SERIE A: JUVE E ROMA AL FESTIVAL DELLE OCCASIONI MANCATE. BALO E TONI, DUE DIVERSE FACCE MUNDIAL

La ventitreesima giornata di serie A lascia immutati gli equilibri della lotta scudetto, in compenso emette più di una sentenza – comunque appellabile – in merito alla bagarre salvezza, che vede uscire di scena forse definitivamente Sampdoria e Udinese.

Il piatto forte della settimana era sicuramente rappresentato dal 176° derby della Capitale, conclusosi a reti inviolate al termine di una gara agonisticamente valida ma senza sussulti eccessivi. Ai punti avrebbe meritato la Roma, che ha cercato la vittoria con insistenza sciorinando però trame meno ordinate del solito. A tal riguardo, si è rivelata fruttuosa l’impostazione suggerita da Edy Reja ai suoi, bravi ad imbrigliare le folate di Gervinho e il genio di Totti e Pjanic. D’altronde lo stesso tecnico goriziano alla vigilia aveva detto che sarebbe stato bene accetto anche il pareggio, comunque utile a mantenere l’imbattibilità del nuovo corso e, soprattutto, a frenare le velleità tricolori della banda Garcia. E così è stato. Un’occasione sprecata dai giallorossi, che non riescono ad approfittare del contemporaneo stop della Juve a Verona per accorciare le distanze dalla vetta. Il discorso però è reciproco, nel senso che vale anche per i bianconeri, cui il gol di Juanito Gomez in pieno recupero ha inibito la possibilità di coronare una fuga che avrebbe realmente profumato di scudetto. Ai campioni d’Italia in carica non è bastata la doppietta di Carlitos Tevez, seconda rete in evidente fuorigioco, per espugnare il Bentegodi. Malgrado il doppio svantaggio mai gli scaligeri si sono persi d’animo e così, dopo aver riaperto la contesa con l’ennesima prodezza aerea di Luca Toni (ugualmente in offside), in zona Cesarini sono riusciti ad agguantare un pari complessivamente giusto, considerato che poco prima l’inadeguato Doveri non aveva concesso un evidente rigore ai gialloblu per mani di Lichtsteiner e alla luce del generale calo di concentrazione che ha fatto inviperire Antonio Conte.

A proposito di Toni, siamo sicuri che l’ariete di Pavullo non possa tornare utile in Brasile? In Nazionale manca una prima punta con le sue caratteristiche e vedendolo lottare, fare a sportellate e segnare con regolarità (con quello di ieri fanno 11 in campionato), a dispetto delle quasi 37 primavere sulle spalle, sinceramente riteniamo che il Ct dovrebbe concretamente porsi lo stesso quesito. Anche perché il pianto di Balotelli rispecchia non solo il momentaccio vissuto dal ragazzo, ma altresì le scarse garanzie in termini di tenuta nervosa e affidabilità offerte dal principale alfiere a disposizione di Prandelli. L’istantanea del centravanti rossonero in lacrime dopo la sostituzione del San Paolo, oltre ad aver fatto il giro del mondo, rafforza la convinzione di chi auspica per Mario un futuro lontano dai lustrini della patinata e chiacchierata Milano. Nessun dubbio sulla legittimità del successo del Napoli, Benitez può sorridere per la rinnovata vena di Higuain e di qualche altro elemento chiave, Seedorf deve accontentarsi del brillante esordio di Taarabt. Per il resto poca roba, il calcio-champagne è ancora in cantina e anche il prosecchino delle prime uscite ha perso in effervescenza, l’operazione bel giuoco fortemente caldeggiata da Silvio Berlusconi resta in cantiere.

È andata meglio all’altra compagine meneghina, cui è bastata un’incornata di Walter Samuel per superare il Sassuolo, tamponare la pericolosa emorragia di risultati e riassaporare così, per la prima volta dall’inizio del 2014, il sapore dei tre punti che valgono all’Inter l’aggancio agli uomini di Mandorlini in chiave Europa League, dalla quale sembrano voler rifuggire invece Torino e Parma. Raggiunto da tempo l’obiettivo primario della permanenza, Ventura e Donadoni devono sostanzialmente capire cosa vogliono fare da grandi i loro ragazzi. I margini per puntare alla seconda competizione continentale sussistono, ma senza un salto di qualità psicologico l’obiettivo difficilmente verrà centrato. I granata, tra le mura amiche, hanno infatti rianimato un Bologna in ambasce e ormai privo di Alino Diamanti, volato in Cina da Marcello Lippi, mentre i ducali al Tardini sono stati costretti al pareggio dal Catania fanalino di coda che, al tirar delle somme, avrebbe anche potuto far propria l’intera posta in palio.

Riagganciandoci al treno europeo, continua a competere per la qualificazione alla prossima Champions l’altalenante Fiorentina, impostasi sull’Atalanta al Franchi in uno dei due anticipi del sabato pomeriggio per effetto delle magie di Ilicic e Wolski. L’altro match delle 18, cui avevamo già accennato nell’incipit, si è concluso con il rotondo 3-0 conseguito dall’Udinese ai danni del malcapitato Chievo, reduce dalla miseria di tre pareggi raggranellati nelle ultime otto partite. I friulani del ritrovato Totò Di Natale (si è quasi rimangiato il ritiro, a conferma che quello dell’Epifania fu soltanto uno sfogo) riescono finalmente a scavare un solco lungo 9 punti dal terzultimo posto, attualmente appannaggio del Livorno, ieri capitolato all’Ardenza al cospetto di un Genoa prontamente riscattatosi dalla sconfitta maturata nel derby della Lanterna. A sua volta la Samp ha regolato di misura il Cagliari all’esito di 94 minuti condizionati da qualche errore di troppo dell’arbitro Roca, un ulteriore exploit che permette ai blucerchiati di salutare il resto della compagnia pericolante e di approdare a ridosso della prima metà della classifica.

Jody Colletti

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