CAPTAIN AMERICA, IL SOLDATO DI INVERNO E IL PARRUCCHIERE DI SCARLETT JOHANSSON

Il secondo capitolo di Capitan America forse è il film più delicato della seconda fase del progetto Avengers, ad altissimo rischio fallimento per diversi motivi, che a breve andremo ad approfondire.
Prima di farlo però rispondiamo subito alle domande che da giorni vi stanno torturando: è un fallimento? No, non lo è. E’ il miglior film Marvel come si legge da più parti? Nemmeno.

Il personaggio di Iron Man (il cui terzo capitolo è il miglior film Marvel, per inciso), ha dalla sua il carisma indiscusso di Robert Downey Jr., su cui si può campare un po’ di rendita; Thor ha avuto dalla sua il culo la fortuna che Tom Hiddleston, l’attore che interpreta Loki, sia (inspiegabilmente) diventato una specie di sex symbol o giù di lì (ed è il motivo per cui il secondo Thor ha evitato in extremis di essere una totale vaccata).

Sul Capitano si è fatta un’operazione diversa, riuscita a metà (e viste le premesse io sarei per guardare il bicchiere mezzo pieno): abbandonata l’ambientazione nazista (che ha dato il giusto fascino al primo capitolo delle avventure dell’eroe con lo scudo), troviamo Steve Rogers che si divide tra la sua attività di agente speciale dello S.H.I.E.L.D. e il suo hobby di abbandonarsi ai ricordi della sua vecchia vita.

E questa doppia natura percorre tutto il film, spaccandolo in due: infatti uno dei maggiori difetti che ho trovato guardandolo è proprio la mancanza di amalgama tra la lotta contro il Soldato d’Inverno al soldo dell’Hydra, e la lotta interiore di un uomo che ha dormito per una settantina d’anni e deve imparare a vivere in un’epoca in cui tutti i suoi affetti sono più o meno deceduti.

La parte action, condita con un po’ di sana spy story, funziona benissimo: le scene d’azione hanno la giusta tensione, le coreografie sono piuttosto buone così come la parabola drammaturgica procede in maniera scorrevole, anche se qua e là i colpi di scena forse sono un tantino telefonati.

Cosa non funziona? Alcune cose fondamentali:

Il tentativo di dare all’eroe, e quindi al film, la malinconia necessaria per dare spessore alla storia è goffo e malriuscito, a tratti forzato: è senz’altro un problema di scrittura, aggravato dal poco carisma che Chris Evans ha in questo film (ma in teoria un regista dovrebbe sapere come usare i propri attori, non è un caso infatti che lo stesso Chris Evans sia molto convincente in quel filmone che è Snowpiercer).

La Vedova Nera e Falcon secondo me non sono sfruttati benissimo (soprattutto Falcon, che usato in modo diverso avrebbe dato maggiore compattezza alla storia). Molto buoni ovviamente sia Robert Redford che Samuel L. Jackson.
Scarlett Johansson è bella come sempre, nonostante il tentativo del suo parrucchiere di sabotare il progetto.
La conclusione? Secondo me Guardian of Galaxy ci sorprenderà.

(Voto: 6/10)

(U.P.)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it