L’aveva detto prima: “Il pubblico di Messina per me è importantissimo. E’ qui che ho cominciato la carriera in teatro ed è qui che torno sempre come se fosse la prima volta”. Così, dopo gli applausi finali tributati a “Il Paraninfo”, terzo spettacolo nella stagione del decennale di Teatro Insieme Messina, Manlio Dovì riprende lo spettacolo a sorpresa. Un mini “one man show” tra battute, strizzate d’occhio, chiacchiere con gli spettatori. E il pubblico che stava cominciando a defluire dalla sala torna precipitosamente al posto ridendo e battendo le mani.
Non si risparmia Dovì il mattatore. Sempre in scena, qui e là improvvisa con capatine dell’attualità ricamate nel testo di Luigi Capuana. Perfetto nel dare gli assist al resto del cast (Claudia Bazzano, Cosimo Coltraro, Raffaella Bella, Davide Sbrogio, Giada Colonna, Cindy Cardillo, Francesco Russo, Daniele Sapio), imprime un ritmo forsennato alla rappresentazione. Che corre verso il lieto fine trascinando una platea straripante. In settecento, uno più uno meno, hanno riempito tutta la sala grande del PalaCultura Messina e gran parte delle balconate. Dovì è il loro beniamino e lo accolgono con entusiasmo, ma regalano applausi meritati anche agli altri attori, per ognuno dei quali la regia di Angelo Tosto ha ricavato un momento da “solista”.
E quando la compagnia si presenta per i saluti finali, il battimani non conosce pause. A luci accese, la standing ovation si sta trasformando in ritorno a casa quando Dovì irrompe sul palcoscenico salutando per nome qualcuno degli spettatori e chiamando uno dei macchinisti a rappresentare “la grande squadra che lavora dietro le quinte”. Rino Miano è sul palco, deve consegnare a Dovì la targa che ha creato per lui uno degli sponsor di Teatro Insieme Messina 2014 ma ride troppo per riuscire a parlare. E Dovì lo castiga: “Che te ne fai del microfono se non dici una parola e parlo sempre io?”.
“Mi hanno detto che non se ne può più di parlare di politica …” aveva esordito l’attore che, naturalmente, dopo aver infilato uno dopo l’altro un bel po’ di sketch, conclude con un Berlusconi al telefono che, alla notizia dei sette anni di condanna, risponde: “Sette anni? Troppo piccola. Ho smesso con le minorenni”. Il pubblico ride dal posto e qualcuno apre la stura alla richiesta di autografi. La serata del “Paraninfo” finisce in festa.