Restano accesi i riflettori sul caso Attilio Manca, nonostante l’archiviazione della Procura di Viterbo nell’estate scorsa. Nella puntata di ieri della nota trasmissione “Chi l’ha visto” condotta da Federica Sciarelli, Gianluca e Angela Manca , rispettivamente il fratello e la madre dell’urologo di San Dona’ di Piave trovato morto in circostanze misteriose nel Febbraio del 2004 presso la sua abitazione di Viterbo, hanno portato la propria testimonianza e la voglia di giustizia che da ormai 10 anni li spinge a cercare la verità. Tanti i sospetti e le anomalie circa la dinamica della morte del medico, il quale per la Giustizia Italiana è solo vittima di se stesso. Eppure, come raccontato nel servizio mandato in onda in trasmissione, non convince l’ipotesi del suicidio: quei due fori perfettamente allineati sul braccio sinistro nonostante Attilio fosse mancino, il mancato ritrovamento del kit di preparazione delle sostanze stupefacenti che lo hanno ucciso – giustificato (secondo il giudice) dal fatto che l’urologo fosse un igienista- , le siringhe senza impronte e con l’ago coperto, tutte stranezze che allungano le ombre sulla vicenda.
E poi i nuovi dettagli raccolti dalla redazione della trasmissione di Rai Tre: le indiscrezioni pertinenti il generale Salvatore Gava, ex capo della squadra mobile della Procura di Viterbo e dunque coinvolto nelle indagini per la morte di Attilio, lo stesso che falsificò il verbale utile a giustificare il violentissimo blitz nella scuola “Diaz” nel 2001, in occasione del G8 di Genova, che ad oggi gli costa una condanna a tre anni ed otto mesi , con interdizione dai pubblici uffici, da parte della Cassazione per falso in atto pubblico. E poi i fogli di presenza della struttura ospedaliera in cui lavorava Attilio che confermano una nuova strana coincidenza: quando Bernardo Provenzano era a Marsiglia per subire un intervento alla prostata, il medico risultava assente, nonostante Gava sostenesse il contrario. Nuovi scenari che sembrano avvalorare la tesi della famiglia della vittima, da sempre convinta che la morte di Attilio Manca sia legata ad un coinvolgimento forzato con “cosa nostra” (tesi sostenuta anche dalle parole di Massimo Ciancimino).
Cero fa riflettere come a indagare così a fondo sia stato un giornalista e non chi di competenza. E ancora più perplessità desta la mancata risposta del ministro Cancellieri in merito alla richiesta di 41 Senatori, ufficialmente datata nel Settembre scorso, di ispezionare alla Procura di Viterbo per verificare eventuali lagune nelle indagini sulla morte di Attilio Manca. Lagune che oggi, solo grazie alla preziosa collaborazione di una redazione giornalistica televisiva, tornano prepotentemente a galla. Come la verità, si spera. (ROBERTO FAZIO)
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