Oggi alle 21 l’atteso concerto per la città a cui hanno aderito Circa sessanta orchestrali, altri 80 coristi esterni, gli attori del Teatro Pinelli, ed ospiti speciali come l’attore Ninni Bruschetta e il pianista Giovanni Renzo.
Un evento per dare ufficialmente il via ad una nuova stagione per il teatro, partendo dal presupposto che la musica ci sarà, come confermato da Maurizio Puglisi, presidente del Teatro Vittorio, che tra continui incontri tra Palermo e Messina sta “tampinando” l’assessore Stancheris per dare concretezza agli annunci di risorse che dovrebbe consentire una programmazione per il 2014.capire quante risorse avremo nel 2014.
Lo spettacolo di stasera inizierà con la favola musicale “Pierino e il lupo” di Prokofiev, eseguita dagli orchestrali del Vittorio ed interpretata dalla voce recitante di Ninni Bruschetta. II Coro Cilea di Reggio Calabria proporrà due opere tratte dal Nabucco di Verdi, “Arredi Festivi” e “Va pensiero” e un altro standard di Bellini, “Guerra Guerra”. Il teatro Pinelli, con Eleonora Bovo, Massimo Cammarata e Giulia Giordano, metterà in scena un laboratorio teatrale che nasce dallo studio della statua di Zagami e trae spunto dall’Antigone.
Ma se il clima sembra cambiare, grazie anche alla sensibilità e alla ricchezza umana di artisti e maestranze del teatro messinese, non sembra sia “cambiata la musica” tra i sindacati che, come è accaduto anche in passato, si lanciano vicendevoli accuse. Oggi l’intervento, in un comunicato congiunto, di Cgil, Uil, Fials e Sadirs che rispondono alle critiche lanciate da Cisl.
“Non è una guerra tra sindacati – si legge nel documento – ma una legittima e necessaria affermazione di verità e giustizia nei confronti dei lavoratori del Teatro Vittorio Emanuele e della città che pretendono una irrinunciabile moralizzazione, in modo particolare in un settore pubblico che si finanzia con risorse della collettività.
È questo il motivo che ci spinge a rispondere alle farneticanti accuse rivolte dalla Fistel-Cisl, e lo facciamo punto per punto, affinché vengano fuori eventuali privilegi di casta, non più sopportabili dalle esigue risorse del teatro.
Cosa significa “Abbiamo presentato richiesta di erogazione del premio di produzione nella misura uguale all’anno precedente per adempiere ad un obbligo formale di tutela dei lavoratori in quanto la mancata presentazione della richiesta avrebbe comportato, dopo l’erogazione, la decadenza dalla contrattazione prevista dalla norma” … a cosa serve l’obbligo formale se non per richiedere l’incremento dal 3 al 13 % (cosi come recita il comma 4 dell’art.15 del CCNL applicato ai dipendenti), pur non avendo effettuato produzioni almeno pari, per qualità e quantità, a quelle dell’anno precedente?
Si vuole fare credere che al momento in cui si insedierà “l’organo decisorio”, immaginiamo il C.d.A., i componenti si assumeranno l’onere di erogare il premio in misura superiore a quello previsto del 3% ?
L’unica cosa di cui si è tutti a conoscenza riguarda il documento di formale richiesta, redatto da Fistel-Cisl e non condiviso dalle altre sigle firmatarie di CCNL, dell’integrazione in percentuale identica rispetto all’esercizio precedente. Contano i fatti e non le chiacchiere!
L’affermare che “Slc-Cgil, Uilcom, Fials e Sadirs si ergono a paladini di moralizzazioni dimenticando che nello stesso anno 2013 alcuni settori vicini a queste sigle hanno fruito di un premio erogato mensilmente e di straordinari che da una parte non avvalorano la teoria della diminuzione dell’attività da loro dichiarata e dall’altra è lontana da politiche sindacali coerenti”, altera la realtà e svilisce il senso dei fatti.
Immaginiamo che il premio erogato mensilmente, a cui si riferisce la nota, sia stato il frutto di una contrattazione interna tra il precedente Sovrintendente ed il personale appartenente ad uno specifico settore (quello tecnico di palcoscenico e di manutenzione), peraltro mai sottoscritto dalle scriventi OO.SS. . Allo stesso modo gli straordinari, a cui sempre strumentalmente si riferisce la nota e sempre per il settore in argomento, sono stati il frutto del pagamento corrisposto, per accordi contrattuali stipulati tra le parti, dalle compagnie che hanno preso in affitto i locali del teatro; somme già da oltre 12 mesi incassate dall’Ente e non ancora pagate ai lavoratori che hanno svolto il servizio.
Sul chi rappresenta cosa e quanti lavoratori, siamo disponibili (qualora ce ne fosse bisogno, ma è cosa risaputa nell’ambito) a dimostrare che costoro, essendo da sempre una stampella dell’Ente (come la famosa “quarta gamba” del tavolo relazionale aperto a gennaio del 2013 dal ex presidente Ordile che non ha prodotto nulla se non falsi proclami gettati al vento), hanno ricevuto l’adesione di alcuni lavoratori perché spinti dall’ex Dirigenza dell’Ente, prodigatasi a raccogliere deleghe per contrastare le nostre sigle sindacali, non digerendo il dissenso alla scriteriata ed incapace gestione che tutti ormai conoscono.
Sulla equiparazione vogliamo ricordare che durante la presenza del Commissario Di Miceli, abbiamo redatto tutti ed unitariamente un documento (in allegato), dissentendo, nella forma e nella sostanza, il contenuto delle stesse tabelle redatte dall’allora commissario. Tanto vere erano le nostre rimostranze che la regione non le ha avallate. Oggi le stesse ed identiche tabelle sembrerebbero diventare adeguate alle aspettative dei lavoratori (tra l’altro ancora in attesa di essere vagliate dagli organi regionali). Cosa è cambiato oggi rispetto ad allora, se non la mancanza di coerenza di chi ha mutato parere.
Vorremmo che ci spiegassero, questi “sindacalisti del non fare”, cosa sono riusciti a portare, in concreto negli anni, ai lavoratori del teatro. Se non fosse stato per l’impegno mediatico profuso e per i sacrifici di chi si è messo in prima linea ed ha presidiato il teatro in due distinte iniziative e per ben 2 mesi, oggi il teatro non avrebbe tutta l’attenzione mediatica di cui gode.
Rispondendo alle accuse di aver illuso i lavoratori su possibili stabilizzazioni possiamo affermare che il nostro impegno non è mancato e non mancherà, nell’unico intento di dare certezze a tutti quegli “artisti” (tecnici, musicisti, sarte, etc..) che hanno contribuito negli anni a tenere alto il nome del Vittorio Emanuele. Senza la loro professionalità il Vittorio rischia di essere ridotto ad un semplice contenitore. Questo porterebbe, inevitabilmente, ad una possibile riduzione del personale in organico, penalizzando le risorse esistenti. Siamo certi che il tempo e la magistratura, sapranno dare giustizia a chi ha difeso i lavoratori e tra questi i più deboli, alla ricerca di un riconoscimento per troppo tempo disatteso.
Siamo pronti, con carte alla mano, a dimostrare le nostre affermazioni. L’opinione pubblica ha chiara la realtà. I fatti e la storia recente sono i testimoni del nostro operato.