Qualche giorno fa Luciano Bruno, un giornalista de I siciliani giovani, è stato picchiato da alcune persone mentre stava lavorando a un servizio giornalistico sul suo quartiere, Librino. La sua testata ha pubblicato la notizia l’11 gennaio (e gli amici di CTzen ne fanno un bel resoconto qui). A parlare dell’episodio anche Luca Bottura, di Radio Capital, che stamattina ha lanciato un appello in favore di Luciano. Facendo qualche ricerca abbiamo notato che, fortunatamente, in tanti hanno commentato la notizia e hanno espresso la propria solidarietà a Luciano (lui ha ringraziato tutti con questo articolo).
È doveroso essere solidali a Luciano Bruno, per almeno due motivi: uno perché la mafia, quella fatta di prepotenze, di controllo sul territorio, di paura (le sei persone che hanno aggredito Luciano, prima di rompergli un dente gli hanno fatto i nomi di alcuni dei suoi familiari, su cui sembravano essere bene informati) è viva e vegeta e (verrebbe da dire) non solo a Librino. E due perché Luciano è un giornalista, ma di quelli belli; che vanno in giro a cercare le storie e non hanno paura di denunciare i soprusi subiti (il giorno dopo l’aggressione, Luciano ha mostrato fiero il dente rottogli dai suoi aggressori).
Da molto tempo Luciano Bruno si è concentrato su Librino, il posto dove è nato, ma in cui non vive più. Su questo quartiere ha scritto tanto (anche un monologo teatrale) e si è sempre mosso con la massima libertà, al punto da dichiararsi sorpreso – nel già citato articolo di CTzen – di aver subito un’aggressione proprio tra i vicoli di questo rione.
Tutta la redazione di Messinaora.it è al fianco di Luciano e si unisce al coro dei messaggi di solidarietà che in questi giorni gli stanno giungendo. Siamo convinti infatti che contro la mafia non ci sia bisogno di altri eroi, ma solo di veri giornalisti. Come Luciano.