CITTADINI VS CASTE: LA DENUNCIA DI UN NOSTRO LETTORE “DA SESSANTENNE MI VERGOGNO PER LA MIA GENERAZIONE”

Riceviamo e pubblichiamo una circostanziata lettera-denuncia di un nostro lettore di Torregrotta, padre di un ragazzo che aveva deciso dopo gli studi di aprire una cartoleria – edicola. Niente di complicato? ecco invece cosa è successo.
Spero di riuscire a porre la vostra attenzione su una problematica della quale nessuno (politica, parti sociali, media) vuole argomentare lasciando che sia il “singolo coinvolto” a trovare soluzione, caso per caso e, fino ad oggi, attraverso l’intervento della Magistratura.
Il sottoscritto ha creduto di scorgere negli ultimi anni un possibile intervento su tutto ciò che qualcuno ha identificato come “CASTE”per consentire una complete liberalizzazione di cose e servizi, per un mercato concorrenziale a tutto vantaggio dei consumatori.
Nella realtà ho dovuto prendere atto che, pur di preservare un predominio, un interesse di parte, si fanno emergere conflittualità “legislative e/o normative” tra Stato, Regioni, Comuni per creare quei “vuoti interpretativi” che costringono il “singolo cittadino” a ricorrere alla Giustizia Civile (TAR, Consiglio di Stato, Corte Costituzionale).
Considerati i tempi e i costi di una causa civile “risulta del tutto evidente” che trattasi di “tattica” atta a scoraggiare chiunque volesse entrare in campi dominati dalle “CASTE”.
Quanto detto a conferma di ciò che sto per esporvi.
Mio figlio, dopo anni di lavori saltuari, ha deciso, investendo un certo capitale, di mettersi in proprio acquistando una attività per la vendita di cartoleria e edicola nel Comune di Torregrotta (ME). La parte venditrice, causa necessari lavori di adeguamento, non può garantirci la continuità di vendita negli stessi locali per cui, mio figlio ha dovuto spostarsi in altra via dello stesso Comune.
A questo punto il S.U.A.P. del Comune di Torregrotta blocca la procedura (SCIA) relativa alla vendita di quotidiani e periodici perché in contrasto, a loro dire, con la Circolare Regionale n° 3 del 18/12/2012. Dopo un iniziale rimando (vedi comunicazione allegata) il Comune fornisce copia del Piano di Localizzazione con la normativa attualmente in uso. Trattasi di un piano risalente al 1998, mai modificato stante gli aggiornamenti legislativi (Dlgs n° 170 del 2001 e Dlgs n° 59 del 2010) peraltro richiamati nella documentazione di riferimento della SCIA.
Una attenta analisi del Piano consegnato fa rilevare “ANOMALIE” tra quanto in esso normato e la attuale realtà delle edicole che operano sul territorio. Sono evidenti gli spostamenti di n° 2 edicole che non rispettano la distanza di 350m. e di una edicola “nuova”che, di fatto, aumenta di una ulteriore unità i già eccedenti punti vendita (+2) previsti nel piano originario. Ma ciò potrebbe essere interesse della Magistratura.
A nulla sono servite le rimostranze al SUAP, al Comune, agli organi preposti.

Mio figlio subisce un DANNO economico che nessuno ripagherà.

Eppure esiste una Direttiva Europea (n° 123 del 2006), Leggi nazionali (Dlgs n° 59 del 2010, DL n° 138 del 2011, DL n° 1 del 2012) che invitano tutti gli organi periferici (regioni, province, comuni) ad abolire qualsivoglia limite e/o autorizzazione che vincolino la nascita di nuove attività economiche onde favorire la libera circolazione delle merci e la concorrenza.
Numerose sentenze di TAR , Consiglio di stato, Corte Costituzionale, Antitrust hanno confermato tale linea giurisprudenziale.
PERCHE’ REGIONI E COMUNI NON SI ADEGUANO???
Mio figlio ha evidenziato il problema a TV e giornali locali e regionali, alla Regione Sicilia attraverso l’URP.  NESSUNA RISPOSTA.

Ti sembra ovvio pensare che esiste un tacito assenso tra politica, sindacati, editori, distributori perché il problema non emerga, non diventi di dominio pubblico. Il controllo dei poteri forti sulla politica ha fatto sì che lavoro, libertà, legalità, democrazia siano solo terminologia da vecchi rivoluzionari del secolo scorso.

Mi vergogno, da sessantenne, di far parte di una generazione che ha massacrato gli “ideali”, i “meriti” per creare una società nella quale, per emergere, devi avere “l’amico giusto nel posto giusto” o far parte di una qualche “casta”. Per questo chiedo scusa ai miei figli e a tutti i giovani verso cui va la mia speranza nella costituzione di un futuro migliore, vero, pulito.
Auspico che qualcuno voglia prendere atto di questa mia per poter dare ancora un senso alle richieste di verità, di normalità, di trasparenza dei nostri ragazzi che non siano i soliti slogans dei politici di turno.
Grazie,
Domenico Barrilà

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