Non ha avuto ancora il tempo di presentarsi, che già il Crocetta-bis risulta problematico. Pensato in sordina, lontano dagli sguardi indiscreti dei componenti della Direzione Regionale del Pd e del Segretario Regionale del Partito, Fausto Raciti, il nuovo corso è già denso di contraddizioni. La politica del rimpasto l’ha fatta da padrona e mentre l’Assessore Nino Bartolotta torna a casa, non senza raccogliere il plauso di chi ritiene che in questi mesi abbia svolto un ottimo lavoro, Messina resta ingiustificatamente a corto di rappresentanze.
Così anche l’idea originaria dei DR di indicare come Assessore regionale il messinese Maurizio Croce è tramontata a favore del catanese Antonio Fiumefreddo, ex Assessore comunale della giunta Scapagnini ed ex sovrintendente del Bellini di Catania, la cui gestione del teatro era stata oggetto di discussione da parte di Crocetta. L’assenza di un Assessore messinese indigna tanto da portare il DR Giuseppe Picciolo alle dimissioni (respinte dal gruppo politico) dalla carica di capogruppo regionale, ma neanche questo sembra far riflettere.
Dall’altro lato è Nino Germanà di NCd che commenta: “non dovrebbe essere possibile non concepire una giusta ed equilibrata rappresentanza a quella che è la terza città dell’Isola nonché il territorio col maggior numero di Municipi”. Come se non bastasse, si stima che nella sola provincia messinese siano stati circa 93.995, pari al 33,68%, gli elettori che avevano votato Crocetta contribuendo così al suo successo alle regionali 2012. La stessa provincia era stata anche quella che aveva portato più voti al governatore nel febbraio 2013.
Neanche l’Associazione Vento dello Stretto tralascia di lamentare la mancata nomina di un messinese all’interno degli organi decisionali. “Stiamo assistendo ad un vero paradosso: Messina che ha permesso proprio a Crocetta di vincere la competizione elettorale, si trova oggi emarginata, schiacciata tra la debolezza dei nostri rappresentanti e l’ingratitudine di un Presidente che, fintosi rivoluzionario, in realtà raffigura la copia perfetta del suo predecessore Lombardo”.
Pur esibendo la volontà di dar vita a un governo rinnovato, dunque, il nuovo corso sembra destinato a mortificare la compagine di iscritti e militanti che chiedono un cambiamento. A lamentare questo stato di cose sono i componenti della Direzione Regionale del PD, Felice Calabrò, Alba Marino e Marina Scimone. “Il taglio di personalità competenti in nome del cambiamento, la mortificazione del primario organo di rappresentanza degli iscritti, l’impoverimento del ruolo di indirizzo della direzione regionale tendono ad essere segnali di un partito al cui interno la voce di uno possa contare come cento”, così lamentano ponendo l’accento su come, presso i vertici regionali, a procedere con una certa regolarità siano state solo le proposte di candidature per le elezioni europee e per i nuovi assessori, obiettivi che hanno fatto dimenticare il perseguimento di una concreta programmazione strategica.
Mentre all’interno della Direzione Regionale Pd ci si domanda se a fronte di una volontà evolutiva non si rischi piuttosto di andare incontro ad una vera involuzione, l’area Cuperlo definisce il nuovo governo come “atto di rottura unilaterale nei confronti del Segretario Regionale e del partito siciliano. Un gesto irresponsabile che spacca i partiti della maggioranza e rischia di far sprofondare la Sicilia in un pantano politico”.
Nonostante il Governatore sembri irremovibile, saldamente legato alle sue posizioni, si prospettano difficili i primi passi del neonato governo. (LAURA MANTI)