Gli opinion leader dell’approssimazione, che hanno in parte alimentato il vocabolario della protesta di oggi, potevano degnarsi di invitare la stessa piazza che si lamenta di un pagamento esoso a fronte di un servizio poco efficiente, di lasciare pulita la zona della manifestazione.
Tra populismo e facilonerie, tra strumentalizzazioni da un lato e incapacità comunicative dall’altro, il risultato è che dopo ore di reazioni scomposte, nell’assenza di esponenti di giunta e consiglio che hanno evitato la piazza, ecco cosa resta: spazzatura. Che qualcuno dovrà raccogliere. Di cui qualcuno si sta già lamentando.
Se è vero che noi siamo quel che facciamo, non possiamo che ritenerci sporchi. L’entusiasmo di aver finalmente trovato una valvola di sfogo alle frustrazioni per le tante ingiustizie subite da cittadini e da italiani, anche in questa occasione non si è tradotto in un atto per la città. Chi era in piazza evidentemente non pensava certo al bene comune, ma alla propria bolletta. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: io protesto, io sporco, io mi lamento, voi dovete ascoltare, voi dovete pulire.
Noi che crediamo in una città possibile non lasciamoci ingannare dalla disinformazione. Se di Tares avremmo dovuto incazzarci mesi prima, cominciamo ad informarci e ad incazzarci per la tassa che la sostituirà: sulla Tasi ci sono ancora molti aspetti da chiarire, il governo ci sta ragionando…noi no. (@palmira.mancuso)