“Soldi soldi soldi tanti soldi“…quelli che non si hanno, ovviamente. L’amministrazione parla alla città a mezzo stampa, usando l’ormai noto schema “abbiamo trovato…abbiamo fatto…stiamo facendo”, così come fu all’atto del resoconto sui primi 100 giorni.
In occasione dell’incontro con i media, indetto ieri dalla giunta municipale, si sono dati i numeri: tanto quelli agghiaccianti dai quali si è partiti, quanto quelli che costituiscono l’obiettivo finale di Accorinti e co.
Che il manage a quatre tra Comune, Ato3, Messinambiente e Tirrenoambiente fosse stato foriero di debiti e contenziosi aumentati esponenzialmente negli anni è cosa nota, così come era risaputo che i mezzi non ci fossero (e non ci sono), che i cassonetti contenitori sembrino da sempre reperti archeologici post bellici, che il servizio viene erogato a singhiozzi, che “differenziata” è una parola che a Messina non si è mai sentita pronunciare prima. L’amministrazione rivendica però di aver iniziato a seminare davvero bene su un terreno che ha trovato pressocchè paludoso (ergo si presume vi sia stata opera di bonifica prima o che sia in fase di ultimazione): invitando l’esperto di Rifiuti Zero in città e presentando una proposta di delibera relativa al tema, avviando la campagna “IO NON RIFIUTO” perché quella parolina sconosciuta entrasse quantomeno nel nostro dizionario prima che nelle nostre abitudini quotidiane, riavviando le procedure perché la città fruisca appieno degli impianti di Pace e Mili, invece di conferire i rifiuti fuori dal Comune con costi altissimi (10 milioni per lo smaltimento a Mazzarà Sant’Andrea più 2,5milioni/3milioni per il trasporto sin lì) e, non ultimo in ordine di importanza, ottenendo che la Regione pubblicasse un bando per la costruzione dell’impianto di trattamento biologico dei rifiuti a Pace.
Le sette isole ecologiche presenti in città, come ribadito più volte anche negli ultimi giorni dai consiglieri-reporter (vedi articolo) del gruppo Felice per Messina, sono inefficienti e incapaci di offrire il servizio per cui sono state realizzate. E’ il commissario di Messinambiente, Armando Di Maria, la scorsa settimana, a garantire che entro tempi brevissimi il sistema in loro dotazione verrà del tutto informatizzato in modo da far abbandonare agli inservienti lapis e quadernetti di carta, degni di una struttura terzomondista non finanziata.
Alla voce “stiamo facendo” si legge quanto segue: “campagna sulla differenziata (3.000 euro contro 400.000 euro); rilancio delle isole ecologiche -letteralmente prese d’assalto di recente, aggiungiamo noi-; completamento messa in sicurezza discariche comunali; elaborazione piano ARO – acronimo pronunciato per la prima volta, due mesi fa, dall’ex consigliere e candidato sindaco Felice Calabrò – per la gestione in house dei servizi; riorganizzazione dei MINICAM ATO e del dipartimento ambiente e sanità che, da circa 10 anni – prosegue la nota – non gestiva più servizi di igiene urbana; potenziamento ufficio tributi; ecc.”
Quest’ultimo punto è essenziale ai fini di quanto sta avvenendo in questi giorni in città. E’ proprio l’ufficio sopramenzionato che avrebbe, tra gli altri, il compito di individuare le utenze i cui proprietari, non pagando da anni la cartella relativa alle varie imposte sui rifiuti, hanno contribuito a costituire un danno erariale impressionante. Non si tratta sempre di evasori e furbetti, sia chiaro. Spesso, i cedolini non sono mai neanche stati recapitati. Quel che risulta è che parecchi milioni di euro potrebbero però essere racimolati da quello storico dovuto e male non farebbe, considerata la somma macroscopica che, adesso, la cittadinanza è chiamata a coprire integralmente. Si aggira intorno ai 44milioni di euro la spesa per un servizio che non c’è, per una raccolta che non funziona e per una pulizia che non viene effettuata. I gap sono numerosissimi, a partire dal parco auto a disposizione della società deputata alla raccolta.
Va operato ovviamente un distinguo tra mezzi per il recupero del rifiuto nei cassonetti e quelli per la raccolta a mano, che sono cosa diversa tra loro ed è in base a ciò che spesso vediamo cassoni vuoti e sacchetti sparsi ovunque o vie pulite -laddove l’accesso ai mezzi più imponenti è consentito- e altre sommerse da immondizia -ove le strade siano strette e consentano il passaggio delle sole vetture per la raccolta a mano-.
E se l’amministrazione avanza proclami nei quali ribadisce il suo impegno quotidiano a fare e far bene, è vero anche che la gente vuol vedere dei risultati e non è più disposta a sopportare il pesante costo di servizi dei quali non fruisce. “E’ la Tares il male assoluto!” tuonava qualcuno in Piazza Unione Europea stamani, durante la manifestazione (vedi articolo) contro la nuova tassa.
Eppure molti comuni, oltre il nostro, hanno lasciato la Tarsu per adeguarsi alla nuova imposta; qualcuno si è chiesto come mai a Messina il problema sia così sentito? Perchè ciò costituisca un problema e un aggravio pauroso dei costi sulle spalle della cittadinanza? Semplice: qui il servizio costa enormemente, ben più che altrove; il nostro è uno tra i comuni italiani che soffre uno dei costi maggiori in assoluto.
E allora, passi per il nostro essere maleducati e ineducati alla differenziata (meno del 6%, a 17 anni dall’emanazione del Decreto Ronchi, è una percentuale che non si può tollerare) che alleggerirebbe di per sé moltissimo la spesa, ma vogliamo considerare il quantitativo imbarazzante (questo è il termine corretto) di sprechi e disastri in bilanci tragicomici di soci e società interessante allo smaltimento dei rifiuti in questi anni? Certo che vogliamo. Anzi dobbiamo…dobbiamo pretendere che chiarezza venga fatta. Ecco che dagli scranni del civico consesso si leva una voce intelligente e responsabile ed è quella del consigliere Adamo (SiAmo Messina) che, come abbiamo raccontato svariate volte, chiede si realizzi una commissione deputata proprio ad indagare circa la faccenda e capire “per colpa di chi…”, come canterebbe Fornaciari, ci si ritrova ad avere tali costi. A qualcuno l’idea piace, altri evidentemente tremano davanti all’ipotesi che si attui una seria operazione verità.
Il consiglio è parzialmente favorevole, qualcuno muove delle obiezioni -talvolta condivisibili-, la Presidenza appoggia l’idea attualmente al vaglio di Segretario e capigruppo. Da par suo, la giunta conferma in una nota, sotto la voce “vogliamo/dobbiamo fare…” l’interesse a che questa commissione venga costituita e, da lì, Palazzo Piacentini farà la sua parte poi (ma anche durante, parallelamente).
Dunque, nonostante la conferenza stampa di ieri, oggi la gente ha giustamente manifestato contro la Tares e domani ci auguriamo che Accorinti, giunta, consiglio e tutto il cocuzzaro si affaccino al balcone di Zanca e dicano, insieme, alla gente -che evidentemente non ha compreso appieno il lavoro del palazzo (ed è colpa del palazzo stesso)- che il tempo dello scarica barile è finito e che i rappresentanti della cittadinanza sono con la cittadinanza, per la cittadinanza, piantandola una buona volta di tergiversare in politichese, lingua che non piace più a nessuno.(@eleonoraurzi)