Arriva il XVI Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati che ha coinvolto a livello nazionale quasi 450mila laureati di tutte e 64 le università aderenti al Consorzio. Il Rapporto è stato discusso oggi da autorevoli studiosi, ricercatori e rappresentanti del mondo del lavoro a livello europeo e del bacino del Mediterraneo all’Università di Bologna, nel corso del Convegno “Imprenditorialità e innovazione: il ruolo dei laureati”. Per l’Università di Messina l’indagine ha riguardato complessivamente 6.846 laureati. La sintesi qui riportata riguarda solo i laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2012 e intervistati dopo un anno; i laureati magistrali biennali usciti nel 2008, intervistati dopo cinque anni. I dati, come preveibili, non sono per niente confortanti.
L’indagine ha coinvolto, con un tasso di risposta dell’85%, 2.918 laureati triennali e 1.125 laureati magistrali biennali usciti dall’Università di Messina nel 2012 e intervistati dopo un anno, ovvero nel 2013. Il tasso di occupazione dei neolaureati triennali di Messina è pari al 29%, nettamente più basso rispetto al dato nazionale, dove la media è del 41%. Tra gli occupati triennali dell’Università di Messina il 21% è dedito esclusivamente al lavoro, mentre l’8% coniuga la laurea magistrale con il lavoro. Circa la metà dei laureati triennali, continua gli studi con un corso di laurea biennale. Il 42% è impegnato esclusivamente nella laurea magistrale. Il 26%, non lavorando e non essendo iscritto alla laurea magistrale, si dichiara alla ricerca di lavoro.
Il lavoro stabile – contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo (lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) – coinvolge, a un anno dalla laurea, oltre 43 laureati occupati su cento di primo livello di Messina (valore superiore alla media nazionale, 34,5%). Gli occupati che non hanno un lavoro stabile rappresentano oltre il 56% (prevalentemente con contratto a tempo determinato, mentre il 15% è senza contratto). Il guadagno (calcolato su chi lavora solamente) è in media di 946 euro mensili netti, vicino al dato nazionale, ossia 997 euro.
L’analisi deve tenere conto che si tratta di giovani che in larga parte continuano gli studi, rimandano cioè al post laurea di tipo magistrale il vero ingresso nel mondo del lavoro.
Cosa avviene, dunque, ai laureati magistrali a un anno dalla laurea?
A dodici mesi dalla conclusione degli studi, risulta occupato il 43% dei laureati, mentre la media nazionale è del 55%. L’11% dei laureati continua la formazione (a livello nazionale è il 13,5%). Chi cerca lavoro è il 46% dei laureati magistrali di Messina (è il 31% sul complesso dei laureati). A un anno dalla laurea, il lavoro è stabile per 46 laureati occupati su cento di Messina, un valore nettamente superiore alla media nazionale del 35%. La precarietà riguarda oltre il 53% del collettivo (prevalgono i contratti a tempo determinato; mentre i senza contratto sono il 13%). Il guadagno è di 861 euro mensili netti, contro i 1.038 del complesso dei laureati magistrali.
Le crescenti difficoltà occupazionali incontrate dai giovani, neo-laureati compresi, negli ultimi anni si sono inevitabilmente riversate anche sui laureati di più lunga data, anche se occorre sottolineare che, col trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, le performance occupazionali migliorano. I laureati biennali magistrali di Messina del 2008, intervistati a cinque anni dal titolo, sono 650, con un tasso di risposta del 77%.
Il 62,5% è occupato. Percentuale più bassa rispetto all’82% nazionale. Il 6% risulta ancora impegnato nella formazione (valore analogo a quello rilevato a livello nazionale). Chi cerca lavoro è il 31% contro l’11,5% del complesso dei laureati. La quota di occupati stabili cresce apprezzabilmente tra uno e cinque anni dal titolo, raggiungendo il 64% degli occupati (è il 73% a livello nazionale). Le retribuzioni nominali arrivano, a cinque anni, a 1.064 euro mensili netti (1.383 euro a livello nazionale).
L’ultimo Rapporto AlmaLaurea non ci dice niente di nuovo, rispecchiando un andamento che ormai conosciamo da anni: la crisi è evidente a livello nazionale, con il Sud che però dimostra di essere sempre più indietro. (SIMONE INTELISANO)