soldoni: “votami e potrò far valere di più il tuo diritto di città spesso ignorata, ai tavoli che contano, pur mantenendomi a distanza e guardando tutto da palazzo dei Normanni” (nostra libera traduzione). Da qui la scelta dell’hashtag #scegliMe, slogan che il “molto social deputato” ha deciso di adottare per la sua campagna elettorale, laddove, precisa sempre il candidato “ME sta chiaramente per ME- Nino Germanà ma anche per ME-Messina”.
In fondo poi il discorso ha anche una sua logica, specie se si pensi alle risorse e i fondi comunitari che, come troppe volte denunciato da più parti, partono bene da Bruxelles ma, una volta in Sicilia, come se passati attraverso un colabrodo, si riducono drasticamente, sparendo nelle mani e nelle tasche di amici degli amici. Detto questo lascia perplessi molti la dichiarazione dell’onorevole che conferma come la sua sia una “candidatura di servizio” ma aggiunge anche “chi dice che una candidatura di servizio non sia una candidatura fatta per vincere?”. Fermo restando ciò, alle orecchie di chi ascolta rimangono anche le dichiarazioni sull’incarico da mantenere alla Regione e dunque vien da domandarsi se quello di Germanà oggi sia stato un suicidio politico o invece un’exploit di sincerità a cui la politica non ci ha granchè abituati e solo per questo ha tanto colpito l’uditorio.