Iscrizioni aperte fino a metà febbraio per il laboratorio Il sapere del corpo e l’idea di giustizia, destinato agli studenti dell’Università di Messina.
Si tratta del laboratorio di ricerca filosofico-teatrale Il sapere del Corpo intorno all’idea di Giustizia, che si svolgerà presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo messinese. Lo scopo è quello di verificare la sostenibilità teorico-pratica della concezione della «giustizia come equità».
Con il contributo scientifico e artistico di diverse professionalità, attraverso un lavoro su mente e corpo che i partecipanti saranno chiamati a fare, si cercherà di indagare la concezione attuale di giustizia, che pare dominata unicamente dalla preoccupazione di creare istituzioni giuste, presupponendo ingenuamente che il comportamento personale si conformi in tutto e per tutto ai requisiti per il corretto funzionamento di tali istituzioni.
Il laboratorio, coordinato da Giusi Venuti, filosofa e ricercatrice siciliana, è aperto a studenti di tutte facoltà, allo scopo di attivare pratiche di dialogo tra diverse professionalità e tra ambiti culturali differenti.
Per partecipare è necessario inviare, entro il 15 febbraio, una breve biografia (non un curriculum) che racconti non solo i traguardi raggiunti ma anche le modalità, le ambizioni, le difficoltà e le motivazioni per cui si voglia intraprendere un percorso di ricerca di questo tipo. È prevista l’attribuzione di crediti formativi.
Per iscrizioni o informazioni è necessario scrivere all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. La partecipazione al laboratorio è gratuita.
Il senso è quello di formare un gruppo di ricercatori più attenti e sensibili a temi che spesso vengono affrontati sotto l’urgenza di decisioni procedurali e, subito, accantonati come “cose sapute”. Non saranno quindi dei meeting tra studiosi competenti, ma incontri scanditi da quel senso della convivialità che lo stare in Accademia sembra avere smarrito da tempo, ma che, pure, è momento fondamentale per costruire valori etici condivisi.
Alla fine di questo percorso, che si protrarrà fino a maggio, i partecipanti saranno pronti ad incontrare altri partecipanti al progetto: i detenuti e le guardie della Casa Circondariale di Gazzi a Messina, che in genere subiscono la giustizia prodotta e che continuano ad essere trattati come meri oggetti di una cura, ancora intesa come mera contenzione del rischio piuttosto che come promozione delle soggettività.