Sono 83 i deputati regionali – alcuni in carica, altri delle scorse legislature – indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Palermo sull’uso illecito dei fondi destinati ai gruppi parlamentari. L’accusa è peculato. Oltre ai parlamentari sono inquisiti 14 consulenti e dipendenti dei Gruppi. L’indagine ha scandagliato la penultima e la terzultima legislatura. La maggior parte degli illeciti contestati sarebbero riferiti alla scorsa.
Acquisiti di cravatte, borse, ma anche biancheria intima griffati, gioielli e rimborsi di soggiorni in alberghi di lusso: così, secondo le Fiamme Gialle, 83 deputati della scorsa e della precedente legislatura e 14 consulenti e dipendenti dell’Ars avrebbero speso i rimborsi destinati ai Gruppi parlamentari. Le spese illegittime ammonterebbero a oltre 10 milioni di euro.
Gli inviti a comparire sono stati notificati ad Innocenzo Leontini, Rudy Maira, Cataldo Fiorenza, Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Nicola Leanza, Nicola D’Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello e Livio Marrocco. Ma nell’inchiesta, che riguarda spese e rimborsi, sarebbero coinvolte 93 persone ed in particolare 83 tra deputati ed ex deputati ma anche 14 tra consulenti e dipendenti dei gruppi.
Tra gli altri nomi “eccellenti” c’è quello dell’ex presidente della Regione della Regione Raffaele Lombardo (Mpa), dell’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio (Ncd) e di Davide Faraone, deputato del Pd e responsabile del Welfare nella segreteria di Matteo Renzi. Indagati, tra gli altri, anche anche il Presidente della Commissione Bilancio all’Ars, Nino Dina (Udc), Salvatore Cordaro (Pid-Grande Sud), Gaspare Vitrano (Pd), Massimo Ferrara (Pd), Franco Mineo (Grande Sud), Giuseppe Lupo (Pd), Bernardo Mattarella (Pd), Cateno De Luca (Sicilia Vera), Riccardo Savona (Gruppo misto), Lino Leanza (Articolo 4), Salvino Pantuso (Pd), Carmelo Currenti (ex Fli), Alessandro Arico’ (Fli). L’ipotesi di reato contestata è di peculato. Le spese illegittime, secondo quanto accertato dagli investigatori, ammonterebbero a oltre 10 milioni di euro.
Per potere intascare i rimborsi destinati ai Gruppi parlamentari alcuni dei deputati indagati dalla Procura di Palermo per peculato si sarebbero fatti fare lo scontrino della mancia di un euro lasciata al bar. E’ uno dei particolari dell’inchiesta dei pm del capoluogo siciliano sull’uso illecito dei fondi destinati ai Gruppi parlamentari. Sono 83 i deputati e 14 i consulenti e i dipendenti Ars finiti sotto inchiesta per peculato. Con il denaro dei Gruppi sarebbero state pagate multe prese dai parlamentari, regali fatti a colleghi dell’Ars per la nascita dei figli, o per matrimoni. Dall’inchiesta è emerso che molti dei fondi distratti dalle casse dei Gruppi parlamentari finivano nelle tasche dei portaborse attraverso pagamenti extra e soldi fuori busta.
La notizia degli avvisi di garanzia a 83 tra deputati, ex parlamentari e personale dell’Ars per l’inchiesta della Procura di Palermo sulle spese dei gruppi parlamentari, si è abbattuta sul Parlamento siciliano nel pieno dell’esame della manovra finanziaria. Un terremoto politico che era nell’aria: non appena è giunta la notizia di colpo l’aula dell’Assemblea e i corridoi del palazzo si sono svuotati. Anche il governatore Rosario Crocetta ha appreso la notizia mentre si trovava nella stanza del governo di palazzo dei Normanni, assieme ad alcuni assessori e dirigenti della Regione, con i quali era impegnato nella stesura degli ultimi emendamenti alla finanziaria. Crocetta si è limitato a commentare “il passato ci rincorre”, preferendo non aggiungere altro sul terremoto politico che coinvolge alcuni attuali parlamentari della maggioranza, anche perché il clima all’Assemblea era già molto teso per via di una norma della finanziaria da 200 milioni di euro di spesa. “Dobbiamo chiudere la finanziaria”, aggiunge laconico il governatore.
“Benissimo la Procura: indaghi. E se c’è qualche ladro deve pagare. Sono certo che emergerà chiaramente se c’è qualcuno che ha rubato e ha utilizzato le risorse per lucro personale. Per quel che mi riguarda, non ho ricevuto al momento alcuna comunicazione e sono comunque serenissimo. Anzi, quanto accaduto sarà l’occasione per far conoscere a tutti i modi in cui ognuno di noi utilizza le risorse destinate a fini politici e di rappresentanza”. Lo afferma il deputato del Pd Davide Faraone, responsabile Welfare nella segreteria nazionale del partito, a proposito dell’indagine sull’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi parlamentari all’Assemblea siciliana, che lo vede tra gli indagati.
“Il vecchio-nuovo Pd di Renzi inciampa nelle spese da…Faraone. Dopo l’inchiesta per peculato ai danni del parlamentare del Pd responsabile delle politiche di Welfare Davide Faraone, che cosa ha da dire Matteo Renzi? Perchè non parla?”. E’ quanto chiede in una nota il capogruppo del M5S al Senato Vincenzo Maurizio Santangelo. (FONTE ANSA)