Viveva come un insospettabile imprenditore il barcellonese Francesco Aliberti, 60 anni, arrestato nell’operazione Gotha 4 del 10 luglio 2012 perché ritenuto uno dei capi di Cosa Nostra della fascia tirrenica. Per lui oggi si sono aperte le celle del 41bis, il regime di carcere duro. Lo ha deciso il Ministro della Giustizia Cancellieri accogliendo la richiesta dei sostituti della DDA Vito Di Giorgio ed Angelo Cavallo titolari, con il collega Giuseppe Verzera della maxioperazione che consentì di azzerare ancora una volta le cosche mafiose di Barcellona spedendo in carcere boss e gregari, volti noti ed emergenti.
Aliberti, che ora è stato rinchiuso nel supercarcere di Spoleto, è considerato uno dei promotori dell’associazione mafiosa che si era da poco ricostituita dopo gli arresti nelle operazioni Gotha 1, 2 e 3 e dopo le rivelazioni dei collaboratori di giustizia Carmelo Bisognano, ex padrino dei Mazzarroti, Alfio Giuseppe Castro e Santo Gullo. Ruolo di leadership che gli è stato riconosciuto anche dal gip e poi dal tribunale del riesame.
Secondo la DDA di Messina dopo i tanti arresti eccellenti degli anni scorsi e la latitanza di Filippo Barresi, poi catturato nel febbraio scorso a Milazzo, Cosa Nostra barcellonese si era ricostituita attorno a degli insospettabili che potevano così gestire senza troppa pressione gli affari illeciti, a cominciare dalle estorsioni al traffico di droga. Talmente insospettabili da parlare tranquillamente al telefono, sull’auto o nei propri uffici, e da inviare sms senza troppe cautele.
Il pentito Salvatore Campisi ha ricordato che in un convegno del luglio 2011 Aliberti aveva ottenuto dalla famiglia mafiosa l’investitura a reggente con l’avallo del boss Sem Di Salvo. Il 30 ottobre scorso i Carabinieri sequestrarono ad Aliberti, a Salvatore e Giuseppe Treccarichi e ad Antonino Mazzeo beni per quattro milioni di euro.