E’ stata una notte intensa per i volontari di Croce Rossa e Protezione Civile che, con i rappresentanti del Comune, in particolare l’assessore Cucinotta e l’esperta ai servizi sociali Clelia Marano, hanno fronteggiato l’arrivo degli oltre 300 immigrati, approdati a Messina su una nave mercantile, dopo essere stati salvati dalle acque del Canale di Sicilia. La parola “emergenza” copre le tante mancanze a cui si sta assistendo, e che adesso sono al vaglio in primo luogo dell’Amministrazione cittadina.
Dopo i sorrisi e le battute, il Ministro Alfano non è arretrato di un passo rispetto al metodo, e nonostante la mancanza di strutture (come si evince anche dal sito ufficiale del Ministero degli Interni) ha destinato a Messina la responsabilità di un’accoglienza che, stante le attuali condizioni, non è degna di un paese civile.
La tendopoli, infatti, andava chiusa. E’ stata chiusa per problemi sanitari, anche a seguito delle denunce di D’uva del M5S e di Palazzotto di Sel che avevano effettuato delle visite ispettive. Ma ora l’inverno è passato, e nessuno ha smontato le tende dove da stanotte sono stati sistemati circa 300 uomini, originari di Mali, Senegal, Gana. Non solo. Il Comune avrebbe proposto delle alternative, anche in questo caso. E se l’idea della struttura militare di Bisconte non è praticabile ( non solo da un punto di vista “etico” ma considerate anche le spese di una necessaria ristrutturazione e i tempi “biblici”) era stato proposto il Residence Universitario, sempre all’Annunziata. Ma il Prefetto è stato categorico, anche se da Palazzo del Governo si ribadisce che si cercano altre soluzioni.
Ma quale?? Anche l’Autorità Portuale aveva messo a disposizione alcuni padiglioni della cittadella fieristica. Ma anche in questo caso, la Prefettura avrebbe preferito la tendopoli.
Intanto alcune notizie riportano al centro la questione fondamentale: ci troviamo dinanzi a persone, donne e bambini. Sguardi terrorizzati, corpi disidratati e lo shock di chi si sente un sopravvissuto ma non ha ancora capito se è stata veramente una fortuna.
In mezzo a tanta confusione, un episodio che rincuora. Già stanotte, grazie alla collaborazione dell’Aibi, una donna appena sbarcata con un neonato in braccio, seminuda, sconvolta, ha trovato ospitalità in una casa. Vestiti e un biberon di latte caldo per il suo piccolo, che probabilmente ha continuato a stringere anche mentre la violentavano, in quel viaggio terribile che l’ha portata fin qui. Il calore di una famiglia.
E lei non è l’unica donna a portare i segni della violenza. Sono circa una trentina le altre che adesso si trovano in una zona separata della Palestra.
Sono invece 5 i minori che dal porto sono stati trasportati in ambulanza all’ospedale, per i primi soccorsi. Per loro i servizi sociali dovranno provvedere a delle sistemazioni in comunità. (@palmira.mancuso)
Le foto sono di Vincenzo Crisafulli