L’Aula è piena ma di consiglieri ce ne sono ancora pochi al proprio posto, in compenso le special guest star dell’incontro odierno sono già in pole position, tutte o quasi. Ecco che a Palazzo Zanca si dà il via al secondo consiglio aperto sulla questione città metropolitane dello Stretto. Gli onorevoli Rinaldi, Greco, Germanà e Panarello sono seduti l’uno di fianco all’altro e, tra loro, c’è anche il presidente dell’Assemblea on. Ardizzone.
Dopo un richiamo della prima donna del consesso che, minacciosa, ha esordito con un “d’ora in poi se non si stabilisce un cerimoniale non presiedo più un consiglio; ho dovuto chiamare personalmente il generale Ferlisi per avere in aula due vigili”, la pres. Barrile ha dato la parola al cons. Adamo, il quale, come era prevedibile (basta conoscerne la storia e l’attivismo, da sempre attento ai temi della memoria e dell’identità nazionale), ha chiesto ai presenti di osservare un minuto di silenzio per le vittime delle foibe “che hanno pagato con la vita la volontà di restare italiani”. Nel giorno del ricordo, il consigliere di SiAmo Messina che, prima della seduta aveva già preso parte alle celebrazioni commemorative ufficiali, ha idealmente rivolto un abbraccio ai superstiti e i parenti dei cosiddetti infoibati “alcune di queste famiglie si sono trasferite proprio a Messina dopo la tragedia”, ha commentato, specificando che ciò rende il lutto più vicino anche geograficamente a noi. Poco più di sessanta secondi in piedi, silenziosi, tutti dignitosamente hanno condiviso il cordoglio. Non è invece passato inosservato il segretario cittadino della CGIL, Lillo Oceano, presente all’incontro, che, indignato dalla fattispecie che non aveva avuto precedenti nel giorno della memoria, il 27 gennaio scorso, ha lasciato l’aula in segno di protesta, salvo rientrarvi dopo il raccoglimento.
Ma il tema di oggi era altro, ossia la città metropolitana di Messina: i professori Gambino e Limosani, seduti tra gli scranni, in prima fila, ascoltavano silenziosi gli interventi dei deputati. Spesso più retorica fine a se stessa che non reale presa di posizione: alcuni oratori sembravano più seguire la falsariga del battistiano “vorrei, non vorrei, ma se vuoi”, che parlare di “fatti” e proposte. In queste ore di incertezza governativa e balletti presunti o previsti a Palazzo D’Orleans, non sembrava che il one man Crocetta avesse molti alleati di ferro, tra gli ospiti del consiglio, ma di affondi veri e propri a sua destinazione, pochi, pochissimi.
“Diciamocelo, tutto è iniziato con una cattiva interpretazione di una dichiarazione del Governatore, rilasciata durante una diretta tv”, esordisce Franco Rinaldi, che ripercorre linearmente le tappe nelle quali, in questi mesi, il processo di trasformazione (o non trasformazione) delle province si è sviluppato (o non sviluppato!). Di certo entro cinque giorni l’Assemblea Regionale dovrà pronunciarsi e votare la riforma delle province. C’è anche un’alternativa, più di una in realtà: “o approviamo la norma o dobbiamo indire comizi. Sarebbe una iattura: Messina sarebbe l’unico posto in Italia in cui si torna a votare per i consigli provinciali”, spiega Panarello.
Entro venerdì va approvato il disegno ma si può sempre pensare ad una proroga dei commissari provinciali fino ad ottobre, come previsto dalla legge “e nel frattempo metterci sotto per trovare alternative e sbrogliare i nodi”, continua Rinaldi. Cercare una soluzione, quantomeno tampone, da qui a qualche giorno, pena il ritorno alle urne in estate.
“Tirarsi fuori dal dibattito è un rischio”, tuona l’on. Ardizzone. “Prima d’ogni altra cosa ragioniamo sulle funzioni: cosa deve fare la città metropolitana? Se pensiamo si tratti di mera rappresentanza o di gestione in una chiave prettamente amministrativa siamo fuori strada”. La parola d’ordine è opportunità. “Il primo disegno prevedeva 13 comuni scelti in base alla contiguità territoriale e per me non aveva senso: senza Taormina o le Eolie la città metropolitana di Messina non ha ragione di esistere”, continua il presidente dell’Assemblea.
“Siamo favorevoli alle riforme ma non possiamo non tutelare, in primis il principio di democrazia che tiene in piedi il nostro sistema: Una cosa è certa, non arretreremo su elezione diretta di sindaco della città metropolitana e presidente del libero consorzio”, dichiara il deputato Nino Germanà. Questo Governo Regionale non ha le idee chiare, lo pensano i colleghi che sostengono quest’esecutivo, evidentemente non è solo una mia impressione di parte, da componente dell’opposizione. Ci troviamo ad approvare un disegno in fretta e furia altrimenti rischiamo di dover votare di nuovo per le province”, lamenta, ricordando gli effetti dell’ultimo disegno gestito in modo frettoloso: “l’ultima volta nel caso dell’esitazione di un bilancio che per il 75% è stato impugnato dal Commissario di Stato: un fallimento totale”.
Quindi sì ai cambiamenti, necessari per entrare a gamba tesa e concretamente in Europa come sosterrà anche il deputato nazionale Vincenzo Garofalo, “di passaggio” in Aula per seguire i lavori, prima di rientrare a Roma. “Si tratta di una risorsa solo se non è una decisione calata dal l’alto. Solo se gli enti che si trovano a costruire questo soggetto saranno chiamati a lavorarci sin dalla prima fase, ognuno potrà sentirsi protagonista e arricchirsi di elementi”, aggiunge il parlamentare del Nuovo Centro Destra.
“La politica a Roma ma soprattutto a Palermo deve guidare il processo in questa direzione perché sarà una grande opportunità”, continua, allargando il discorso dalla “semplice” città metropolitana all’intera area integrata dello Stretto, secondo step previsto dal progetto presentato dai docenti universitari Gambino e Limosani, che farebbe di questa “megalopoli” la terza metropoli del meridione. Traduzione: una chance che non ci possiamo permettere di perdere, a rischio di restare schiacciati sotto il peso di una competizione che non saremmo capaci di fronteggiare.
Democrazia e confronto però devono costituire i primi momenti che porteranno alle decisioni reali: “Ogni processo di riforma passa dal coinvolgimento delle parti interessate. Insomma, deve partire dal basso”, interviene con un po’ di sana ironia l’assessore Mantineo. “Rischiamo di far naufragare progetto riformatore altrimenti. Crocetta voleva scremare ciò che riteneva superfluo? Ben venga ma quando abolisci le province devi sapere come e a chi attribuire le funzioni relative”, conclude. Qualcuno direbbe che forse questi mesi di amministrazione non hanno ancora insegnato a qualcuno che la politica non sempre fa rima con ragionevolezza e logica, e il co-conduttore dell’Arena di Giletti (per gli amici “Saro”) ne è la dimostrazione evidente. (@eleonoraurzi)