A pochi giorni dall’arrivo in città del Vicepremier Angelino Alfano, il Nuovo Centro Destra si è clamorosamente spaccato sulla vicenda del voto che la Camera è chiamata a dare sull’arresto del deputato Francantonio Genovese (PD) coinvolto nello scandalo formazione. Ad alzare i toni contro i vertici del partito di centro destra sono stati i 196 circoli Giovani Idee che hanno inviato un comunicato che pubblichiamo integralmente:
Vista la recente dichiarazione dell’Onorevole V. Garofalo « Voterò contro la richiesta di custodia cautelare per l’onorevole Genovese» e ancora, visto l’art. 68 della Costituzione al quale il nostro deputato fa riferimento, che recita : “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza”.
“Prendiamo le nette e irrevocabili distanze dalle dichiarazioni dell’Onorevole Garofalo, da cui non ci sentiamo rappresentati”.
La situazione è estremamente grave in quanto all’ On. Francantonio Genovese si contesta il reato di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di corsi formativi nell’ambito di progetti approvati dalla Regione Siciliana e finanziati con soldi propri, statali e del Fondo sociale europeo.
Un’organizzazione che, stando alle indagini, da anni lucrerebbe utilizzando finanziamenti regionali, nazionali ed europei. I corsi di formazione devono tornare a occuparsi solo di formazione. Molti si dimenticano il vero motivo per il quale questi corsi vengono organizzati, ovvero formare chi attualmente è senza un posto di lavoro garantendo così un’adeguata formazione professionale che, in teoria, dovrebbe servire per abbassare la percentuale di disoccupazione nel territorio siciliano purtroppo arrivata ai massimi storici, anche a causa di centri di potere che bloccano il libero mercato.
Da troppo tempo l’organizzazione del comparto della formazione professionale in Sicilia è divenuta un mero centro di interessi economici e politici, a causa di una gestione perpetrata attraverso metodi privatistici e familistici che gravissimi danni ha arrecato all’intero settore.
“Questa inchiesta tutta messinese , andava discussa con la base del partito in città, di cui ci sentiamo di diritto farne parte, e che invece non è stata interpellata, dando cosi, alle dichiarazioni di Garofalo un senso esclusivo di autoreferenzialità”.
Per tutti questi motivi, al netto della presunzione di innocenza che a tutti gli indagati deve essere concessa senza riserve, chiediamo che l’ON. GAROFALO faccia un passo indietro stante le dichiarazioni sulle intenzioni di voto in aula, e lo invitiamo semmai ad astenersi da tale pronunciamento.
All’ Onorevole Genovese infine, chiediamo dignità e senso di responsabilità, dimettendosi dal ruolo di parlamentare e quindi rinunciare all’ immunità di cui gode, difendendosi, tramite tutti gli strumenti che la legge gli consente, nelle aule di tribunale, così come ogni altro comune cittadino italiano, dando un senso di dignità all’ Istituzione che rappresenta.
A questo documento hanno aderito, oltre ai 196 circoli GIOVANI IDEE, i seguenti amministratori politici, ovvero:
Nicola Crisafi (vicepresidente del consiglio comunale), Cosimo Oteri e Giovanni Veneziano (Consiglieri III circoscrizione), Giuseppe Giubrone ed Antonella Saccà (Consiglieri V circoscrizione)
Non è tardata la risposta dell’ on. Vincenzo Garofalo, che spiega la sua posizione ribadendo che la decisione non deve essere presa sulla spinta emotiva:
“Sono da sempre contrario alla custodia cautelare qualora non ricorrano i presupposti che la rendono necessaria ovvero: pericolo di reiterazione del reato, pericolo di fuga e inquinamento di prove.
Ascolterò con attenzione la relazione di Leone cui il presidente designato, on.le La Russa, ha dato incarico di redigere l’istruttoria sul caso Genovese all’interno della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari e, nella ipotesi nella quale non risulti vi siano i presupposti della custodia, voterò contro l’arresto.
Voterò, come sempre, secondo coscienza. Ritengo che nessun uomo, parlamentare o meno, dovrebbe essere privato della sua libertà se non quando le sue responsabilità sono state giudizialmente accertate.
Se venisse accertato che il sistema “corsi d’oro” io ne sarei stato la prima vittima, dal momento che politicamente ho affrontato molte battaglie contro Genovese.
Ma quella per il garantismo non deve conoscere colore politico.
Non è la giustizia che deve pareggiare i “conti politici”.
Piuttosto la giustizia agisca in tempi brevi per fare luce sulla verità dei fatti, ed evitare la prescrizione di un reato che, se fosse stato davvero commesso, andrebbe perseguito fortemente attraverso l’applicazione di una pena pesante anche da un punto di vista economico.
Ritengo, comunque, anacronistiche le guarentigie parlamentari che, a mio avviso, andrebbero eliminate. Sull’applicazione o meno di una misura restrittiva della libertà personale non dovrebbero esprimersi i parlamentari.
Posto questo, credo che le posizioni non vadano prese sull’onda emotiva ma seguendo i propri principi e ciò in cui si crede”.